7. Wrong

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Harry

Lunedì sera.

Sdraiato per terra, ai piedi del letto, aspettavo che la forza che mi aveva abbandonato per tutto il giorno mi tornasse in modo da alzarmi e riuscire ad andare alla festa di quella sera con Zayn. Ma niente da fare.

La sensazione di essere sbagliato, la sensazione di non combinarne mai una giusta, il senso di colpa per quello che avevo detto e sopratutto fatto a Louis e la voce di Nick. Tutte queste cose vorticavano in me e non mi avevano lasciato un minuto di pace dalla sera precedente. Non era normale una reazione di quel tipo, non era normale sentirsi in quella maniera. Il problema era che non ero più abituato a sentire, avevo spento le emozioni, le avevo incatenate e quell'esplosione tutta in una volta, stava creando troppi buchi, troppi ricordi che come calcinacci bianchi stavano cadendo dalle mie pareti dritti verso il suolo.

Allora chiusi gli occhi e per un momento mi abbandonai ad essi dentro ad un buco nero che mi risucchiò facilmente.



Nick ed io ci eravamo conosciuti ad una festa sulla spiaggia. Lui faceva il dj, io ero lì con un gruppo di amici. Una serata d'agosto comune, ridere e scherzare, l'estate che non avrei mai potuto dimenticare. La compagnia, la musica, gli alcolici. Poi lui, quel ragazzo magro, più grande, eccentrico, sempre con il sorriso, come me. Attaccare bottone con lui era stato semplice. Una battuta, qualche frase, della birra fredda, la postazione del dj vuota, il bagno a mezzanotte, le stelle che brillavano ancora per me, sopra di noi, l'acqua fredda, le sue labbra sulle mie, l'emozione di quel bacio, le mie mani che lo tenevano stretto, nascosti dagli altri, appartati. Ci eravamo spinti oltre il limite di un primo incontro, ma ero così eccitato, così preso da lui che mi dimenticai di tutto il resto, di quelli che ci avrebbero potuto vedere, delle prese in giro del giorno dopo a scuola. Non mi importò. Quella notte ci fu solo lui, quella notte, come le altre a seguire, mi fidai della persona che avevo davanti.

Ingenuo.



Riaprii gli occhi aspettando che lenta, quella lacrima versata terminasse la sua corsa arrendendosi alla forza di gravità, rimbalzando contro la realtà. Ed io non piangevo più da molto tempo. Mi vergognai di essere stato così debole, mi vergognai di essermi lasciato andare. Quello che mi mancava, non era Nick, non era l'amore che ormai non provavo più, quello che mi mancava era il vecchio me, l'Harry che, a sedici anni, rideva ancora. Nick aveva solo contribuito alla creazione di quello che ero in quel momento, tradendomi, usandomi, prendendo in giro la stupidità di un adolescente sempliciotto di paese. Mi alzai e andai velocemente in bagno. Mi guardai allo specchio, sistemandomi i capelli dopo essermi lavato la faccia. Gli occhi rossi non erano un trucco di Halloween e dovevano sparire altrimenti Zayn avrebbe capito. Il non avergli detto del messaggio di Nick mi pesava moltissimo. Noi non avevamo segreti, non ci piacevano le bugie.

Richiusi gli occhi per un altro istante e fui catapultato nel passato.



Era una delle ultime volte che avremmo fatto l'amore. Sdraiato nel letto del suo appartamento a Londra, avevo saltato la scuola quel giorno, un treno diretto, l'ebrezza dell'avventura, il fascino del proibito. Eravamo nudi, sdraiati uno addosso all'altro, sudati, stanchi.

-Ti amo Harry, lo sai vero?-

Annuii strisciando il mio viso sul suo collo, le dita della mia mano incrociate a quelle della sua. Non l'avevo costretto a dirlo, non l'avevo forzato. Erano mesi che ci vedevamo di nascosto, erano mesi che il suo appartamento era diventato il nostro ritrovo. Ero geloso quando alle feste mi ignorava, quando flirtava con altri uomini davanti ai miei occhi. Ero furente quando non potevo vedere cosa facesse quando non c'ero. Ma con i suoi gesti, le sue parole, le sue carezze, mi faceva sempre dimenticare ogni cosa. Quando ero con lui, il resto era contorno.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora