9. Try

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Louis

Se c'era una cosa che non mi sarei mai aspettato quel venerdì mattina, era rivedere Harry.

Nudo.

La lezione di arte stava per iniziare, il professor Russel non era ancora arrivato ed io avevo preso posto, il solito piedistallo inclinato alla mia misura, gli attrezzi fuori, il brusio degli altri che inondava la stanza come se si trattasse di uno sciame d'api in piena estate, in mezzo ai boschi. Brit era qualche posto più lontano, visto che ero arrivato quasi tra gli ultimi e non mi ero potuto mettere vicino a lei, altrimenti avrei scoperto sicuramente che Harry avrebbe posato di nuovo. L'effetto sorpresa, ad una persona alla quale le sorprese non piacevano particolarmente abituato com'ero alla precisione e alla pianificazione, quella volta fu gradito. Ma non eravamo soli.

Come l'altra volta, entrò con il suo accappatoio bianco mentre il professore ci illustrava quello che dovevamo fare. Le parole però mi scivolarono addosso.

-Bene, visto che l'altra volta siete stati tutti così ispirati dal corpo del nostro modello...-

Il corpo di Harry. Ancora avvolto, ancora coperto e già riusciva a suscitare ogni mia fantasia. Quell'attrazione che avevo scoperto non riuscire a nascondere.

-...questa volta voglio che usiate il colore...-

Occhi verdi puntati nei miei. Mi guardò, senza mostrarmi il suo sorriso disarmante questa volta, senza che le fossette sulle guance si delineassero. Il nostro era un tacito dialogo, intenso quanto silenzioso. Perché noi eravamo in grado di parlare usando solo lo sguardo, i nostri due organi visivi in una connessione unica. Non potevo concentrarmi, non quando quelle due palle leggermente ambrate riflettendo la luce del sole, continuavano a prestare attenzione a me.

-...usate tratti marcati, voglio che esprimiate un sentimento, voglio che questa volta non sia solo un ritratto, ma una porta verso qualcosa, qualsiasi cosa, sta a voi scegliere...-

Il prof di avvicinò a lui, spiegandogli la posizione da mantenere. Questa volta in piedi, girato, con le spalle in torsione verso la parte destra e il viso verso il basso, a puntare il pavimento. E quando l'accappatoio cadde e le mani del professore si posarono su di lui, indicandogli la maniera nella quale voleva che restasse immobile, capii che il mio cervello non avrebbe retto due ore di lezione così, capii che le mani di un altro su di lui mi rendevano tanto instabile quanto agitato, geloso. Sapevo che Harry non era mio, non era ancora mio, forse non lo sarebbe mai stato, eppure la razionalità in quel caso non aiutò. Io, l'essere razionale per eccellenza, quello che non si lasciava mai guidare dalle pure emozioni, composto e trattenuto, stavo bruciando dall'interno.

Preso dalla pazzia e dalla frenesia del momento, iniziai a tratteggiare il profilo di Harry, partendo dalle gambe lunghe e magre, dalla spalle larghe, dai muscoli in torsione sulla schiena, le braccia distese, quasi abbandonate lì senza un senso visto che erano state create per stringere. Finii con il sedere e rimasi sorpreso dalla sua forma, né troppo rotonda, né troppo magra, anzi, nudo sembrava quasi più possente con quelle piccole insenature tirate nella parte alta, un altro paio di fossette da contemplare. Con una sola spinta avrebbe potuto portarmi dritto al nirvana con lui, la pace dei sensi dopo averli usurati tutti. Arrossii violentemente, lui lo notò e sorrise compiaciuto di nuovo. Perché questa volta era diversa dalla prima, ora che l'oggetto del mio desiderio mi prestava attenzione e non era l'astratto modello che osservava un punto fisso oltre il muro bianco. Questa volta, da sotto i suoi ricci morbidi, la sua attenzione era rivolta a me e giurai perfino di aver visto un risolino più accentuato del dovuto nelle sue labbra rosee, un misto tra provocazione ed ironia che mi fece infuriare ancora di più. Il gioco preferito di Harry Styles era diventato provocare?

No Sound but the WindDove le storie prendono vita. Scoprilo ora