Il terreno.
L'unica cosa che vedono i miei occhi.
Sono accasciato a terra. In posizione fetale. Con le mani attorno alla testa.
Mi sento male. Mi viene quasi da vomitare. Mi tremano le mani.
Tutto è in confusione.
La distesa infinita d'erba secca è davanti ai miei occhi.
Il sole sta per tramontare dietro di essa. Non c'è più scelta, se non quella di correre. Ancora.
Una corsa frenetica e turbolenta. Come questa vita.
Senza pace. Senza senso. Non ha più importanza.
Corro, ma i miei occhi sono come coperti da un velo di tristezza. Malinconia. Non ragiono più. Non vedo più niente. Come se una gigantesca nube di fumo fosse comparsa e avesse preso a vagare nel mio cervello e nelle mie pupille.
Dietro di me, il caos.
Nessun posto è più sicuro. Nessuno.
Gli uomini armati escono dal magazzino. Correndo.
Come formiche da un formicaio. Con il loro casco che non lascia intravedere il viso.
Con il calcio delle loro armi premuto contro la spalla, mentre continuano a sparare.
Sparare.
I suoni si mescolano nel mio cervello. Non capisco davvero più nulla. Non c'è piu niente di chiaro. I pensieri sono nascosti da qualche parte, dove io non riesco ad afferrarli. Avvolti da quella nube che continua a prendere piede nella mia mente e, lentamente, prosciuga tutto.
Tutto.
Le pallottole colpiscono terra. Sento il viso incandescente. Le gambe mi fanno terribilmente male. I muscoli sembrano scoppiare.
Dov'è che devo andare?
Non lo so neanche io.
Corro. Non voglio nemmeno guardare. Non vorrei nemmeno pensare.
Non dopo ciò che è successo.
Il freddo mi invade le narici ad ogni respiro. Il naso mi fa malissimo. Non lo sento più. Ho due zaini in spalla. Il mio e quello di Malia. L'ho recuperato prima che entrassero. Non è facile continuare a correre.
Ci hanno teso un imboscata. E sono stati anche bravi. Ci hanno ingannato nel loro solito stile. Ti fanno credere di essere salvo e poi ti colpiscono, come ogni predatore che si rispetti.
Butto lo sguardo alle mie spalle.
L'esercito sta svanendo pian piano dietro di me. Prima cento uomini. Poi novantotto. Poi ottantasei. Sempre di meno.
Molti corpi giacciono a terra. Non me li so spiegare.
Tiro fuori la pistola.
Tre colpi alle mie spalle.
Uno.
Due.
Tre.
Credono che siano andati a segno. Non li ho sentiti colpire il terreno. Ma con questo caos chi può saperlo.
Devo scappare. Non c'è una via di fuga. Non posso continuare a correre cosi allo scoperto. Se mi fermo è finita. Le pallottole che colpiscono il terreno, colpiranno il mio cranio. Ne sono certo.
Sempre di meno.
C'è solo una soluzione.
La strada.
E senza neanche pensarci, cambio direzione in modo repentino. Faccio uno scatto a sinistra. Velocissimo.
I soldati aumentano il fuoco. Ora scoppiano granate ovunque. Non solo proiettili, ma anche granate. Esplodono pochi metri davanti a me, producendo piccole scintille, rosse, brillanti. Lasciando solo chiazze d'erba bruciata.
Fischiano e ronzano nell'aria. Atterrano e scoppiano. Una granata atterra vicino la mia gamba e scoppia. Le scintille mi colpiscono il polpaccio. Urlo ma resisto. Brucia da morire.
Gli uomini dietro di me sono sempre di meno ma più accaniti. Sembra che uccidermi sia il loro unico scopo. E forse lo è.
Salgo il pendio. Il magazzino è ormai lontano, al centro della pianura.
La strada è davanti a me. Ci manca poco.
Dio, quanto brucia.
Stringo i denti. Il mio cuore è colmo di odio. Quell'odio che provi quando sei in difficoltà e sembra che non potrai mai farcela. I piedi calpestano violentemente il terreno mentre corro. Sono velocissimo. Mi sento carico.
