Capitolo 29

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Mi stiracchiai, allungando le gambe e le braccia, strizzando gli occhi per poi aprirli, focalizzando che di fianco a me ci fosse Federico: i capelli castani arruffati, gli occhi marroni aperti e vispi che già mi stavano osservando, le labbra rosse e vagamente gonfie sulle quali aleggiava un sorriso.

«Hey, bell'addormentata» mi accarezzò la guancia con la punta delle dita.

«Che ore sono?» mugugnai, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Inspirai profondamente,cercando di non farmi sentire: miele. Odiavo il miele, non mi piaceva la sensazione che si provava a mangiarlo, ma l'odore era fantastico. Soprattutto su Federico.

«Le tre del pomeriggio. Hai dormito qualche ora» mi rispose, passandomi una mano fra i capelli.

«E tu da quanto sei sveglio?» domandai ancora.

«Da dieci minuti circa» mi lasciò un bacio sulla fronte.

Strinsi un braccio attorno a lui, andandogli a toccare la spina dorsale con la punta delle dita. Poggiai la testa sul suo petto, chiudendo gli occhi di nuovo.

«Non avrai intenzione di addormentarti di nuovo, spero..» borbottò incredulo,alzando la testa per guardarmi.

«No,tranquillo» risi «mi sono riposata abbastanza. Si sa che, dopo un po' di esercizio, ci si deve rilassare»

«Per ricaricarsi e riniziare daccapo» sorrise, stampandomi un bacio sulle labbra «vado a preparare la colazione, delizia. O meglio, la merenda»

Si alzò dal letto,rimanendo qualche secondo seduto sul bordo del letto. Si guardò intorno,cercando qualcosa nella stanza, per poi trovarla: si alzò dal letto -mi appoggiai sui gomiti per godermi lo spettacolo- e indossò i pantaloni della tuta che aveva quella mattina, passandosi poi una mano fra i capelli.

«Che fai, osservi il panorama?» chiese divertito.

«Decisamente. E devo anche ammettere che è un meraviglioso panorama» mi passai la lingua sulle labbra.

Sorrise, montando sul letto con i gomiti e gattonando fino ad arrivare al mio viso: troneggiava su di me, le mani ai lati delle mie braccia bloccandomi così sotto la coperta, il naso che sfiorava il mio, le mie mani che scorrevano lungo i suoi avambracci con la punta delle unghie.

Posò le labbra sulle mie, ed io mi aggrappai ai suoi capelli, spingendolo più verso di me. Spinse la lingua nella mia bocca, facendomi alzare leggermente con le spalle per andargli incontro, più vicina.

«Fede, io esco!» urlò Emanuele dall'altra parte della porta, bussando un paio di volte.

«Mm-mmh» annuì, senza staccarsi da me.

«Non tornerò prima di cena, okay?» aggiunse.

«Mm-mmh» ripetè, posandomi una mano sul fianco, scostando la coperta.

«Fede, dovresti uscire un attimo perchè dovevo farti vedere quella mattonella che si muove» concluse il ragazzo oltre la porta.

«Ora lo trucido» mi sussurrò sulle labbra, sospirando.

«Vai, altrimenti ne troverà altre» gli stampai un ultimo bacio «tanto dovresti alzarti lo stesso, e andando avanti così non ti saresti alzato»

«Per la cronaca: mi sarebbe piaciuto rimanere a letto con te» mi sorrise, facendomi l'occhiolino, per poi aprire la porta e sparire.

Scossi la testa divertita, decidendomi ad alzarmi dal letto e non dormire tutto il giorno. Cercai con lo sguardo qualcosa da mettermi, trovando a terra i boxer neri che aveva quella mattina e prendendo la t-shirt bianca del suo pigiama, cercando di rendermi un minimo presentabile, nonostante la mancanza della biancheria -era sparita, la foga di quella mattina aveva fatto scomparire ogni cosa.

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