capitolo 16

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Il profumo dei pini mi inonda le narici. Tutto è estremamente silenzioso.
Siamo in marcia da tre ore. Abbiamo lasciato la casa ed è una cosa che, sinceramente, mi dispiace abbastanza. Era un posto dove mi sentivo sicuro. Ed oggi come oggi, sono davvero pochi i posti dove si è veramente al sicuro.
Sarei rimasto li per sempre.
Camminiamo vicini. Gli zaini in spalla. I fucili stretti nelle mani. Gli scarponcini che calpestano il suolo, affondando nella neve. La neve è scesa di nuovo questa notte.
Il paesaggio è bianco e immobile.
Mi fa male tutto. Il freddo gioca brutti scherzi al corpo umano. I muscoli si indeboliscono, il naso fa male e tremi. Nonostante io indossi un giubbotto e un maglione, sento il freddo sulla pelle. Una bestia che ti divora lentamente. Dall'interno.
Ma se ci fermiamo è peggio.
Anche Malia sembra essere stanca.
Nessuno di noi è abituato a questo.
Ripenso sempre di più a papà ultimamente. A come sia morto. Alle sue ultime parole. Non posso pensarci senza che mi si crei il solito vuoto nel petto. Senza che mi venga la solita voglia di piangere.
Voglio scappare e tornare a casa. Con Malia.
Voglio portarla in salvo. Non merita questo.
La foresta è immensa e profonda.  Non sembra avere una fine. I tronchi immersi nella neve. Un paesaggio freddo.
"Matthew"
Mi guarda. Ha uno sguardo distrutto.
"Dovremo fermarci."
Cosa sta dicendo? Non possiamo fermarci.
"Perché dovresti fermarti?" Il freddo mi sta dando alla testa.
"Perché voglio fermarmi. Ti basta?"
Mi fermo e la guardo negli occhi. Sono stufo di aspettare. Ce l'abbiamo quasi fatta. Sono così vicino a rivendicare mio padre. Non possiamo fermarci.
"Malia. Siamo vicinissimi alla città. E sai cosa significa essere vicini alla città? Farla pagare a quei bastardi. E non sto aspettando altro."
Un'ombra di disgusto appare sul suo viso. Non le piace l'idea. Per niente. Ma non voglio perdere tempo. Non ora.
Poi con una mano mi agguanta il giubbotto, mi tira a se.
Mi bacia.
Un bacio lungo. Sembra durare un eternità. E mi piace. Poi smette.
Mi volta le spalle e continua a camminare. Davanti a me. La seguo senza dire nulla. Dobbiamo sbrigarci.
"Dov'è che hai detto che lavorava tuo padre?"
"Alla Bordefur Inc. È una banca del Colorado."
"Si lo so. Hanno un'ufficio alla periferia di Charlotte."
Ed è proprio lì che voglio arrivare. Fargliela pagare. Uno ad uno. Sono tutti responsabili.
"Lo so. Doveva venire a lavorare in quell'ufficio prima di...beh lo sai."
Malia non risponde. Continua a camminare. Gli scarponcini che affondano nella neve ad ogni passo. Certo che per essere una ragazza della sua età è una vera guerriera. Sa cavarsela molto bene da sola. Il suo fucile è stretto nella sua mano.
Ad un certo punto in lontananza scorgo qualcosa. Non so cosa.
Una figura allungata.
Non credo si muova. Non so dirlo.
Non mi piace.
Più ci avviciniamo più è grande.
"Hey, lo vedi anche tu?"
Fermo Malia con una mano.
"Cosa?"
Le indico la strana figura.
La sua espressione fa capire che lo ha visto, ma soprattutto che anche lei non crede che sia un buon segno.
Poi è sempre più chiaro.
È un qualcosa che corre. Veloce. I movimenti sembrano piuttosto strani.
Tengo stretto il fucile nella mano.
Che mi venga un colpo.
È chiarissimo.
È un uomo.
Corre. E in mano ha qualcosa.
Si fa sempre più vicino.
"Matthew non mi piace affatto."
Sento Malia che carica il fucile. Uno schiocco secco. Si mette in posizione di tiro.
Anche io carico.
No, non mi piace.
Un uomo. Cosa ci fa qui? Perché corre verso di noi? Magari è un fuggitivo. Come noi.
No.
Ha un mitra in mano. Lo alza in segno di sfida. Si vede benissimo ora. E a pochi metri da noi.
E mi si gela il sangue nelle vene quando vedo che è lui.
L'uomo che diede fuoco alla mia vita.
Con un movimento rapido spingo Malia fuori dalla visuale di quel folle. Un colpo parte dal suo fucile e colpisce il terreno.
Ci gettiamo a terra. Il pazzo è sempre più vicino.
Mi alzo in piedi. È ora di reagire.
Afferro il braccio di Malia.
"Malia. Corri come se fosse l'inferno. Perché potrebbe diventarlo."
Ci lanciamo tra gli alberi. Veloci e rapidi. Non aspettiamo un secondo. Sfrecciamo tra i pini come frecce. Il cuore si è trasformato in una specie di tamburo impazzito. L'importante è correre.
Corri, ragazzo. Corri
Soltanto correre.
Salvarsi la pelle.
Non ci perderemo. Saremo per sempre uniti. Non la separeranno mai da me.
Un esplosione risuona dietro i noi. Una vera esplosione. Come una bomba.
E in effetti era una bomba.
Una nuvola di fumo grigio prende forma. Una porzione di bosco sta andando a fuoco.
Sto per riperdere tutto nelle fiamme.
Corri, ragazzo. Corri.
Il folle è dietro di noi. Lo sento.
"CANTRELL, TU E LA TUA PICCOLA LURRIDA AMICHETTA FINIRETE CON LE BUDELLA ALL'ARIA."
Ma come ci ha trovato? Come ha fatto a sapere che eravamo qui? Stava aspettando che abbandonassimo il rifugio. Me lo sento.
Siamo più veloci di lui. Più veloci.
Di nuovo un'esplosione. Più vicina. Molto.
Non sento piu da un'orecchio. Solo un macabro fischio.
Corro all'impazzata. Intravedo qualcosa davanti a noi. Ciuffi d'erba irregolari sbucano dal manto innevato. Erba secca e gialla. Una piccola striscia di prato appare a pochi metri da noi.
Dietro di noi il folle avanza sempre di più. Il tic del suo occhio è peggiorato, dando al suo aspetto quello che basta per essere ancora più malato.
E poi escono fuori.
Centinaia di uomini.
Sbucano fuori dai rami degli alberi, calandosi con delle funi.
Tutti sono vestiti di nero e sono muniti di uno strano fucile, dall'aspetto di un mitra. Per un attimo sembrano calmi.
Poi aprono il fuoco.
Sono ovunque.
I proiettili colpiscono i tronchi. Il rumore dei proiettili che impattano contro il legno è ovunque. Tutto è un caos indecifrabile.
Ci prenderanno. Sono in troppi.
Abbassiamo la testa. Malia estrae la pistola. E fa fuoco alle sue spalle.
Più e più volte.
Accelleriamo la corsa.
Oltre il prato c'è qualcosa che aggiunge adrenalina al mio corpo e alla mia mente.
Una strada.
Finalmente.
Credo sia un'autostrada ma non ne sono sicuro. Siamo vicini alla città.
Si. Decisamente.
Stiamo scampando alla morte.
Un ultimo sforzo. Dietro di noi, l'inferno.
Salto.
Atterro sull'asfalto della strada e non aspetto un secondo di più. Continuo a correre.
Malia è al mio fianco. Sono fiero di lei. Sono fiero soltanto di conoscerla.
Al di la della strada c'è una prateria immensa. Una distesa di erba secca. Al centro di questa prateria c'è la nostra unica fonte di salvezza possibile.
Una costruzione in cemento. Credo sia un magazzino.
Li non potranno entrare.
Corri, ragazzo. Corri.
Sudo. Incomincio ad avvertire fatica ma invece di fermarmi corro più rapidamente. Dobbiamo raggiungere quell'edificio prima che succeda qualcosa di brutto.
I proiettili colpiscono l'asfalto. Sono usciti dalla foresta. Ci stanno venendo incontro.
Malia corre più veloce di me. È due metri più avanti. Le gambe e le braccia che si muovono vorticosamente. Poi si blocca di colpo.
"MALIA CHE FAI? CORRI!"
Mi afferra il polso. Mi guarda spaventata.
"CORRI, VA! IO CERCO DI FARLI FUORI!"
L'esercito è molto più indietro rispetto a noi. Sta superando la strada e sta entrando nella zona erbosa. Sono molti di meno. Circa la metà. Le armi pronte a sparare.
Corro.
Sento Malia aprire il fuoco. Un colpo. Due colpi. Tre. Quattro.
Li sta facendo fuori uno ad uno.
Corro sempre di più.
Correre. Questa è la cosa che mi ha salvato. Correre e non fermarsi.
Davanti a me, sorge il magazzino. Un grande edificio di cemento. È davvero gigantesco. Con grandi finestre.
Ha una porta di ferro con una maniglia nera.
Mi getto sulla porta e tiro la maniglia. Si apre con un cigolio infernale
Vedo Malia correre all'impazzata verso di me. Con tutta la forza e la grinta che ha. Lancia il fucile attraverso la porta e atterra nel magazzino. Lei entra per prima.
Apro io il fuoco. Mi preparo.
Un colpo. Due colpi.
I corpi cadono a terra come conigli braccati dal cacciatore.
Chiudo la porta.
Nella serratura interna c'è una chiave.
La giro.
È bloccata.
Salvi. Non ci posso credere. Non riusciranno ad entrare. No che non ci riusciranno. Abbiamo vinto.
Abbiamo combattuto.
L'interno del magazzino è completamente vuoto. Non c'è nulla. Deserto. Sul soffitto ci sono dei pilastri orizzontali di cemento. Mi chiedo a cosa serva questo posto.
Malia mi guarda. Sorride. Anch'io sorrido. La cosa più opportuna da fare in quella distesa di cemento, che porta solo malinconia.
Ma la nostra felicità viene interrotta quando una granata cade dal nulla ed esplode ad un metro da Malia.
Uno scoppio fragoroso rimbomba per tutto l'edificio. Una gran puzza di bruciato invade l'aria e si insinua nelle mie narici.
Chi l'ha lanciata?
La mia domanda viene dotata di una risposta quando un uomo si sporge da uno dei pilastri del soffitto e, con una strana arma in mano, tira un colpo verso la mia direzione.
Mi manca.
Fa per tirarne un altro ma sono più veloce di lui e gli pianto un proiettile dritto nel petto. Cade a terra. Il corpo produce un tonfo e schizzi di sangue invadono il pavimento.
È morto.
Mi giro per annunciare a Malia che va tutto bene.

Ma non va tutto bene.
Malia è a terra in un lago di sangue.
No.
Getto a terra il fucile.

Corro da lei. No.
Non puo essere vero.

Mi getto a terra. La prendo tra le braccia.

Il mio compito è proteggerla.

"No Malia. No. Va bene. Va tutto bene. Andiamo ci siamo quasi."

Mi guarda.

Gli occhi più belli che io abbia mai visto.

Lo scoppio della granata gli ha squarciato il torace.

Scuote la testa. Assume uno sguardo terrorizzato. Alza una mano insanguinata verso l'aria e sbianca. Una lacrima scende lungo la sua guancia.

"Matthew che succede?"

La sua voce. Rotta dal dolore. Dalla fatica.

Le afferro una mano. Non se ne andrà e io lo so. Finché sarà con me non succederà nulla di brutto.

Ho le mani zuppe di sangue.

"Malia io ti amo."

Le lacrime scendono lungo le mie guance. La sto perdendo.
No, dannazione. NO.

Sembra non avermi sentito. "Che succede?"

Agguanto il suo zaino. Nella tasca anteriore ci sono due scatole di fiammiferi.

Ne prendo uno. Il mio ultimo desiderio per lei.

Lo posiziono nel palmo della sua mano.

Le bacio la fronte.
La amo così tanto.

No. Non può essere. Non può finire così.
Non per lei.

"Tu." Pronuncia le parole seguenti in un soffio. "Grazie per i ricordi."

Mi guarda per un ultima, eterna volta.

" Torna a casa. "

Poi chiude i suoi occhi.

Lasciando nient'altro che il silenzio.

deep shadow - a.g.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora