6. Madness

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Harry

Mi svegliai di soprassalto dopo che un altro dei miei incubi era esploso come una bomba nella mia testa. Sbarrai gli occhi, vedendo rosso per qualche secondo, senza muovermi, preso dal panico, come sempre mi succedeva dopo l'incidente, anche se chiamarlo così non era propriamente "dare il giusto nome alle cose". Tre secondi dopo, mi accorsi della presenza di Zayn nel mio letto. Aveva bussato alla mia porta alle tre di mattina, ubriaco, dopo aver passato il sabato sera a divertirsi. Io non ero uscito con lui, non ne avevo avuto voglia, avevo passato la nottata a leggere e ad aspettarlo prima di addormentarmi.

Mi concentrai su di lui, come facevo in questi casi, sul suo respiro regolare, il su e giù che riempiva la sua cassa toracica stretta. Mi calmai al suo ritmo costante.

Questo era il suo potere, calmarmi, anche quando non era cosciente, anche quando non ne era consapevole. Si mosse, avvicinandosi a me, come se avesse capito la situazione. Si aggrappò al mio torace nudo, l'aria calda delle sue narici mi solleticò delicatamente. Pelle contro pelle, il calore dei nostri corpi, la frizione leggera delle sue cosce prima contro la coperta, poi sulle mie gambe. Rimasi immobile, con gli occhi fissi nel nulla. Non potevo richiuderli, non quando nei miei incubi ero sdraiato ancora dentro ad una vasca colma d'acqua fredda e rossa, la vena del polso aperta, la pelle diafana, il respiro assente. Sognavo di morire. L'ottanta per cento delle volte che mi addormentavo o che anche solo chiudevo gli occhi, facevo lo stesso incubo. Ed erano passati quasi due anni. Non mi ero abituato, non potevo abituarmi a quello strazio, a quella visione distorta ed extracorporea di un Harry defunto, privo di vita. Riuscivo a vedere con i miei occhi lo spettacolo al quale mia sorella aveva assistito. Ed era troppo, anche per me che mi ero convinto a non provare niente.

Pensai, come altre volte, che la presenza di Zayn nel mio letto fosse essenziale, che quelle poche volte che non dormivamo insieme ed avevo avuto quell'incubo, l'avevo svegliato nel cuore della notte e lui era corso da me, a tirarmi fuori da quella fogna che era la mia mente. Lui correva sempre da me, non importava che ora fosse, dove fosse e con chi fosse. Lui mi salvava, ogni santissima volta, a suo modo. Per quello, oltre che affetto, provavo una profonda ammirazione per lui, sconfinata, come se fosse la persona migliore di questo mondo. Lo era.

Accoccolato sul mio petto, una mano sotto la mia schiena e l'altra sopra la mia pancia, la sua stretta mi teneva saldo, unito, non mi permetteva di sgretolarmi e di cadere di nuovo nella depressione. Dentro di me sapevo che ero ad un passo dal caderci di nuovo, ero sempre lì, sull'orlo della scarpata, aggrappato a lui, saldo a quell'albero che rappresentava nella mia vita. Alzai la mano sinistra e gli accarezzai i capelli, in maniera spontanea, uno di quei gesti che raramente facevo. La dolcezza non mi apparteneva, non dopo quello che avevo passato, non dopo che la persona alla quale l'avevo regalata, me l'aveva risputata in faccia con violenza, come fossi un rifiuto umano. Non ero più l'adolescente innamorato, non ero più quel tipo di ragazzo.

-Un altro incubo.-

La voce strascicata e quasi incomprensibile di un assonnato Zayn risuonò calma, un misto tra una domanda e un'affermazione. Lui sapeva. Annuii distrattamente, continuando ad accarezzare il suo cespuglio folto di capelli neri.

-Vuoi qualcosa? Acqua?-

-Shhh.-

Lo zittii. Non volevo niente, se non stare lì con lui e non pensare all'immagine di me morto. Aveva troppe premure per me, troppe per un semplice amico. Lo sapevamo entrambi che il nostro rapporto era così surreale da non avere alcun futuro, da non obbedire a nessuna legge. Eravamo bloccati così da un anno, amici, ma anche qualcos'altro, non stavamo insieme, ma dormivamo nello stesso letto, le paure condivise che dimezzavano così il loro peso. Poche parole, ma quelle giuste. Avrebbero dovuto creare un nuovo termine per la nostra relazione, anzi, ripensandoci, non si poteva. Eravamo due entità legate insieme con del nastro adesivo nero, nessuno era come noi due, nessuno lo sarebbe stato, nessuno avrebbe capito.

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora