17. Meet Me Halfway

21.9K 900 3.6K
                                    

Louis

Fu particolare come quella domenica il pranzo con la famiglia mi sembrò rubarmi tempo. Ore, minuti, secondi, istanti da poter passare con lui.

Avevo lasciato Harry a casa sua, sul letto sfatto e consumato, pieno di noi due, tra lenzuola calde e piumone soffice, la nostra essenza sparsa nell'aria, come se fosse qualcosa di magico, di irreale. Una delle soddisfazioni migliori fu quella di vederlo respirare tranquillo dopo averlo stretto a me per ore. Io invece avevo dormito pochissimo, perché solo la sua presenza mi destabilizzava, perché averlo così vicino mi faceva mancare il fiato e il fatto che lui mi tenesse così stretto, come se si aggrappasse a me e si fidasse di me, mi rese felice, per qualche stupida ragione, ero felice. Non solo perché avevo fatto il sesso migliore della mia vita e nemmeno perché mi aveva trattato come una persona degna di essere guardata negli occhi, ero felice perché iniziavo ad essere convinto che ad Harry importasse di me, forse non come a me importava di lui, ma decisi che quello non era il giorno per pensarci.

Quando dovetti uscire, lasciandolo sdraiato e solo a dormire ancora, me ne pentii, perché mi colse all'improvviso la paura che uscendo da quella stanza tutto si dissolvesse come una nuvola spumosa trafitta dai raggi del sole. Eppure dovevo andare, come sempre, dovevo tornare a casa, il mio pass "uscite gratis di prigione" era scaduto.

Attraversai il portone dopo essermi allacciato il cappotto per bene, visto che la mia camicia non possedeva più nemmeno un bottone e telefonai ad El.

-Ciao Tommo.-

La sua voce stranamente sveglia per essere solo le undici e mezza di domenica mattina.

-Come mai già alzata? Mi aspettavo un'imprecazione.-

-Devo organizzare tre eventi questa settimana. Com'è andata ieri con Harry?-

Arrossii mentre mi infilai dentro un taxi diretto a casa mia.

-Bene.-

-Bene: poteva andare meglio o bene: ho urlato tutta la notte?-

Scoppiai a ridere cercando parole che potessero ricordarmi delle ore precedenti.

-Beh, mi ha detto che mi avrebbe portato in paradiso, che quello era il mio posto e diciamo che la visita è stata lunga.-

-Ti ha detto così? Io mi sarei preoccupata, cioè sembra una promessa di morte!-

Rise a squarcia gola per qualche secondo e anche se quella frase poteva sembrare ridicola estrapolata dal contesto, mi era rimasta impressa, scritta a forza nei miei neuroni cerebrali.

-El è stato stupendo, seriamente. Lui mi ha capito, l'abbiamo fatto su un letto e mi ha guardato negli occhi tutto il tempo.-

-Fantastico. I dettagli raccontameli solo quando farete roba più spinta, ti devo insegnare qualcosa?-

-No!!! Sono a posto così, grazie.-

Ridemmo ancora, come sempre con lei. Il nostro umorismo era esclusivo, le volevo così bene che seriamente, stavo pensando di lasciarla libera, di rompere con lei, ma poi le apparenze come le avrei salvate? E cosa ancora più importante: se ci fossimo lasciati, non saremmo più potuti uscire in pubblico, perché due fidanzati che si lasciano, non lo fanno, nemmeno se migliori amici. Interruppe lei i miei pensieri scollegati sui pro e i contro delle mie ipotetiche scelte.

-Ieri sera Liam mi ha voluto accompagnare a casa e mi sembra che ci abbia provato.-

-Cosa?!?!?-

Quell'affermazione colpì dritta dritta la mia testa rompendola a metà. Ok, lui sapeva che El era la mia copertura, ma provarci non era esattamente il caso.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora