Tutto trema.
Mi sento debolissimo. Fa un freddo glaciale.
Non so cosa abbia appena visto. Se era reale. Se questo posto esiste sul serio.
Se questa vita è reale.
Se io esisto. O faccio parte di un sogno eterno.
Tutto è calmo. Non sento nulla. Non c'è rumore.
Forse è meglio così.
Sto per morire. Nessuno mi troverà. Ne sono certo. Morirò solo. Lontano da casa. In quella che sarebbe dovuta essere una semplice vacanza per me. Morire per infezione non era nei miei programmi quest'anno.
Chissà com'è morire. Beh, probabilmente lo scoprirò presto. Molto presto.
L'odore incomincia a levarsi nell'aria. Un odore orrendo. Di carne marcia e sangue secco. E so già da dove proviene.
Le ferite causate dai vetri sono ancora aperte e si sono infettate sul serio. La maglietta è piena di sangue. Scuro. Quasi nero. Ho sanguinato davvero tanto. Il freddo ha provveduto a seccarlo per bene.
Sono sporco. Steso a terra. Nell'erba giallastra. Mi sento viscido. Mi sento a malapena un essere umano. Sono più simile ad un verme. Un mucchio d'ossa insignificante.
Tremo.
Dalla testa ai piedi. Come una foglia.
Voglio smettere adesso. Non ce la faccio più. Voglio riposare.
Ma potrei non risvegliarmi.
Urlo con tutto il fiato che ho.
Un urlo straziante che si trasforma in singhiozzo e poi in pianto. Un pianto sfrenato.
Perché io? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo. Non lo merito. Voglio stare con Ashley. Mi ero ripromesso che se fossi morto sarei stato accanto a lei. Non in un prato.
Accanto a lei.
E non finirà così.
Morirò accanto a lei, guardandola negli occhi e dicendole "Ti amo e ti amerò per sempre".
Perché è così che sarà. La amo e l'amerò per sempre.
E finalmente quello che aspettavo.
Quell'ondata di motivazione. Quella che mi viene ogni volta che non riesco a fare qualcosa. Quella che trova sempre la strada dentro di me. In qualsiasi situazione.
Di colpo. Succede in una frazione di secondo. Mi stendo a pancia in giù e inizio ad avanzare aiutandomi con le braccia. Stringo i denti. Il dolore è disumano.
Le ossa sembrano sul punto di spaccarsi a metà. La mia testa sembra esplodere. Ogni vena del mio corpo si gonfia e il cuore mi martella nel petto come se volesse uscire.
Le ferite riprendono a sanguinare. All'improvviso.
Devo fermarmi. Il dolore è troppo intenso.
Mi fermo sotto un albero di pino.
Le foglie sibilano sopra di me. Sibilano sul serio. Come serpenti. Sto impazzendo. Quest'infezione deve causare seri danni anche a livello cerebrale.
È come se stessi perdendo la ragione.
Con un movimento improvviso mi metto in ginocchio e mi appoggio al tronco. È freddo e duro. Mi fanno male la schiena e le gambe. Non le sento più.
Sento gli occhi pesanti. Guardo di fronte a me.
Il falò è lontano. Abbastanza. Riesco a vedere le pietre lontane, dall'altra parte del prato. I pini verdi.
Sollevo un lato della maglietta per vedere com'è grave la situazione.
Vorrei non averlo mai fatto.
I tagli sono molto più grandi di quanto pensassi. Intorno ad ogni feritac'è una zona violastra che deve essere l'infezione. C'è sangue ovunque.
Non oso nemmeno toccarle. Non voglio.
Una cosa è certa. Le ferite sono ancora aperte dopo un giorno e mezzo. E devo chiuderle.
Un pensiero agghiacciante mi passa per la mente.
Devo cucirle.
No. Aspetta. Come diavolo faccio?
Non ho nulla per farlo. Mi servirebbe un ago ma non ce l'ho. Mi servirebbe un filo ma non ce l'ho.
Dannazione!
Potevo salvarmi e invece niente.
Dio vuole farmi morire.
Non c'è niente di simile ad un ago. Devo per forza trovare qualcosa altrimenti non pos..
Aspetta.
Aspetta.
Un idea. In realtà ce l'ho qualcosa di simile ad un'ago.
Le frecce.
Ne tiro subito una fuori dalla faretra. Il piumaggio è tutto arruffato.
La punta. Non molto grande. Sottile. Tagliente.
Perfetto.
Mi servirà soltanto a fare il buco nella pelle. Poi provvederò.
Mi tolgo del tutto la maglia. Fa un freddo bestiale. Lo sento nelle ossa.
Mi preparo al peggio.
Ho visto mamma farlo una volta e non sembra piacevole.
Prendo una ferita a caso. Sul fianco. E inizio.
Appoggio la punta della freccia sulla carne. Stringo i denti e mi preparò. Il metallo freddo sulla carne incandescente.
Spingo un po.
La punta buca la pelle. Un rigagnolo di sangue scende giu per il fianco. Continuo.
È doloroso ma tengo duro.
Ne faccio sei in totale. Tre su un lato della ferita e tre sull'altro lato. Così faccio per l'altra ferita. E così per l'altra ancora. E quella dopo.
Ne ho contate sei in tutto. Sparse sul mio corpo. Dal fianco fino al collo.
C'è sangue ovunque. A terra. Su di me. Ovunque.
Ora mi serve un filo.
Stoffa.
Altra idea.
Prendo la punta della freccia e la infilo nel tessuto della maglietta. Con un movimento rapido strappo un filo sottile di tessuto bianco. È abbastanza resistente.
Ricomincio dalla prima ferita.
Con molta cautela.
Faccio passare un capo del filo nel primo foro della prima ferita. Brucia. Tantissimo. Urlo.
Lo stesso capo lo faccio passare nell'altro foro.
Poi, stando attentissimo a non tirare troppo, stringo e faccio un piccolo nodo.
Una volta finito di ricucire, passo all'altra ferita. Taglio il filo e rincomincio.
È un processo interminabile. Ma alla fine ce la faccio.
Tutti i tagli sono ricuciti.
Mi alzo con fatica. L'odore è ancora nell'aria. Vomito. Sangue.
E poi, come di botto gli occhi si fanno pesanti.
E crollo nell'oscurità più totale.

STAI LEGGENDO
deep shadow - a.g.
Adventure"Matthew Jason Cantrell. 15 anni. Denver, Colorado. Vita perfetta. Soldi. Feste. Una ragazza. Un viaggio. Un tragico incidente. Una fuga. Una nuova conoscenza. Lotta per la sopravvivenza. Perché niente e nessuno è come sembra se si tratta di affr...