Svegliati Matthew.
Sono sulla strada, con i piedi sul cemento. Non sembra una strada sulla quale passano molte macchine. In lontananza c'è una fabbrica.
È una zona industriale.
Ci saranno una decina di uomini dietro di me. Vestiti in nero e con le loro armi che scagliano pallottole ovunque. Del resto del gruppo nessuna traccia. Soltanto loro.
Ed io.
Tiro fuori la pistola. Nera e pesante. Stretta nella mia mano mentre corro.
Sono pronto.
Pronto a fargli capire che dopo tutto quello che ho passato per arrivare fino qui, loro non possono nemmeno pensare di fermarmi. Non ci riusciranno. Ho rischiato la vita con cose ben peggiori di una manciata di uomini, e sono sopravvissuto.
È ora di fargli capire che Matthew Jason Cantrell non è facile da uccidere.
Stanno aumentando di velocità. Ora sono accanto a me. Si stanno avvicinando. I loro caschi neri ricordano quello dei motociclisti.
Punto la pistola alla testa di uno degli uomini. Premo il grilletto. Con tutta la freddezza e l'odio di cui sono capace. Schizza del sangue in aria e il corpo ruzzola a terra.
Continuo a correre mentre gli altri si avvicinano correndo come forsennati. Uno è alla mia destra, due alla mia sinistra. Quello a destra alza l'arma verso di me, ma non riesce a sparare perché, in un secondo, una delle mie pallottole gli ha squarciato il petto. Uno degli uomini alla mia sinistra si avvicina di molto. È abbastanza alto e muscoloso. Mi da una spallata e barcollo. Per poco non cado a terra. Se fossi caduto sarebbe stata la fine. Mi avrebbero ucciso. Mi do una mossa e mi ci butto contro. Con tutto il mio peso. Gli do una spallata e cade a terra. Con la pistola in mano, mi volto e prima che possa rialzarsi gli sparo alla gamba. Geme e poi è immobile.
Dietro di me ci sono tre uomini.
Corro con tutta la velocità che riesco a mettere. Le gambe sembrano davvero scoppiare. Le tempie pulsano in un modo impressionante. Sto cedendo.
Un ultimo sforzo.
No.
Mi blocco di colpo. Fermo. Un soldato mi urta e cado a terra. Colpisco il cemento con la schiena e sbatto la testa. Il soldato è su di me. Cerco di liberarmi ma non ci riesco. Mi dimeno. Ma niente.
Mi ha bloccato le mani e mi guarda dritto negli occhi.
Si toglie il casco.
È un uomo disgustoso, con il viso pieno di foruncoli e occhi scuri. I suoi capelli sono unti e sembrano non essere mai stati lavati. Mi guarda. E poi parla. Il suo fiato è nauseabondo.
"Allora finisce qui piccolo ribelle."
Ride. Gli manca qualche dente. I suoi occhi sono socchiusi, come fessure. Mi stringe con forza il polso nudo, con i suoi guanti a mezze dita. Mi strattona.
Gli sputo sul viso. Si pulisce sulla spalla. Poi, con un movimento repentino, infila una mano nel taschino della giacca nera e tira fuori un pugnale. Metallo grigio e affilato.
Ride di nuovo.
Poi alza la mano. Il suo sguardo diventa freddo tutto di un colpo. La bocca contorta in una smorfia orribile. Il pugnale stretto nella mano.
Uno sparo. Netto, distinto. Che viene verso di me.
Ma non colpisce me.
Colpisce l'uomo.
Fa una smorfia orrenda, un rivolo di sangue esce dalla sua bocca e cade sul giubbotto.
Inorridito, me lo scrollo di dosso. Mi alzo in piedi, pronto a scappare. Chi può averlo ucciso? Chi?
Un'altro sparo. Ma stavolta ho visto bene.
Uno degli uomini ha puntato l'arma contro il corpo del compagno. E ha sparato. Dev'essere lo stesso che ha sparato a quell'uomo. Ma perché? Non sono un gruppo, una squadra? Non mi piace.
Sono curioso ma allo stesso tempo sconcertato. I corpi degli uomini sono stesi a terra. Senza vita. Freddi.
L'uomo è li. È rimasto soltanto lui. In piedi mentre guarda i suoi compagni. Che lui ha ucciso.
Si gira verso di me.
Non perdo tempo. Gli punto la pistola contro. Carica. Pesante. Pronto ad ucciderlo se serve.
Ma succede una cosa strana.
Butta la sua arma a terra e alza le mani.
Devo capire perché fa così. Grido un ordine.
"Sta giù. Non muoverti."
Mi avvicino lentamente. La pistola salda tra le mani.
Gli tolgo il casco.
Quel lui non è un lui.
È una lei.
Una donna scura di pelle, con dei capelli neri legati indietro con una coda. Sorride.
"Chi sei?"
"Ciao Matthew. Sono Ramona Kailee. Soldato di quinto grado. Ero una spia nella Bordefur Inc.
Sono venuta per aiutarti."
Cosa? È venuta per aiutarmi? Chi lo dice che non sta mentendo?
"E chi me lo dice che è vero?"
Sorride.
"Oh, fidati. D'altronde stai scappando e ti servirà un aiuto."
La osservo. Forse non ha tutti i torti.
Il suo sguardo diventa di colpo serio.
"Matthew. Sono arrabbiati con te. Ti vogliono morto. Stanno venendo a prenderti. E ti prenderanno se non ci diamo una mossa."
Il sole stava calando in fretta.
Se davvero verranno, da solo non avrei scampo.
Metto giù la pistola e l'aiuto a rialzarsi. Ha quella stretta salda di un soldato che si rispetti.
Le domande mi stanno uccidendo.
"E dove proponi di andare? Non possiamo rimanere qua. Ci prenderanno."
La donna sorride e mi da una pacca sulla spalla.
"Non ti preoccupare, ragazzo. So che devi andare in città."
Non sono più sicuro di voler andare in città. Non dopo tutto questo. Non posso dimenticarli.
I miei genitori. Malia.
Sono morti a causa loro.
Voglio la mia vendetta. A tutti i costi.
"No. Voglio che tu mi conduca alla loro centrale. È poi farò tutto da solo."
Il suo sguardo sembra divertito.
"Hai coraggio. Ebbene farò come vuoi. Ma non possiamo prendere la strada principale. Ci scoprirebbero e ci ammazzerebbero entrambi."
Non ha tutti i torti. Chissà quante guardie hanno. E quanti elicotteri.
"Hai alternative?"
Mi prende per una mano e incomincia a correre. Le sto dietro.
Incomincia a fare buio e davanti a noi ci sono delle luci. È una notte senza stelle.
Sembra che si stia dirigendo verso dei grandi edifici.
Si decisamente.
Grandi muri di cemento e palazzi alti e illuminati appaiono intorno a noi. Dove mi sta portando?
Si ferma di colpo. Per poco non le vado addosso.
Guarda davanti.
Davanti a noi, c'è una moltitudine di edifici, muri, palazzi. Alcuni sembrano abbandonati o ancora in costruzione. È un'area industriale. Di sicuro.
A terra non c'è ombra di vegetazione. Soltanto cemento. Freddo e duro.
La luce che proviene dalle finestre dei palazzi proiettano ombre inquietanti sul terreno.
La guardo e le poggio una mano sulla spalla."Dove stiamo andando?"
Pronuncia due parole.
Incomincia a correre in quel labirinto di cemento, e io la seguo.
"Nel Giaciglio."
~.~.~.~.~.~.~.~.~.~.
Ciao a tutti.
Come di sicuro avrete visto ad inizio capitolo c'è un video. È "Temporal Shift" dei Ninja Tracks.
E boh. Ho creduto che si adattasse perfettamente all'ultima parte.
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deep shadow - a.g.
Avventura"Matthew Jason Cantrell. 15 anni. Denver, Colorado. Vita perfetta. Soldi. Feste. Una ragazza. Un viaggio. Un tragico incidente. Una fuga. Una nuova conoscenza. Lotta per la sopravvivenza. Perché niente e nessuno è come sembra se si tratta di affr...