5. Secrets

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Louis

Quel sabato di fine ottobre avrei pranzato con mio padre.

Avevo passato le ultime due settimane a studiare, lontano da tutti, lontano sopratutto dalle distrazioni inutili, che non avrebbero portato a niente di buono. Tornai quindi al mio mondo inamidato, di camicie perfettamente bianche e di cravatte annodate nella giusta maniera.

Mio padre, Mark Tomlinson, aveva insegnato a me, il suo unico figlio maschio, come essere uomo molto presto. Le sue regole erano leggi da rispettare, una dottrina inculcata per rendermi a sua immagine e somiglianza. Fallire non era ammesso, non era nemmeno un'opzione plausibile.

Mi aveva insegnato ad essere forte, a non farmi mettere i piedi in testa, a studiare per arrivare nella vita, che ogni obiettivo doveva essere portato a compimento. Avevo imparato a dare del lei alle persone più grandi ad otto anni, a nove già avevo un conto bancario a cinque zeri, imparai a fare il nodo alla cravatta la mattina del mio settimo compleanno. Un bambino in giacca e cravatta il giorno del suo compleanno. Triste.

Dovevo essere efficiente, ordinato, perfetto in quello che sapevo ed informato su quello che non sapevo. Dovevo aggiornarmi su ciò che accadeva nel mondo, sapere se la borsa di NY era in crescita o in calo, quanto il dollaro contasse sulla sterlina o sullo yen. Dovevo comportarmi da uomo, dare il buon esempio alle mie sorelle, non dare dispiaceri a mia madre, eccellere in qualsiasi cosa facessi. Dall'esterno apparivo come lui mi aveva plasmato. Ero cresciuto con la consapevolezza di essere un burattino nelle loro mani e pensavo che non ci fosse altra via, che quella fosse la normalità. I più piccoli errori, quei passi falsi che tutti gli adolescenti prima o poi compivano, per lui erano delusioni gravi.

Perciò avevo imparato ad assecondarlo, a fare finta di ascoltarlo, ma quando ero andato finalmente al college, avevo tirato un sospiro di sollievo.

Continuavo con la mia vita in scatola, ma almeno potevo respirare.

Davanti a lui mi sentivo sempre a disagio, vederlo mi creava complessi enormi su ciò che realmente ero. Se gli avessi rivelato il mio essere gay, la mia passione per l'arte o per la moda, per la musica, per le cose frivole che lui potevano solo che considerare hobby, sarei apparso come un fallimento ai loro occhi. Così invece lo ero ai miei e non riuscirsi a guardare allo specchio con soddisfazione, era la cosa più schifosa che avessi mai provato. Quello non ero io e non lo sarei mai stato.



Al tavolo del ristorante più lussuoso di Manhattan, quello dove eravamo soliti incontrarci, sedevo da solo, osservando l'ora lampeggiante sul display del mio iphone. Era in ritardo, ma lo era sempre quando ci vedevamo, tanto che spesso avevo pensato che fosse una sua tattica per testare la mia pazienza, tra le altre cose.

I miei pensieri, chissà come, fluttuarono a quel giorno di circa 7 anni prima. Era venuto a vedermi giocare la finale di un torneo di calcio ed era lì solo perché mia madre era riuscito a convincerlo. Ne ero così felice! Pensavo che gli avrei finalmente dimostrato che in una cosa ero realmente bravo, una cosa che piaceva a me. E anche se lui avesse pensato che si trattava di una cosa di poco conto, non importava a patto che fosse stato fiero di suo figlio almeno un pochino. All'epoca ero ingenuo, un tratto che non avevo perso con gli anni. Giocai in attacco come sempre, il numero 17 sulla mia maglia nera, ma le cose non andarono bene. Perdemmo e non riuscii a segnare nemmeno un goal. La sfortuna aveva sbagliato giorno per bussare alla mia porta. Uscii dallo spogliatoio assieme agli altri, tutti con i visi lunghi e abbattuti. In macchina mi aspettava qualcosa di peggiore. Loro avrebbero avuto sorrisi di conforto, abbracci, io rimproveri. Mi sentii dire di aver fallito, di non essermi dimostrato all'altezza, di aver deluso le sue aspettative, lui che aveva rinunciato ad una giornata di lavoro solo per me, per vedermi perdere. Tutto questo per una partita di calcio, tutto questo perché ero uscito dagli schemi facendo qualcosa che lui non approvava.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora