capitolo 13

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I pensieri piombano su di me come una valanga.
Dove sono?
Cosa è successo?
Cos'è questo posto?
Non riesco a ricordare. Nonostante cerchi di sforzarmi il più possibile non riesco. È tutto molto strano. Non riesco a formulare una risposta.
Sono sdraiato a terra. Pancia in giù. Il viso premuto contro il suolo. Freddo.
È tutto molto scuro. Sono circondato da pareti di roccia. Roccia bianca. Piccole macchiette di muschio verde spuntano qua e la. Ai piedi delle rocce spuntano ciuffetti di erba soffice.
Dove sono?
Cerco di muovermi. Tutti i muscoli del mio corpo sono indolenziti. Mi fa male tutto. Mi gira la testa. Come se me l'avessero sbattuta trenta volte contro un sasso.
Mi alzo in piedi. Per un attimo ho la sensazione di cadere a terra. Non ho equilibrio. Poi mi appoggio alla roccia. È fredda come il ghiaccio.
Sono ferito. Il viso mi brucia. Sono tagliato in molti punti del corpo e ho un grosso livido sul ginocchio.
Poi ricordo.
Il prato. Gli uccelli. La fuga.
Malia.
Non è più con me. Un senso di paura e terrore si fa strada nel mio corpo. Dov'è?
Devo ritrovarla assolutamente. È la mia unica possibilità di salvezza. Mi ha salvato da morte certa. E sono in debito con lei.
E poi la amo.
La amo più di me stessa. Se c'è una persona che sopravvivrá a questo inferno, beh non sarò io. Voglio abbracciarla adesso. Sentire il suo fiato sul mio collo. Il suo calore tra le mie braccia.
Devo muovermi.
Guardo in alto.
Sono in una fossa. Non troppo profonda. Ci devo essere caduto ieri, quando sono inciampato. Non ne sono sicuro.
Le pareti di roccia sono piene di sporgenze. Credo sarà facile uscire di qui. Un mio pregio è che sono molto agile e veloce. Ed è una cosa che sto riscoprendo molto bene ultimamente.
Mi aggrappo con forza ad una sporgenza nella pietra. Metto il piede su un'altra e spingo forte. Metto la mano su un'altra sporgenza e mi aiuto di nuovo con i piedi. Con grande fatica, mi arrampico sulle rocce ed esco fuori da quel buco nel terreno.
Il pozzo è in fondo ad una grande discesa. Una striscia di terra molto ripida che scende giù per una collinetta. Il suolo è ricoperto da un manto di foglie.
La luce penetra attraverso i rami degli alberi e illumina a chiazze il terreno. Fa freddo.
Devo cercarla. È sicuramente da qualche parte nel bosco. Avrà preso un'altra strada quando ci siamo divisi. Chi può dire quanto si sarà allontanata.
Incomincio a risalire la collinetta. Determinato a trovarla. Ho mille pensieri per la testa ma per una volta sono felice di poter rendermi utile.
Accellero il passo. Arrivo alla fine della salita. Continuo a camminare e pochi metri più avanti ritrovo il mio arco. A terra. Devo averlo perso durante la fuga.
Lo prendo e continuo la mia ricerca.
Prima di tutto devo trovare delle tracce. Devo capire in che direzione è andata.
Percorro il bosco in lungo e in largo. Grido il suo nome. Nulla.
Non ricevo risposta. L'unico suono presente è il fruscio delle foglie.
Poi sento qualcosa.
Uno sparo. Netto. Distinto.
È lei. Ne sono sicuro. Vuole farmi capire che lei c'è. Forse ha bisogno di aiuto.
Comincio a correre nella direzione in cui ho sentito lo scoppio. E incocco una freccia. Non si sa mai.
Corro tra gli alberi. Tiro fuori la mia pistola e sparo anche io un colpo. Poi la metto in tasca.
Subito dopo ne sento un altro.
Corro ancora più veloce. La sento. È così vicina. Manca così poco.
Ma più mi avvicino più le cose cambiano.
Sangue. Ne sento l'odore. È sulle foglie. Chiazze rosso scuro sul terreno.
Un cespuglio è completamente aperto a metà. Come se qualcosa di grande ci fosse caduto sopra. Lo oltrepasso e poi la vedo.
Malia è ai piedi di un albero. Metà della sua faccia è insanguinata.
Non ha più il giubbotto. Il suo maglioncino è strappato in più punti. Le maniche tirate in su. Le braccia sono piene di tagli.
È bianca in viso. Gli occhi lucidi. Il viso deformato in una smorfia di dolore.
Mi precipito da lei. C'è qualcosa che non va. Decisamente.
"Malia ma cosa.." mi interrompe.
"Matt. Va avanti senza di me. Te la saprai cavare. Io..io me la cavo da sola."
Lancia un urlo che riecheggia per tutta la foresta. Ha qualcosa che non va nella sua gamba. Credo sia slogata. Devo aiutarla.
"Malia ascoltami. Io non ti lascerò mai da sola. Mettitelo in testa. Ora fammi controllare la tua gamba."
Mi fulmina con lo sguardo. I suoi occhi verdi guizzano su di me e mi squadrano.
"Matt dico sul serio. Lasciami qui. Vuoi sopravvivere? Vuoi farla pagare a quel pazzo che ti ha rovinato la vita? Fallo. Ma senza me."
Che vuol dire senza lei? Io non la Lascierò mai. Mai.
E come fa a sapere dell'incendio?
Mi viene da piangere. Da abbracciarla. Da baciarla.
Ma non posso.
"Malia guardami. Ho ripromesso a me stesso che non ti avrei mai abbandonata e di certo non lo farò ora. Sei tutto per me. Finché ci sarò io tu non morirai. Hai capito? Se ucciderò quell'uomo, lo farò con te."
Ci guardiamo.
Metto una mano in avanti. Le sposto delicatamente le mani dalla gamba. Con un tocco leggero.
La gamba sembra messa male. È gonfia. Devo provare a rimettergliela apposto.
"Malia farà un po' male."
Chiude gli occhi. E mi stringe il braccio.
E ora viene la parte difficile. Devo far rientrare l'osso nella sua sede. E in fretta.
Incomincio. Le afferro l'osso e lo smuovo cercando di farlo tornare al suo posto. Sento la sua morsa sul mio braccio stringersi. Sempre di più. Fa un verso di dolore. Poi incomincia ad urlare.
Manca poco lo sento.
Continua ad urlare. Comincia a diventare straziante. So che gli fa male e lo percepisco.
Un'altro poco.
Poi le urla cessano.
Fatto.
Le tolgo le mani dalla gamba. Finalmente. Sono sudato. Ho temuto di non potercela fare. Di doverla lasciare li ad urlare per un altro minuto.
Sta respirando profondamente. Gli occhi chiusi. Mi avvicino a lei.
"Va meglio?"
Annuisce. Sulla sua bocca compare un lieve sorriso.
Poi mi abbraccia. Di colpo.
Le sue braccia. Strette attorno a me. E le mie strette attorno a lei. Mi stringe sempre più forte. La sento piangere.
La amo da morire. Se devo morire morirò con lei.
Vorrei congelare questo momento nel tempo. Viverlo per sempre.
"Ti amo Matthew."
"Anche io. Ti amo anche io."
Poi si scioglie dalla mia morsa e mi guarda dritto negli occhi. I suoi occhi verde foresta. Profondi come la sua anima.
Una lacrima scende lungo la sua guancia.
Poi mi bacia.
La bacio anche io. Le prendo il viso tra le mani e scanso via le lacrime dalle sue guancie. Un bacio che sa di tristezza e solitudine ma allo stesso tempo di amore. Puro.
Le sue morbide labbra contro le mie.
Solo anime perse tra la realtà e l'immaginazione.


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