capitolo 5

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È freddo.
Davvero tanto.
Il naso mi fa male. Mi fa male tutto a dir la verità. Sono congelato. Dalla testa ai piedi. In una morsa inestricabile. Apro gli occhi a fatica.
È difficile.
Non riesco ad alzarmi. Sono bloccato. Non capisco ciò che succede. Gira tutto.
Freddo.
Gli alberi sono immobili. Imponenti. Le foglie sono cadute quasi del tutto. I pini invece rimangono verdi come sempre.
Provo a liberarmi dalla morsa del gelo. Mi sfrego le mani. Non sento più le dita. Sono li, ovvio. Ma non le sento.
Sembra che tutto si sia improvvisamente bloccato. Il tempo. Il paesaggio. Tutto.
Persino l'erba del prato non si muove. Ferma. Gelida. I tronchi degli hanno un colore bianco ossa. Troppo gelido persino come paesaggio. Mi chiedo se ogni mattina è così.
Un brivido gelido mi attraversa la schiena. Il fuoco deve essersi spento ore fa. Ho rischiato seriamente di morire di ipotermia. Mi tiro a sedere con uno sforzo immane. Sono debolissimo. Tremo.
Beh del resto addosso ho solo una maglietta sbrandellata e dei jeans. Entrambi macchiati di sangue. Il bianco annerito dal fumo di quella folle notte. E sto davvero male.
Non mi sento bene. Mi gira la testa.
Ma devo andare. Papà. Tutta la faccenda della lettera. Devo risolverla al più presto. Altrimenti sarà troppo tardi. E non voglio che diventi troppo tardi.
Mi alzo. Mi sento malissimo. Mi accascio sul terreno. Non riesco a respirare per un momento.
Provo a rialzarmi. Rimango in piedi. Gira tutto. Prendo l'arco e le frecce. La pelle della faretra è gelida. Mi dirigo barcollando verso lo zaino. È sempre li. Immobile.
Lo afferro. È freddo. Apro la zip e tiro fuori un barattolo di zuppa di fagioli. È ancora calda stranamente.
Miracolo.
Lo zaino deve essere termico o roba del genere.
La apro con fatica. Mi fanno male le mani. Di brutto.
Ingoio tutto. In unico sorso. Buonissima come al solito.
Ma qualcosa non va.
Lo sento nello stomaco. Dentro.
E come di risposta il mio corpo si sporge in avanti. Con uno scatto.
E vomito.
Tutta la zuppa di fagioli.
Ma c'è anche qualcos'altro. Sangue. Scuro. Denso.
Ne sento il sapore che invade la mia bocca. Un sapore ferreo. Proveniente dagli abissi del mio corpo. Dalle mie viscere. Come se anche le ossa stessero chiedendo una tregua.
E adesso cos'ho? Perché questo? Non mi basta essere qui, perso. Ora anche questo. Non va bene.
Lancio un' occhiata di fronte a me. Un paesaggio freddo e incontaminato. Mette i brividi solo a guardarlo.
Muoviti.
Mi alzo di scatto. Velocissimo. Sto male. Il mio corpo chiede pietà. Urla. Ma continuo.
Non posso fermarmi. Vuoi tornare a casa? Beh muoviti.
Mi guardo attorno. Un unica via.
La radura.
Corro. Senza pensarci. Come un folle. Non posso fermarmi. Se mi fermo finisce male.
Corro di più.
Velocissimo.
Le gambe mi fanno male. Bruciano. Sono senza controllo. In una radura. Con l'erba alle ginocchia e la ragione a pezzi. Con il freddo che minaccia di farmi fuori. Una volta per tutte. Intorno a me ci sono solo alberi. Color ossa. Freddi.
Mi si appanna la vista. Vedo doppio. Poi di botto succede.
Le mie gambe cedono.
Crollo a terra.
E si. Poi si. Lo sento. L'odore è quello. Decisamente. Pungente. Nauseante. Caldo.
Come veleno negli organi.
È lei.
Infezione.

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