Capitolo 6

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Mattia appoggiò lo zaino di fianco all'attaccapanni, posando poi la sua giacca stile college sullo schienale della poltrona lì vicino. Si passò una mano tra i capelli per poi voltarsi verso di me.

«Che fai lì tutta impalata? Fai come se fossi a casa tua» mi invitò, sedendosi sul bracciolo della poltrona.

Appoggiai lo zaino di fianco al suo, e osservai attorno a me: era un salotto abbastanza grande, con un grande divano in pelle nera, due poltrone lì di fianco, un mobile in legno alla parete e un tavolino di vetro, sul quale erano poggiate varie foto di famiglia.

«Mia madre mi uccide se non sono gentile con gli ospiti» continuò, inumidendosi le labbra.

«Anche se, in realtà, non sono proprio un'ospite, sono più un'infiltrata costretta a restare qua» mi spostai il ciuffo.

«E non sei contenta di stare con me?» mi domandò, guardandomi indagatore.

«Ti lascio il dubbio» gli feci l'occhiolino.

«Che dici, andiamo a mangiare?» propose.

«Spero solo che non cucini tu, non voglio morire così giovane» lo canzonai, aspettando che si alzasse.

«Come sei diffidente» mise labbruccio «mia madre ci avrà lasciato qualcosa. Di solito, è Cristian che cucina» spiegò, andando verso l'altra stanza.

«Cristian Lo Presti un cuoco? Pensavo si limitasse alla carriera di studente part-time» mi appoggiai al tavolo.

«Sono tante le cose che non sai su di noi» rimase vago, aprendo il frigo e tirando fuori due pacchetti.

«E per esempio, di te cos'è che non so?» mi avvicinai a passo lento verso la sua figura.

«Cosa vorresti sapere?» si voltò verso di me.

«Non so, vedi tu» posai la mia mano sinistra sulla sua destra.

«Beh, stravedo per le bionde» ammise, intrecciando le nostre dita.

«Sì okay, lo so che stravedi per me, ma passiamo oltre» roteai gli occhi, sotto lo sguardo divertito di lui.

«Mmh, allora.. scusa, ma non so che dirti» Mattia sorrise, incastrando la lingua tra i denti.

«Che ne so, che profumo usi, qual è la tua canzone preferita, dove hai comprato tutte queste Converse, che boxer porti..» ipotizzai, accorgendomi solo dopo dell'ultima cosa che avevo detto.

«Calvin Klein neri, con la scritta bianca» mi sussurrò all'orecchio, prima di depositare il pranzo su due piatti.

Mattia adorava quando tutte le ragazze cadevano ai suoi piedi, ma io non ero una di quelle: sarebbe stato lui, a cadere ai miei.

Cominciò ad apparecchiare il tavolo, posizionando piatti, bicchieri e posate in due postazioni l'una davanti all'altra. Prese l'acqua dal frigo e la sistemò al centro della tavola, invitandomi poi a sedermi.

Mangiammo la pasta al pesto -nonostante io non ne andassi matta- tranquillamente, parlando di cosa avevamo fatto il giorno a scuola, senza fare allusioni a niente -avrà sicuramente evitato al fine che io non potessi risputare l'acqua che bevevo, altrimenti sarebbe andata su di lui.

Decisi poi, una volta finito, di lavare i piatti, dovevo rendermi utile in qualche modo, non solo facendo schizzare gli ormoni di Mattia a mille.

Presi i piatti e li sciacquai, passandoci sopra la spugna con il sapone.

«Wow» mormorò, venendo accanto a me.

«Che cosa?» chiesi, senza staccare lo sguardo dai piatti.

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