33. Spectrum

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CAPITOLO 33

Spectrum*


Zayn

Per fortuna Harry collassò in macchina prima di notare che Louis non era più tornato. Le sirene della polizia indicavano che era ora di andarsene ed anche velocemente. Imprecai, per poi ordinare a Liam di muoversi. Sapevo che Louis era suo amico, ma sapevo anche che non ci potevano beccare lì e che solo due tra noi quattro possedevano genitori abbastanza importanti da permettere di passarla liscia. Speravo che il padre di Louis fosse comprensivo perché, alla fine, lui era venuto fin lì solo per salvare Harry, una causa comune, l'affetto per la stessa persona che ci legava, una persona che di cazzate ne faceva spesso ed anche parecchie.

Mentre scorrevamo per le strade in silenzio, con l'adrenalina e la preoccupazione a mille, presi il telefono, costretto a chiamare quell'unica persona che poteva curare Harry senza bisogno di un ospedale. Riportare Ben nella mia vita dopo l'ultima volta, dopo il pugno, dopo il coraggio di picchiarlo per quello che aveva cercato di fare a Liam, non fu facile. Non tanto per me, io ci ero abituato alle sue cazzate, lo ero andato a cercare e sapevo di aver aperto una porta che avrebbe dovuto rimanere chiusa, sapevo come era fatto e chi era in realtà. Il mostro che popolava i miei incubi, che una volta era stato una sorta di principe azzurro.

-Sapevo che avresti richiamato.-

-Ho bisogno del Ben medico adesso. Harry è ridotto un po' male.-

-Niente ospedale come al solito?-

-No. Passa a casa mia, la strada la conosci.-

-Vengo, ma mi devi un favore.-

-Tutto quello che vuoi.-

Il rumore della linea interrotta mi scosse per un momento. Stavo per rivederlo davvero e fingere che non mi importasse, perfino con me stesso, stava diventando la farsa più assurda che avessi mai intrapreso nella mia vita da fenomeno da baraccone.

Liam parcheggiò davanti a casa, senza nessuno dei suoi commenti fuori luogo, senza obiettare per l'immediato arrivo dell'uomo che voleva farselo in bagno, che l'aveva drogato.

-Se avessi avuto scelta, non lo avrei chiamato.-

-Lo so.-

Sollevammo Harry prendendolo per le spalle. Sparlava. Anche nell'incoscienza chiedeva di Louis. Pensai che i due fossero collegati da un sottile filo, che la loro connessione fosse totale. Non gli dissi della polizia, non ne avevo nemmeno il coraggio.

Entrati in casa, portammo Harry nel mio letto. Con cura gli tolsi i vestiti insanguinati, lasciandolo con solo i pantaloni. Il sangue nel naso si era incrostato ed avrebbe avuto bisogno di punti di sutura al labbro interno. Quello sì che continuava a sanguinare. Liam alzò il riscaldamento, prese una bacinella con dell'acqua e un asciugamano e me li portò. Apprezzai il suo gesto, ma non potevo togliere gli occhi dal viso deturpato di Harry.

Era davvero incasinato. Di cose stupide e senza senso ne aveva fatte in quel poco di vita che avevamo condiviso, ma questa rientrava nella classifica più alta. Per terminare poi in bellezza, appena ripreso, si sarebbe sentito in colpa per Louis. Gli ripulii ancora una volta il viso: l'acqua fresca sembrava farlo stare meglio. Mi accorsi del suono del campanello e di una porta aperta, ma ero troppo occupato nell'accarezzare i suoi capelli scompigliati e sudati, ad ammirare, dopo troppo tempo, il suo viso imbronciato pronto a ricordarmi che io ero stato lasciato da parte, ai margini della strada, come spazzatura. Eppure le vecchie abitudini erano dure a morire, i ricordi, l'amore, l'affetto. Tutte sensazioni pronte a sconvolgermi ancora, a rendere la separazione più difficile se possibile, a farmi capire che una parte di me avrebbe sempre messo Harry al primo posto, sebbene non occupassi più il gradino più alto del podio nel suo cuore.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora