capitolo 21

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Silenzio.
Completamente immobile.
Non si muove nulla.
Niente.
Non c'è nessuno.
Tutto è silenzioso.
Non mi piace.
Troppa calma non promette mai niente di buono.
La luce.
Chiazze luminose si spargono sul terreno. Il sole è sorto da un bel pò. Da troppo, direi.
I vetri dei palazzi, li fuori, scintillano come diamanti. Uno scenario apocalittico. Su questo cielo non volano uccelli. Non li ho mai visti. E credo che mai li vedrò.
Qui dentro c'è odore di chiuso.
Che succede?
Dove è andata a finire la mia libertà?
Non sto bene. Affatto.
Ma non sto male fisicamente, apparte un dolore acuto alla tempia. Per ora reggo bene il dolore fisico.
Cosa c'è?
Sto male emotivamente. Sono scoinvolto. Sono demoralizzato. Abbattuto. Debole. E chi più ne ha più ne metta.
Mi sento inutile. Sono inutile. Altre persone innocenti sono morte ieri sera. Di nuovo.
Non c'è giorno in cui io non debba assistere a cose del genere. Gente troppo giovane. O troppo buona.
Mamma. Jace. Papà. Matt. Malia. La donna. I bambini. Ramona.
Un ragazzo di quindici anni non dovrebbe vedere queste cose.
Cosa c'è?
Nessuno deve più morire a causa mia.
Mai più.
Cosa c'è?
Li ho uccisi io.
Li ho trascinati io verso la morte. Sono un mostro.
Sono appoggiato al muro. Dio che cosa ho fatto per meritare questo?
Mi fa male il petto. Voglio piangere. Urlare. Sfogarmi. Correre via di qui e gettarmi tra le braccia di Malia. In uno dei suoi abbracci caldi, che profumano di pino. Poter vedere per un ultima eterna volta i suoi occhi verdi. Tornare a quel dannato giorno in cui l'ho chiamata per l'ultima volta.
E poterla tenere con me per sempre.
Mollo un pugno contro il pavimento della stanza. Fa male ma non mi interessa. Non temo questo di dolore.
Un'altro pugno. Le nocche incominciano a sanguinare. Le lacrime mi rigano il viso. Incomincio a singhiozzare. Piango in silenzio. Nella mia solitudine.
Ho perso tutto.
Non riesco a smettere per un bel pò. Odio piangere. Ma a volte è la cosa migliore. Non riesco a trovare le forze.
Perché succede questo? Perché a me? Perché a loro? Voglio andarmene. Odio questo posto.
È tutta colpa loro.
Si.
Smetto di piangere. Improvvisamente.
Si. La colpa non è la mia.
Che succede?
La colpa è la loro. Loro hanno creato questo incubo e loro lo stanno portando avanti. Loro li hanno uccisi. E hanno ucciso anche me. O meglio, ci sono andati molto vicino. Perché, per loro fortuna, ancora non sono morto. Sono vivo. Eccome se lo sono.
Mi alzo in piedi. Di scatto. Mi dirigo verso la finestra. Il mio riflesso compare nel vetro. Quei capelli marrone scuro. Quegli occhi verdi, che ora sono rossi di pianto. Rossi di rabbia.
Rossi di vendetta.
Il mio sguardo freddo.
Lo hanno voluto loro.
Cosa c'è?
C'è che io sono pronto. Pronto a combattere. A fargli capire che stanno facendo qualche passo falso. Stanno sottovalutando il pericolo. Perché io so molte cose su di loro. Troppe. E la verità è sempre potenzialmente pericolosa.
Assaggieranno la mia vendetta. Proveranno la paura come l'ho provata io. Il terrore.
Ripenso alla lettera di papà. Lui vuole che io riprenda i soldi. I soldi che ci hanno sottratto.
Arriverò alla loro base. E prenderò i soldi. In ogni modo possibile.
E poi scatenerò il putiferio.
Prima che IO muoia da solo avrò la mia vendetta.


deep shadow - a.g.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora