43. Love The Way You Lie

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CAPITOLO 43

Love The Way You Lie*


Liam

Fu El quella a venirmi incontro mentre mi dirigevo, con passi lunghi, verso la porta d'uscita. La furia che provavo dentro era comparabile alla calma esterna che mi stava logorando secondo dopo secondo, da quando quella frase rubata, estrapolata da ogni contesto, era stata percepita, con tutta la sua potenza, dalle mie orecchie sanguinanti.

-Dove vai?-

Lei non sapeva davvero niente? Louis non gli aveva confidato niente? Perché il tradimento, anche da parte del mio unico amico, non potevo concepirlo, no. Cos'era l'amicizia, Louis lo ignorava?

Continuavo a chiedermi il perché di tutto quello. Eravamo felici, giusto? Potevo accettare che lui volesse bene a Harry, non potevo accettare che ci dormisse insieme, che lo amasse, che lo baciasse, questo sarebbe stato troppo per chiunque.

-Vado a scopare allo Shiver. Dai questo messaggio a Zayn.-

E come ero entrato, in punta di piedi, con la speranza di vederlo, di toccarlo, di parlargli, non me ne ero di certo andato.

Perché doveva andarsene a fanculo, Zayn. Non doveva nemmeno parlarmi se pensava che avrei accettato questa cosa, stando in silenzio e capendo le sue ragioni. Non sarebbe stato così, assolutamente. Non era stato lui a dire che non "condivideva"? Io però dovevo farlo e tacere, farlo e accettare il suo amore per un altro? Non era tanto il bacio a bruciare, ma il fatto che avessero dormito insieme, come una volta, abbracciati, ad accarezzarlo magari, consolarlo e curargli le ferite, era quello a rendermi impossibile dimenticarlo, passarci sopra.

Ed allora lasciai che la rabbia confluisse, uscisse, si espandesse perché la rabbia era uno di quei sentimenti che avevo visto spesso negli occhi degli altri, negli occhi di mio padre, e mi apparteneva. La mia rabbia portava alla vendetta che avrebbe portato, a sua volta, inevitabilmente alla violenza.

Camminai per un po', per cercare di schiarire le idee, perché una cosa avevo imparato da mia madre, quella di contare fino a dieci prima di agire. Contai fino a diecimila, ma la sensazione di essere stato usato e tradito nel peggiore dei modi, non dava segno di abbandonarmi. Mi diressi verso il primo taxi giallo disponibile e gli chiesi di portarmi veramente allo Shiver.

E tutto quello che riuscivo a pensare era che quando era tornato da Londra mi aveva guardato negli occhi e mi aveva detto di amarmi ed erano tutte bugie. Avevamo fatto l'amore così tante volte in quel mese, mi aveva accudito per così tanto tempo e invece mi aveva tradito.

E tutto quello che riuscivo a pensare era al suo corpo stretto dalle mani di Harry, alle sue labbra intrappolate in un bacio. A quanta fretta aveva avuto di andarsene, quanta decisione nel convincere Louis a portarlo, perché Harry aveva bisogno di lui. Io a casa a fingere che andasse tutto bene, a telefonargli, sperando in cosa? In un altro dei suoi finti "ti amo"?

E le mani presero a tremare come mai avevano tremato, i denti a stringersi nella mascella, a ferire le labbra. Le gambe a sussultare nervose.

Scesi dall'auto dopo aver pagato e non aver aspettato il resto. Non mi importava. Era ancora presto, nemmeno la mezzanotte. Le entrate erano quasi sgombre e Brit era da quelle parti. Mi vide, mi sorrise, mi chiese se fossi da solo. Annuii senza proferire parola. Non mi interessava di nessuno in quel momento, di nessuno tranne del fatto che ero stato preso in giro, per l'ennesima volta.

Mi appoggiai sul bancone e iniziai a bere, bere come mai avevo fatto prima, per calmare il tremore, per vincere la paura che non ce l'avrei fatta a perdonarlo e che, probabilmente, non ce l'avrei fatta nemmeno a farmi perdonare dopo quello che stavo per fare.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora