Louis
Ormai aspettavo il venerdì come se fosse il giorno migliore della settimana e, in effetti, lo era. Non avevo nessuna lezione di economia, non dovevo entrare in quell'edificio e far finta di essere il perfetto Louis Tomlinson, figlio del ricco azionista di maggioranza della Calder&Tomlinson's Corporation, con un futuro in quell'ambito, delle nozze già organizzate e una vita preconfezionata.
No, quel giorno era il mio giorno, lo avevo scelto per provare ad essere me stesso, per evasione, per fuggire qualche ora dalla mia bugia personale. Quel giorno avrei fatto quello che mi piaceva fare e non importava che nessun altro lo sapesse. Quel corso lo avevo scelto io perché adoravo disegnare e dipingere e nel campus, nell'opprimente camera della casa della confraternita, non potevo di certo farlo altrimenti cosa avrebbero detto di me? Già. Mi importava dell'opinione degli altri a tal punto da sopprimere quello che realmente sentivo io stesso. Avevo 21 anni e il mondo davanti, poco importava che quel terzo anno di Economia mi sembrasse il decimo. Ormai mi ero abituato. Il coraggio di cambiare, era quello che mi mancava, era quello che avevo scoperto di non avere. Quante notti passate ad osservare le pareti bianche della mia camera, in silenzio, volendo gridare a tutti che quello non ero io, non ero solo io, che la mia vita fatta di bianco o nero doveva colorarsi, di mille sfumature, di giallo, di verde, di rosso.
Avrei voluto che fosse così semplice, avrei voluto davvero che lo fosse.
Mi vestii con attenzione, solo per il gusto di non dover indossare una divisa come nelle altre lezioni. Potevo permettermi di essere quello che indossavo, di essere libero per almeno qualche ora. Allora mi misi dei jeans neri corti alle caviglie, una maglia a maniche corte bianca, stretta, sdrucita, era una delle mie preferite. Ai piedi normalissime sneakers, bianche. Una giacca grigia a coprirmi dal timido freddo di quel 7 ottobre nuvoloso. Dopo aver passato quasi trenta minuti a sistemare i miei capelli scomposti, presi la borsa con l'attrezzatura da disegno ed uscii alle nove e trenta mentre il mio compagno di stanza stava ancora dormendo. Lui non aveva lezione. Mi guardai allo specchio un'ultima volta per osservare attraverso i miei occhi, gli occhi blu di uno sconosciuto. Non me ne curai.
Il dipartimento di Storia dell'Arte e della Cultura era a venti minuti a passo svelto dal mio campus. Camminare in mezzo alla gente ed allontanarmi dai miei soliti amici e compagni di facoltà, mi permetteva di osservare le persone che contornavano quelle strade. Anime piene di vita, talvolta vuote, altre volte impegnate, altre tristi, felici, stressate, stanche, speranzose, innamorate, arrabbiate, deluse. Dentro di me mi chiedevo quale fossi io, a quale emozione corrispondesse il mio volto, se traspariva qualcosa di me, se guardandomi negli occhi la gente riuscisse a capire il mio disagio.
Arrivai in aula. Salutai con un cenno le ragazze di fianco a me che già parlottavano senza sosta. Brit mi sorrise. Lei non negava un sorriso a nessuno e ci eravamo trovati a parlare di arte e del mio tratto pesante alla fine delle lezioni passate. Mi piaceva.
Mi sedetti sullo sgabello, preparai il cavalletto davanti a me, spostandolo in base alla mia altezza. Osservai gli schizzi dei colori per terra. Io non usavo le pitture generalmente, amavo disegnare con il carboncino, sfumando, intensificando il nero. Quella era la mia tecnica, bene o male che facessi, era l'unica che padroneggiavo. Sentii la voce del professor Russel squillare da dietro la porta del corridoio. Stava parlando con qualcuno. Poi entrò.
-Bene, buongiorno a tutti! Oggi niente nature morte e frutta vecchia, oggi abbiamo un modello in carne ed ossa. Cercate di fare i seri.-
Poi lo chiamò e lui entrò con addosso un accappatoio legato appena in vita, bianco. Lo invitò a sedersi sullo sgabello, gli disse di mettersi in maniera naturale, preferibilmente con un piede appoggiato al pavimento ed uno sollevato sulla barra. Lo guardai negli occhi e lo riconobbi. Era il barista che ieri Liam aveva picchiato. Il labbro leggermente gonfio ed il taglio incrostato mi provarono che non mi sbagliavo.
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No Sound but the Wind
Fanfiction['No Sound but the Wind' non è mia. I diritti sono tutti riservati all'autrice che ha creato questa storia e che l'ha, da tempo, resa una delle più popolari e belle di EFP.] [Permesso per la pubblicazione nel capitolo NOTE.] Fanfiction | Long | Har...