CAPITOLO 23
Iris*
Louis
Non sapevo se mi facesse più male il fatto che non rispondesse alle mie chiamate o ai miei messaggi o il fatto che avessi così tanto timore di affrontarlo, di guardarlo negli occhi e leggerci dentro parole sofferte che non avrebbe mai pronunciato.
Quel sentimento che mi aveva tenuto stretto nella sua morsa per tutta la vita adesso si era rovesciato come un bicchiere d'acqua verde di fiume nello sguardo della persona che più di tutte non meritava che lo trattassi così.
Vergogna.
Quella che provavo per me stesso e per la mia vita di fronte al giudice supremo che non era Dio, ma mio padre, la copia di quello che sarei dovuto diventare.
Segreti.
Quelli che continuavo a tenere per non annullare la sicurezza di una vita vissuta ipocritamente.
Consapevolezza.
Che quello che ero non sarebbe mai cambiato, che non mi sarei mai potuto svegliare un giorno e annunciare a tutti di non amarlo.
Amare per la prima volta e volere anche che fosse l'ultima, volere solo lui, nessun altro, mai.
Nulla poteva giustificare le bugie che continuavo a ripetere tenendo i miei due mondi separati, contornati da una linea netta colorata di nero, con un allarme gigante sopra. E mio padre, la sua continua ossessione su di me, il fatto che dovessi essere come lui ovvero diverso da come ero realmente.
In pochi conoscevano il vero me, quello dalla battuta pronta, dalla fissazione per il look, per l'arte, per i particolari. Il problema era che, anche non volendo ammetterlo, dentro di me coesisteva anche il ragazzo maniaco della perfezione, quello studioso e ansioso agli esami, quello che doveva eccellere in ogni cosa, quello che conosceva gli indici delle borse ed i profitti di bilancio dell'azienda che sarebbe diventata sua in futuro. Queste due entità, i due Louis, coabitavano il mio spazio vitale, seppur con limiti diversi.
Harry conosceva entrambe queste sfumature di me, anche se delle ultime probabilmente non era entusiasta. Come avrebbe potuto esserlo visto l'alto tasso di superiorità che ostentavano tutti in quell'ambito?
Avrei dovuto limitarmi a dire a mio padre che lui era un mio amico, che mi era venuto a trovare. Semplice ed efficace. Invece mi ero fatto prendere dall'ansia di sbrodolare parole per arricchire il vestito di una bugia, per renderla verosimile. L'avevo imparato negli anni questo trucco, che più dettagli riuscivo ad aggiungere, più potevo essere creduto. Dire bugie era il mio mestiere dopotutto.
Non riuscii a spiegarmi nemmeno la fitta immensa che avevo provato nei giorni successivi, quando il giovedì mi ero alzato e vestito, avevo fatto colazione e mi ero incamminato pensando a quanto potessi essere stupido e codardo. Passai tutta la mattinata a pensare a lui, sopratutto quando venni a sapere di un piccolo particolare.
Freddie entrò, bussando prima piano per poi richiudere la porta alle sue spalle più violentemente del dovuto.
-Posso? Mi hanno detto che esci prima oggi.-
-Sì, devo andare ad un ricevimento di un professore alle tre.-
Il professor Russel mi attendeva con il voto del semestre e il mio blocco pieno di disegni di Harry. Mi mancava disegnare, mi mancavano tante cose a solo pensarci.
-Bene, non vorrei farmi i fatti tuoi, però c'è una cosa che vorrei chiederti.-
-Dimmi.-
-Il ragazzo che è venuto lunedì è il tuo fidanzato?-
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No Sound but the Wind
Fanfiction['No Sound but the Wind' non è mia. I diritti sono tutti riservati all'autrice che ha creato questa storia e che l'ha, da tempo, resa una delle più popolari e belle di EFP.] [Permesso per la pubblicazione nel capitolo NOTE.] Fanfiction | Long | Har...