Dopo aver urlato a mia madre che uscivo per andare a scuola, sbattei la porta dietro di me e mi incamminai per il marciapiede. Klaudia sarebbe entrata due ore più tardi perchè doveva andare dal medico,perciò mi toccava fare il tragitto casa-scuola da sola. Mi sistemai i capelli da una parte e mi misi ad osservare la strada intorno a me, come sempre vuota e solitaria. Ogni tanto passava una macchina, probabilmente qualche uomo che andava a lavoro. Il suono di un clacson mi fece sobbalzare, e con la coda dell'occhio guardai chi potesse essere.
«Hey bellezza che fai, vai a scuola tutta sola?» l'inconfodibile voce di Mattia mi fece voltare del tutto.
«Mi fanno compagnia le sigarette» ironizzai, sorridendogli.
«Forza, salta su» propose, mostrandomi un casco.
«Guarda che a piedi non ci si mette tanto» replicai, dondolandomi su un piede.
«Non rompere e sali» concluse, sorridendomi sornione.
Scossi la testa divertita, accettando il passaggio. Zayn se ne stava con un piede a terra e un altro appoggiato sulla moto rosso fiammante, al fine di non farla cadere a terra, dato che sembrava davvero costosa. Era impeccabile come sempre: il suo solito paio di jeans stretti scuri, un paio di Converse bianche, una giacca nera di pelle e una t-shirt bianca. Si abbassò il casco e rimise in moto,mentre io ancora salivo sopra quell'aggeggio. Mi sistemai il casco e appoggiai le mani sui suoi fianchi, poi il rombo della moto occupò le mie orecchie. Un fresco venticello mi accarezzava la pelle e scompigliava i miei capelli, rendendoli ancora peggio di quel che erano. Quando intravidi da lontano il cancello della scuola, notai che già un gruppetto di persone si era appostato lì davanti per vedere chi fossimo.Odiavo stare al centro dell'attenzione, era risaputo dalle mie amiche.Parcheggiò proprio lì davanti, e c'era ormai molta gente che ci osservava.Avevamo entrambi il casco integrale,quindi eravamo quasi irriconoscibili,anche se la moto di Mattia l'avevo già vista, quindi credo che stessero di capire chi fossi in realtà io. Scesi poggiando finalmente i piedi a terra, Mattia sistemò qualcosa al suo mezzo di trasporto e poi si tolse il casco, sistemandosi con una mano i capelli. Io lo imitai, slacciando il casco e poggiandolo sul sellino, ravvivandomi i boccoli.
«Poco appariscente, non credi?» osservai, notando che praticamente tutti ci stavano guardando.
«Abituati» si limitò a dire, mettendo meglio lo zaino nero sulla sua spalla.Camminammo lentamente verso il cortile stando in silenzio, sentivo bisbigliare un sacco di persone alle mie spalle 'quello è Bellegrandi, che ci fa con la Marotya?', 'Paola e Mattia stanno insieme?', 'Paola ha fatto una bella scelta', 'Mattia se la porta a letto sicuro'.
«Ciao ragazzi» salutò lui.
Eravamo davanti alla panchina dove erano sedutiCristian e Stash,comodamente stravaccati neanche fosse il divano di casa loro.
«Ecco chi era l'attrazione della mattinata!» Stash si sedette composto.
«Non fanno altro che guardarvi, neanche foste due celebrità» Cristian si rigirò un accendino fra le mani.
«Fumi?» gli domandai, cercando di non pensare al fatto che tutta la scuola mi stava guardando.
«In realtà questo è mio» Mattia glielo rubò dalla mani.
«Cos'è questa storia di Paola e Mattia?» Daniele arrivò tutto sorridente con una stecca di cioccolata bianca.
«Dammene un po', che ho fame!» presi un pezzo e cominciai a mangiarlo.
«Ecco dov'eri!» Valentina mi affiancò fumando una sigaretta.
«Klaudia?» mi chiese Francesca.
«Ha una visita» risposi, tirando fuori il pacchetto di sigarette.
«Non viene?» domandò Silvia,aspirando dalla sua Malboro rossa.
«Entra alla terza» le fregai la sigaretta.
Ogni studente che passava per il vialetto si voltava verso la nostra panchina, ma che avevano ancora da guardare? Ero parecchio nervosa,infatti aspirai tutta la nicotina in un tempo record. Mi mordicchiai il labbro inferiore cercando di tenermi occupata e di non pensare al resto delle persone che camminavano alla mia sinistra, finchè non udii una frase.'che troia' sentii solamente, e questo mi fece scattare letteralmente. Tutto mi si poteva dire, ma non che ero troia. Certo, avevo avuto anche io i miei ragazzi e mi piaceva provocarli, ma questo non significava che ci provavo con tutti. Ogni volta che mi si rivolgeva quell'insulto, la rabbia dentro di me raggiungeva il massimo livello e diventavo una bestia. Dato però che ero a scuola, cercai di trattenermi dal strapparle i capelli.Lanciai lo zaino a terra e voltai di scatto la testa verso quella bastarda che poteva aver pronunciato quella frase, che riconobbi subito come Shaila. Mi avviai a passo spedito verso di lei e le sue due lecchine dietro.
«Hai qualche problema?» domandai,fermandomi davanti a lei.
«Io?» no, tua madre, stupida.
«Mio malgrado, sto parlando con te, quindi deduco che sia tu» spiegai ovvia.
«Non ho nessun problema, perchè?» un'aria seria le andò ad occupare il volto.
«E allora perchè mi hai chiamato troia?» continuai, cercando di non sbatterle la testa al muro.
«L'ho fatto davvero? Oh, non me ne sono accorta» rispose con nonchalanche.
«Allora, mettiamo in chiaro una cosa: non sono io quella che si va a sbattere i primini nella cucina del bar, quindi ricrediti» puntualizzai «e poi,troia per cosa? Perchè sono arrivata a scuola con uno dei ragazzi più fighi e scopabili della scuola, con il quale tu non hai nessuna possibilità?»
Strabuzzò gli occhi arrabbiata, per poi oltrepassarmi adirata come una iena,seguita ovviamente dalle sue amichette, che mi lanciarono un'occhiata che mi doveva mettere paura. Sbuffai sonoramente, poi mi voltai verso la panchina, la quale era deserta. Il motivo era semplice, perchè erano tutti e sette ad assistere alla scena. Valentina, Silvia e Francesca mi guardavano contente, tirando su il pollice, Cristian, Gabriele -da quando era arrivato?-, Daniele e Stash mi facevano il segno dell'okay con la mano, e Mattia mi sorrideva, morendosi il labbro inferiore. Oh Dio,che avevo detto..
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Solo una sfida
ФанфикCopertina: @xEdenB «Aspetta un secondo» prese fiato Gabriele «Mattia Briga Bellegrandi che non ha una ragazza con cui stare? Dai Mattia, non ci credo neanche se ti vedo.» sia Gabriele sia i ragazzi sembravano sbalorditi. «Allora rimediamo subito.» s...