XVIII - La scena del crimine

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Alease continuava a guardarsi intorno nonostante non fosse in grado di vedere nulla, forse cercando di mettere a fuoco le immagini intorno a sé e reagire ad un'eventuale situazione di pericolo prima che fosse troppo tardi.

Poi, però, percorse i pochi passi che la separavano dalla rampa di scale e cominciò a salire con dei movimenti insicuri, tenendosi ai muri con le mani per usarli come guida.

Il corpo di Teresa giaceva inerme fra le braccia di Lorenzo e nessun'ombra di sensi di colpa sembrava assalire il giovane ragazzo: aveva ucciso quella donna, l'aveva costretta a diventare il cibo di una sua amica, ma nessun rimorso o malessere pareva attanagliarlo, lasciandolo nell'indifferenza più totale dell'assassino perfetto.

Alease non si fece prendere dal panico quando, finalmente, rimise piede sul presbiterio: si diresse in automatico verso l'uscita della chiesa, aspettando di sicuro che anche Lorenzo facesse lo stesso.

Lui, dal canto suo, fu costretto a seguirla: non le avrebbe mai permesso di scappare, impedendo ai suoi due amici di correre ad aiutarla e affrontare il ragazzo.

Ma stavolta decise di non guardare di sottecchi la statua di Santa Maria di Magdala: sapeva che il calice era ancora lì, irraggiungibile a chiunque, eppure la sensazione che la statua lo stesse osservando diventava più forte man mano che il tempo passato in quella chiesa aumentava.

***

Avere un assassino dietro le spalle non era proprio la miglior sensazione che Alease avesse mai provato in vita sua: mentre tentava di ignorare il malessere provocato da quella situazione, pensò ad un modo di inscenare l'omicidio di Teresa senza far sembrare il tutto troppo sospetto; ovviamente il musicista avrebbe apportato le modifiche necessarie affinché potesse apparire credibile, ma Alease voleva andarsene il prima possibile e dare a lui la totale libertà di scelta avrebbe richiesto un tempo indeterminato e probabilmente piuttosto lungo.

Lo condusse al fiume delineante i confini di Gardelium, intuendo che le stesse acque avrebbero potuto nascondere un cadavere forse anche per sempre.

"Dovremo decapitarla e nascondere la sua testa da qualche parte, così che mio padre e la Guardia Cittadina possano trovarla", gli disse, infatti, fermandosi ad una decina di passi di distanza dalla riva. "Ma saremo costretti a lasciare il corpo qui: nessuno dovrà mai vedere i morsi presenti sulla pelle di Teresa ed è necessario che di lei trovino solo la testa".

Lo sguardo di Alease rimaneva fisso sull'altra sponda del fiume, incapace anche solo di voltarsi a guardare il musicista con il cadavere fra le braccia: ciò che stava per fare era un gesto disonorevole, nonostante fosse necessario, e con ogni probabilità l'immagine del corpo decapitato di Teresa le sarebbe rimasto impresso nella mente per l'eternità.

Il ragazzo fece qualche passo avanti avvicinandosi a lei e alla riva del fiume, per poi deporre il cadavere ai suoi piedi con una delicatezza sorprendente: sfilò la spada dal fodero, la sollevò sulla testa per un momento e la abbassò con forza sul collo di Teresa: la testa si separò subito dalle spalle, vista la forza dell'impatto, ma la sua espressione – com'era anche logico aspettarsi – non cambiò minimamente.

Il musicista pulì la spada sugli abiti del cadavere, rinfoderò l'arma e prese il corpo decapitato fra le braccia senza sforzi: si avvicinò con lentezza alla riva del fiume, si piegò sulle ginocchia con agilità e lasciò che le acque si impossessassero di ciò che rimaneva della donna, portandola lontano da sguardi indiscreti e dita accusatorie.

"Dove mettiamo la testa?", chiese il giovane ad Alease, voltandosi a guardarla con viso inespressivo. Sembrava che quel gesto non gli fosse costato nulla, a dispetto del malessere che stava distruggendo la ragazza con sempre più insistenza.

Lilium: Il Sortilegio del Calice d'OroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora