Capitolo 17

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Stare in camera con Mattia sarebbe stata una delle imprese titaniche che avrei compiuto nel corso della mia vita.

Avrei dovuto cavargli fuori le informazioni di bocca, per sapere il motivo del suo silenzio, e da come erano andate le cose la mattina, potevo sperare che saremmo tornati a parlare prima del previsto.

«Paola» mi chiamò Klaudia.

Alzai la testa dal libro che stavo leggendo e le rivolsi la mia attenzione.

«Sei sicura che non ti stai facendo prendere troppo da Mattia?» si morse il labbro.

«Perchè questa domanda?» chiusi per un attimo il libro.

«Perchè so che Mattia è uno stronzo con le ragazze..» si grattò la testa.

«Lo so anche io, e non per questo sarò anche io un'altra aggiunta alla sua lista di ragazze fatte» le risposi a tono.

«Allora sto tranquilla adesso. Non voglio che ti innamori di lui come ti è successo con tu-sai-chi» pensò.

«Lo sai, l'amore non fa per me» mi strinsi nelle spalle.

La conversazione fatta con Klaudia qualche mese prima mi tornò in mente: lei è sempre stata un po' protettiva nei miei confronti quando si parlava di 'ragazzi&cotte', dopo una delle batoste che presi in campo amoroso.

Ha sempre avuto quel timore che potessi ricacciarmi in qualche guaio dal quale non sarei più riuscita ad uscirne, e perciò la sua anima protettiva si faceva sempre sentire. Mattia ormai era diventato un punto fisso nella mia mente, e anche io avevo paura che riuscisse ad occupare troppo spazio nella mia vita. In fondo, era solo un ragazzo.

La professoressa ci aveva lasciato la mattinata libera per sistemare le nostre cose e per ambientarci in hotel, ed io sgusciai fuori dalla mia camera e mi piombai in quella della mia amica, dove mi sorpresi quando non trovai Virginia.

Che fosse già con il moro? Nella nostra stanza, magari?

Il pomeriggio avremmo girato per i dintorni dell'hotel, così per capire dove ci trovassimo. Dopo essermi coperta anche troppo -sembravo un eschimese-, scesi con Klaudia a mio seguito e andai davanti alle porte scorrevoli dell'edificio, per fumarmi la seconda benedetta e meritata sigaretta della giornata che stavo agognando da quando avevo finito la prima.

«Capito? Bastano ancora due o tre cose, e poi diventerà totalmente pazza» sentii una voce maschile mormorare alla mia sinistra.

«Sicuro?» una voce femminile si aggiunse.

«Certo Virginia, basta poco, la conosco» continuò la voce maschile, zittendosi subito dopo.

Lanciai un'occhiata a Klaudia e avanzammo, perchè sentivo i passi di quelle due voci avvicinarsi a noi, e non volevo farmi trovare là davanti. Aspirai dalla sigaretta già quasi arrivata a metà quando Klaudia prese a parlare di cosa aveva comprato per venire in Francia e Mattia sbucò con Virginia -lo vidi con la coda dell'occhio- dal posto in cui erano.

Spostai il peso su un fianco, formando di seguito una nuvoletta con il fumo, ma Mattia era sempre lì, con Virginia, un suo braccio era a circondarle la vita mentre passeggiavano tranquilli lì davanti. Feci finta di non vederli, spiaccicando la sigaretta ormai finita e consumata sotto la suola della mia Converse invernale.

«Ragazzi, tutti qui per favore!» ci chiamò la professoressa «adesso giriamo un po' per i dintorni, okay?»

Ovviamente, i due si avviarono in coppia verso la povera donna che ci aveva voluto portare in Francia, parlando fra di loro, e gli sguardi che Mattia mi rivolgeva di certo non mi sfuggivano. Facevo finta di non guardarlo per troppi secondi occupando il mio tempo con Klaudia e Gabriele che per rispetto a me non si baciavano o altro -o almeno quando li guardavo io-, ma parlavano con me per distrarmi da quello che era il mio pensiero fisso.

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