Harry
Avevo passato le ultime due ore in bagno, sdraiato con il corpo freddo riverso sulla tazza del water, vomitando anche l'ultimo pezzettino di quell'anima sgualcita che avevo. Perché quella notte, una quantità d'alcool indecifrata e della droga mi avevano ridotto così. Ero tornato a casa con l'angelo, barcollando, l'angelo che mi aveva sussurrato piano, mi aveva chiesto come stavo, se avessi bisogno d'aiuto.
Ma la porta era chiusa sul mondo, mentre era spalancata sulle ore passate, uno squarcio di luce, un flashback continuo di un film infinito. Un vuoto fatto di silenzi e brusii costanti, martellanti, impellenti. Parole che scorticavano il pensiero, attaccate con le unghie alle pareti, una frase, una pugnalata. La realtà. Una ferita.
Cadere senza fermarsi, senza appigli, il mio l'avevo perso.
Non potevo averlo perso, non potevo essermi staccato dall'ancora e nuotare, sarei affondato tragicamente.
La droga in questo caso, mi stava aiutando a vedere le cose così come erano. Avevo bisogno della mia solitudine per alzarmi, per realizzare quanto colpevole fossi, ancora e ancora, nella mia vita di sbagli e confusione, fatta di Zayn, quello che avevo avuto e che davo per scontato avrei avuto sempre. Una famiglia del quale lui era l'unico membro. Eppure non avevo saputo aiutarlo.
"Tornatene nel tuo mondo Harry e continua a fare quello che hai sempre fatto per me: niente."
Esattamente niente.
Niente avevo fatto quando lo avevo visto sacrificare la sua vita per me.
Niente avevo fatto quando l'avevo visto scopare solo per dimenticare.
Niente avevo fatto pur sapendo che i ragazzi non li calcolava, per rispetto mio.
Assolutissimamente niente quando mi aveva detto di Ben.
Un fottuto cazzo di niente quando l'avevo visto piangere a due centimetri da me.
Credevo fosse un addio, uno di quei momenti catartici nel quale accettare di separarsi sarebbe stato difficile, seppur noi non ci stessimo separando, ma ricreando, rigenerando un rapporto insano che stava danneggiando più lui che me stesso. Forse lasciare andare Zayn era la cosa meno egoista che potessi fare, ma mi sembrò ugualmente di averlo abbandonato dopo averlo usato.
E l'avevo usato.
Una vita senza di lui era inconcepibile, eppure lontani lo eravamo e il mio mondo, che era stato anche il suo, aveva perso uno dei protagonisti.
Non potei che pensare al nuovo protagonista, l'angelo dalle ali bianche socchiuse e dal ghiaccio caldo negli occhi.
Mi alzai, pulendomi la bocca e il viso e piano aprii la porta nel buio della cucina. Lui era lì, appoggiato con i gomiti sul bancone alto, seduto su uno sgabello ad aspettare me, con le palpebre pesanti, stanco e assopito. Stava facendo anche troppo, tanto che avevo paura che contagiarlo con la mia luce tetra sarebbe stato troppo facile, lui che non doveva perdersi come me nel labirinto della pazzia.
Inconsapevolmente e impercettibilmente per lui stavo cambiando. Non volevo ripetere gli stessi errori di una vita, quelli fatti anche con Zayn, perché lui non li meritava, lui era così inesperto e nuovo alle pecche del mondo che non volevo cambiasse.
Mi avvicinai al suo corpo per appoggiarmi alla sua schiena, il torace contro le sue ali immaginarie, le mani sul suo petto morbido, il viso contro la sua camicia, affondando in quell'aroma dolce quale era il suo profumo. In quell'abbraccio mi volli scusare perché l'avevo escluso, nel mio momento di non lucidità e follia, l'avevo trattato male, come se non fosse affar suo. Forse era così, forse non ero ancora pronto a condividere con lui, che ero certo non potesse ancora comprendere, le mie preoccupazioni riguardo Zayn, ma questo non giustificava il mio essere stato stronzo.
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No Sound but the Wind
Fanfiction['No Sound but the Wind' non è mia. I diritti sono tutti riservati all'autrice che ha creato questa storia e che l'ha, da tempo, resa una delle più popolari e belle di EFP.] [Permesso per la pubblicazione nel capitolo NOTE.] Fanfiction | Long | Har...