14. Gravity

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Louis

Avevo passato i giorni delle vacanze del ringraziamento aspettando, tedioso come solo uno di quei giorni di novembre potevano essere, che mi venisse l'ispirazione per disegnare qualcosa che non fosse la bocca di Harry, i suoi capelli al vento cullati come la più dolce delle note suonate da un flauto in una notte solitaria, il suo corpo che premuto sul mio sapeva mandarmi in estasi come pochi altri.

L'ispirazione, ma piuttosto la sua mancanza, erano cose complicate da capire per me che dovevo ancora assaporare della vita tutto quello che c'era da assaporare. La strana sensazione che qualcosa andasse fatto, che qualcosa non trovasse il giusto punto di contatto, l'indiscutibile e necessario bisogno impellente che le mie mani si muovessero in altre direzioni, mentre era solo una quella che imboccavano.

Ne conclusi che forse si trattava dell'ambiente, di quella stanza opprimente che, come aveva detto Harry qualche giorno prima, aveva trovato un nuovo ricordo, una nuova linfa per sopravvivere. Il problema era sempre nella mia testa, radicato lì, in espansione continua, come una macchia d'olio nel mare.

Quei giorni però, non erano trascorsi senza soddisfazioni. Avevo passato il tempo a parlare con le mie sorelle adolescenti, Lottie alle prese con un ragazzo che le piaceva e Fizzie con un'amica che poi molto amica non si era dimostrata. Cose normali, semplici, azioni e gesti quotidiani che mi ricordarono i tempi in cui vivere lì era un peso. Loro erano state fortunate a nascere femmine, ad avere quella comprensione materna che a me era mancata, quella protezione che mia madre aveva imparato a darle dopo aver visto i fallimenti con me. Ma se alle più grandi la mancanza di interesse di un padre troppo assente non turbava, le gemelle la sentivano ogni giorno che passava e rivivere indirettamente e ancora quel dolore, iniziò a crearne di nuovo in me. Certe ferite non si sarebbero mai rimarginate, certe ferite non avrebbero smesso di pungere solo perché a crearle era stato qualcuno che non doveva.

E mentre il vero giorno del Ringraziamento era passato lento, i miei pensieri il venerdì mattina lasciando casa mia, erano diretti solamente verso quella vita che stavo avendo appena il coraggio di vivere, passo dopo passo, respiro dopo respiro.

Pensai ad Harry, al suo tentativo di mettere in chiaro qualcosa, a come il discorso fosse virato sulla mia vita. Perché vederlo nella mia casa, in quell'ambiente così nocivo e insalubre mi aveva turbato profondamente, sopratutto dopo il nostro ultimo litigio. Sensazioni contrastanti le mie, come quel sale e limone, turbamento e rabbia, per poi passare a infinita dolcezza mentre l'avevo sentito parlare con le mie sorelline, dire che mi conosceva mentre le accarezzava, immaginando come il suo sorriso si fosse potuto schiudere davanti agli occhi delle piccole. Forse già in quel momento l'avevo perdonato dentro di me, senza bisogno di altre parole, di spiegazioni che non avevano ragione d'essere perché non potevo capirle di certo.



Entrando nel campus e avvicinandomi alla confraternita, mi deliziai di quell'ambiente familiare, di quei ragazzi persi dentro i loro problemi, che potevano essere come i miei o no, sentendomi per un momento normale come piaceva a me, io che normale non potevo esserlo, io che normale avrei scoperto che mi sarebbe stato stretto.

Una strana sensazione di paura si aggrappò al mio stomaco qualche secondo più tardi, quando varcando la porta, appoggiando il trolley vicino alle scale, mi diressi in cucina ed incontrai gli occhi marroni e grandi di Liam.

Liam il mio amico, quello che mi conosceva dall'ultimo anno di liceo, quello che avevo conosciuto per la prima volta all'incontro orientativo organizzato dalla NYU , per poi essermelo ritrovato lì, matricola con me, poi studente senior, raccomandato come me, in una vita che pensai potesse essere simile alla mia, solo che i suoi genitori non erano imprenditori, ma militari. Un padre in marina, una madre detective in una centrale della polizia di New York, una sorella più grande sposata e con prole e poi lui, che voleva fare l'avvocato.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora