32. Bleeding Out

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CAPITOLO 32

Bleeding out*


Louis

L'unica cosa alla quale riuscivo a pensare era Harry che mi diceva che l'avevo lasciato.

L'unica cosa che riuscivo a vedere chiudendo i miei occhi era il suo viso livido e la sua rabbia distruttiva.

Il mio orgoglio non aveva già fatto abbastanza? Perché aveva ragione Zayn quando diceva che lo sapevo dall'inizio in cosa mi sarei cacciato, che Harry era così. Eppure non mi aveva nemmeno sfiorato l'idea che sarebbe stato troppo, che amarlo mi avrebbe distrutto, che mi avrebbe cacciato nei guai. Perfino Brit mi aveva detto che lui era come un uragano, che mi avrebbe travolto.

Il problema era che non sapevo se volessi davvero affondare con lui, quando in realtà stavo già affondando. Bisognava solo scegliere se tornare alla superficie o lasciarsi cullare dalle braccia di Harry nel fondo degli abissi.

Le lezioni saltate, lo stage che continuava solo perché ero il figlio del capo, l'ultimo esame andato malissimo, gli amici persi, le continue bugie. Harry aveva corroso tutte le mie certezze, aveva ridefinito i miei limiti, i contorni sbiaditi della mia vita. Eppure per lui avrei fatto qualsiasi cosa, perché amarlo era sufficiente, stringerlo era abbastanza. Un suo bacio e sarei morto, ma con la sua mancanza ero morto comunque.

Le settimane senza lui erano andate lente, scandite dal battito del mio cuore che non era sincronizzato allo scorrere delle lancette dell'orologio. Ma quel bacio con Nick, l'immagine dei suoi occhi quando mi aveva detto che con lui sarebbe stato più semplice, mi faceva impazzire proprio come la consapevolezza che lui mi avesse dimenticato, che avesse mollato, gettando la spugna, facendosi picchiare per dimenticare. Harry e la sua soglia del dolore troppo alta per un ragazzo della sua età. Non era servito nemmeno il disegno a tirarmi fuori da quel pantano. Se non potevo disegnare lui, se non potevo vederlo, toccarlo, baciarlo, amarlo, cosa avrei disegnato? Un volto vuoto, senza i tratti del viso, senza labbra carnose, senza ricci a contornarlo e il ricordo troppo doloroso dei suoi zigomi perfetti, delle sue fossette da baciare e dei suoi capelli da scombinare.

Bussarono alla porta dell'ufficio e sbucò il viso magro e la fronte spaziosa di Freddie.

-Altri grafici da fare. Servono per la riunione con l'amministratore delegato di lunedì pomeriggio.-

Sbuffai. Da quando ero arrivato lì non avevo fatto altro che riportare dati nel computer ed inventarmi grafici perfetti, con colori sgargianti ed accattivanti. Non importava che il mio umore fosse sotto i piedi e che l'amore mi soffocasse, no. La vita doveva andare avanti e così il business dei soldi.

-Ok. Li inizio subito.-

-Sprizzi felicità da tutti i pori, quando sono io quello con il naso contuso.-

Il pugno di Harry, il suo sguardo accusatorio verso di me, come una supplica per poi arrabbiarsi.

-Ti fa ancora tanto male?-

-Sopportabile, ma cercherò di incontrarlo il meno possibile il tuo ex.-

Già. Lui sapeva che Harry era il mio "ragazzo". Beh, con tutta ragione pensava che fosse un ex fidanzato geloso.

-Non ci siamo proprio lasciati...Ma è complicato.-

Sorrise. Se c'era una cosa che Freddie amava fare era sorridere e flirtare e quando lo faceva, riusciva a farmi sentire in colpa, come se fossi un traditore, come se rispondere al suo sorriso con il mio fosse la cosa più spregevole che potessi fare.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora