Trotterellare per la scuola non era mai stato così piacevole, soprattutto se non si aveva niente da fare e si poteva uscire fuori a fumare. C'era tranquillità per i corridoi, nessuno fiatava, tutti si facevano gli affari propri -chi c'era- e nessuno rompeva i coglioni.
Tirai fuori una sigaretta dal pacchetto che tenevo nella tasca posteriore dei pantaloni, mentre mi rigiravo l'accendino fra le dita della mano sinistra, aprendo il portone della scuola con il fianco, la accesi, facendo ondeggiare un po' la fiamma, poi aspirai e buttai fuori il fumo subito dopo, appoggiandomi con una spalla alla colonna lì vicino, le braccia conserte al petto e la gamba destra incrociata sulla sinistra.
Osservavo il giardino intorno a me, quasi completamente vuoto, tranne che per Alessia e Riccardo che si baciavano appassionatamente sulla panchina ed altre quattro persone. Sospirai, feci un altro tiro, chiusi gli occhi: perchè?
La domanda più frequente di tutte, l'unica che mi stava opprimendo, preoccupando, distruggendo. Non ero tipa da defiance, ma da adesso sapevo che potevano capitare, all'improvviso, senza avvertire, perchè non sono da pensare, sono da vivere.
Perchè è successo?
Le risposte sono quasi impossibili da dare senza un fondamento alla base, senza un ragionamento, qualcosa che confermi una tesi. Essere insicuri condiziona inevitabilmente la risposta che si darà, perchè tutto dipende da noi, da ciò che si prova, da quello che si sente dentro.
Ed io, che cosa provo? Ma siamo sicuri che riesca a provare qualcosa? A provare qualcosa dopo tutto questo tempo?
«Perchè giochi a nascondino?» la voce affannata di Cristian raggiunse le mie orecchie «ti ho rincorso fin'ora»
«Non sapevo volessi stare con me» feci un tiro.
«Io voglio sempre stare con te, gattina» borbottò sorridente, circondandomi i fianchi con le braccia «che ci fai qui tutta sola?»
«Stavo pensando» ammisi, guardando in basso.
«Pensa pensa pensa» ripetè, ridacchiando contro il mio collo «stai studiando troppa filosofia»
«Stupido» gli schiaffeggiai una mano «lo sai»
«Lo so, facevo per sdrammatizzare» si difese.
«Lo so, ti conosco» voltai il viso per guardarlo negli occhi, baciandolo poi sull'angolo della bocca, com'eravamo soliti fare «e so anche che qualcosa sta vibrando, e spero vivamente che sia il tuo telefono»
Il ragazzo si lasciò andare ad una risata, si passò una mano fra i capelli e si staccò da me, prendendo il telefono e andando a rispondere poco più in là. Lo sentivo borbottare alla mia sinistra qualcosa che non capivo -affari suoi, bah- e me lo immaginavo gesticolare.
Una mano mi si posò sul sedere, sulla tasca in cui avevo messo il pacchetto di sigarette -me n'erano rimaste solo tre, porca merda-, e non sapevo se quella mano voleva stare lì per bellezza o se perchè voleva fregarmene una.
«Guarda che ogni cinque secondi mi devi pagare un euro» aspirai dalla mia.
«In realtà volevo fregarti una sigaretta senza che tu te ne accorgessi» sentii la sua voce direttamente nell'orecchio sinistro.
Mi spostò i capelli su una spalla, passando le dita alla base del mio collo, come in una carezza leggera.
«Cos'è tutto questo amore fra te e Cristian?» continuò a sussurrarmi nell'orecchio «pensavo che tu e l'amore non andaste d'accordo»
«L'amore non ha mai fatto per me» gettai la sigaretta a terra «e con Cristian è sempre stato così. Amore fraterno, da migliori amici» mi voltai «che c'è, sei geloso?»
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Solo una sfida
FanfictionCopertina: @xEdenB «Aspetta un secondo» prese fiato Gabriele «Mattia Briga Bellegrandi che non ha una ragazza con cui stare? Dai Mattia, non ci credo neanche se ti vedo.» sia Gabriele sia i ragazzi sembravano sbalorditi. «Allora rimediamo subito.» s...