Louis
Il suo respiro si acquietò quasi subito. Lo sentii sbattere sulle mie spalle e salire sul mio collo, caldo, apparentemente tranquillo. Rimasi per molto tempo ad osservare il soffitto buio, non riuscivo a girarmi per guardarli, guardare ancora una volta i loro corpi avvinghiati, stretti come se fossero stati creati per esserlo. Mi sentii così fuori luogo in quel letto che era il loro, mi sentii così piccolo in confronto a quello che avevano e quello che noi non avevamo.
Ma la sua mano stringeva ancora la mia, intrecciata a lato del mio fianco sinistro, tanto che le punte delle dita non riuscivo più a sentirle perché troppo intorpidite. Mi aveva chiesto lui di restare, di stargli vicino, eppure non ero sicuro che mi volesse, aveva Zayn, io non ero necessario.
Quella nottata appena passata non l'avrei di certo potuta dimenticare, neanche volendo. Sopratutto i nostri baci, al centro della pista, dove tutti e nessuno potevano vederci. Mi ero sentito per la prima volta libero di essere me stesso, libero di baciare chi volessi baciare, di ballare con un ragazzo, di guardarlo con quel desiderio che mi faceva pensare di volere solo lui. Allo stesso tempo però mi ero sentito anche schiacciato da quel posto che non era per me, da quella gente che continuava a fissarmi e solo quando vidi gli occhi di Harry e sentii la sua mano afferrarmi e portarmi via con lui, tirai un sospiro di sollievo. Non ero andato lì per divertirmi, non ero andato lì per ballare od ubriacarmi, ero andato lì per lui. Da smarrito mi ritrovai al centro delle sue attenzioni, tutto il resto importava poco, tutto il resto era niente.
Avevo desiderato Harry dal primo momento che l'avevo visto senza vestiti e quella notte allo Shiver lo avevo desiderato ancora più ardentemente, perché lui aveva avuto occhi solo per me, ma lì, sdraiato al suo fianco, come nei sognatori di Bertolucci**, mi sentii la parte meno importante di un triangolo, colui che osservava in silenzio.
Lo vidi senza maschere, lo vidi nudo ancora una prima volta, a suo agio tra le braccia dell'amico. Il problema era che non potevo competere con loro, anche se mi fossi sforzato di farmi bastare quello che avevo avuto fino ad allora, che poi ragionando era quasi niente, una manciata di briciole.
Discorsi razionali che sfumarono quando ebbi la brillante idea di voltarmi impercettibilmente nella loro direzione. Ormai le luci del giorno avevano iniziato ad invadere la stanza, passando attraverso le tende e sbattendo leggere contro il viso di Harry al centro del letto. La coperta era abbassata fino alla vita di entrambi, che non si erano mossi di un centimetro, respirando all'unisono, sincronizzati. Il moro, attanagliato al corpo dell'altro, stringeva la sua cassa toracica, accasciato nell'incavo tra l'ascella e il petto, tenendo una mano sulla sua pancia mentre Harry cingeva le sue spalle con il braccio sinistro. Il fatto che con l'altra mano tenesse la mia mi sembrò di poco conto quando i loro corpi, caldi e svestiti tranne che per le mutande, si cercavano in quella maniera. La gelosia non tardò ad arrivare, subdola e meschina, si insinuò nelle mie viscere e corrose ogni cosa che incontrò. Iniziai a sentire caldo lì dentro, a volermi muovere, a volermene andare da quel posto angusto e troppo stretto per tre persone, ma il mio corpo non voleva rispondere a quei comandi, si limitava a stare lì, fermo, come se non fosse in grado di alzarsi da solo, rallentato da tutta la stanchezza e l'adrenalina spenta come un mozzicone di sigaretta.
Aspettai ancora qualche minuto interminabile e abbandonai la mano bollente del riccio, scostai le coperte attento a non muovermi troppo ed uscii dalla stanza accostando la porta. Mi ritrovai in corridoio, lo percorsi a piedi nudi fino al bagno. Finito di fare quello che dovevo, mi sciacquai la faccia e la bocca asciutta. I capelli erano completamente schiacciati da un lato e sparati dall'altro. Cercai di sistemarli, ma non mi importò. Uscii di nuovo, mi ritrovai nella sala e mi ricordai della prima sera passata lì, accampato sul divano, ma non mi fermai a quei pensieri, proseguii verso la cucina, mi appoggiai al bancone sotto la finestra e osservai il panorama. Le macchine, di ogni tipo e colore, sfrecciavano come piccole macchiette sotto il palazzo, nella via principale, di fretta. Anche io quella sera prima avevo corso per isolati attento a non farmi beccare da quel poliziotto per qualcosa che poi non avevo nemmeno fatto. La paura era stata enorme, se mi avesse preso, non ne sarei uscito facilmente, non con un padre come il mio. La vita pericolosa non era fatta per me, eppure con Harry a fianco avevo avuto meno paura, come se questo fosse razionale. Non era mica un supereroe? Cosa avrebbe potuto fare se mi avessero preso? Niente. Forse scappare.
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No Sound but the Wind
Fanfiction['No Sound but the Wind' non è mia. I diritti sono tutti riservati all'autrice che ha creato questa storia e che l'ha, da tempo, resa una delle più popolari e belle di EFP.] [Permesso per la pubblicazione nel capitolo NOTE.] Fanfiction | Long | Har...