capitolo 11

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Passano in fretta.
Tre giorni.
Sono passati tre giorni. Completamente uguali. Niente di nuovo. Tutto calmo. Non ci sono stati imprevisti. Nemmeno uno. Ed è quello che mi spaventa.
Bah. Meglio così.
Abbiamo viaggiato moltissimo. Tre giorni di intenso viaggio attraverso la foresta. Non ci siamo mai allontanati dalla folta vegetazione del bosco e abbiamo sempre camminato all'interno di esso. Malia non faceva altro che ripetere la stessa identica cosa, ovvero che saremo stati più al sicuro sotto le chiome degli alberi. Da una parte ha ragione. Non si puo mai sapere cosa c'è li fuori allo scoperto. Chi può vederti. Chi può sentirti. Ma da una parte rimanere per tre giorni nella fitta vegetazione di una foresta è non riuscire nemmeno a vedere la luce del sole non è il massimo.
Voglio uscire di qui. Anzi, Voglio proprio andarmene. Via di qui. Da questo posto. Voglio tornare a casa.
E ce la farò.

Le acque del Little Chuck scorrono impetuose verso valle. Acqua cristallina. Quel torrente dona al paesaggio un aria ancora più fredda. L'ambiente attorno a noi è sempre avvolto in quel velo d'ombra perenne, che ricopre gli alberi, le rocce, i rami e i nostri volti. Nessuno accenna una parola. I volti consumati dalla fatica. Per essere Novembre fa davvero molto freddo. I tronchi bruno-scuro delle conifere sono ovunque. Malia mi ha detto che da queste parti la neve cade già a Novembre. Spero di uscire di qui prima che accadrà. O le cose si complicheranno.
Siamo ai piedi di una montagna. Dobbiamo percorre parecchi chilometri ancora, prima di arrivare in città. Abbiamo riposato poco e siamo stanchissimi. O meglio, io sono stanco. Lei sembra instancabile. Non so da dove prenda tutta questa forza e determinazione. Praticamente è lei che decide i nostri piani. Giorno per giorno. Non so cosa avrei fatto senza di lei.
I miei scarponcini calpestano aghi di pino e spezzano bastoncini. Respiro regolarmente. Il mio respiro si congela nell'aria. Una nuvoletta calda che esce dalla mia bocca. Il naso mi fa male. Le gambe ancora di più. Ho i muscoli indolenziti. Malia anche sembra molto affaticata. E infatti si ferma.
Siamo arrivati su un terreno un po più pianeggiante. Il Little Chuck scorreva accanto a noi. Si volta verso me.
"Basta. Fermiamoci." Si toglie lo zaino dalle spalle e si siede a terra. Su una grande pietra.
Poggio l'arco a terra, mi tolgo lo zaino e faccio lo stesso. Lei si porta le mani al viso e fa uno sbuffo. Si stropiccia gli occhi, poggia i gomiti sule ginocchia e poi rotea gli occhi.
"Puzzo come una capra. E tu peggio di me. Mi vado a lavare."
Si dirige verso il fiume, dove l'acqua sembrava un pochino più alta. È un punto calmo. Ci siamo fermati in una zona più pianeggiante.
Ma è pazza? Faranno -1 gradi sotto lo zero. Però è vero, non ho un buon odore. Decisamente.
È ferma in riva al fiume. Si sta sfilando gli scarponcini e i calzini. Si volta verso di me, saltellando con un piede solo.
"Che fai vieni o no?"
"Si eccomi."
Mi dirigo verso la sponda. Un fascio di luce illumina l'acqua, che brilla e si colora di mille sfumature.
Mi tolgo anche io le scarpe. Malia è a piedi scalzi nell'acqua.
"È fredda?" Da l'aria di non essere proprio una spiaggia tropicale.
Le sue piccole dita si muovono nell'acqua limpida. "Non così tanto. Si può reggere."
Mi tolgo i calzini e metto un piede in acqua. Mi arriva alla caviglia. È fredda ma è vero, si può sopportare.
Con la coda dell'occhio vedo Malia che si toglie il cappotto e lo poggia a terra. Poi si siede e si toglie i pantaloni.
Mi sfilo i jeans, li arrotolo e li lancio in direzione degli zaini. Mi tolgo anche io il cappotto.
Malia si sfila il maglione e poi la maglia, rimanendo in canottiera. Rimango a guardarla. È bellissima.
"Non mi da fastidio se mi guardi."
"Ehm non ti preoccupare non ti sto guardando."
Bugia.
Si toglie anche la canottiera. Mi da le spalle.
"Ah no?"
Si tira i capelli dietro le orecchie. E poi si toglie il resto.
"E adesso?"
Ringrazio il cielo che sia girata e non riesca a vedere il mio volto diventare rosso dalla vergogna.
È completamente nuda.
Cerco di guardare altrove.
Poi si incammina verso il centro del fiume. L'acqua le arriva alla vita. E si immerge.
Finisco di togliermi i vestiti e entro in acqua.
È una sensazione piacevole. L'acqua mi arriva alla vita. Finalmente un pò di freschezza. Posso ripulirmi da tutto. Ci voleva.
Mi immergo fino al collo. Mi sfrego le braccia e tutto lo sporco va via. Mi lascio andare. Finalmente sono pulito. Non mi lavo da una settimana. Mi bagno anche i capelli. Li pulisco bene, cercando di togliere ogni traccia di sporcizia. Mi lavo per bene anche il resto del corpo.
Gli uccelli volano da albero in albero. Malia fa le mie stesse cose. Si immerge e poi riemerge. I suoi capelli sembrano più scuri da bagnati.
Passa qualche minuto e incomincia ad essere freddo. Esco per primo dall'acqua e mi rivesto con calma. Una buona mezz'oretta dopo anche Malia esce. Si riveste.
E poi ripartiamo.
Lei mi guida. Io seguo lei. Passiamo attraverso gli alberi e i cespugli, che mano mano si stanno facendo più rari.
Qualcosa sta succedendo. Tra le radici degli alberi incomincia a spuntare dei ciuffetti d'erba. Erba soffice e verde. Più andiamo avanti e più c'è erba, fino a quando non arriviamo al limitare di una prateria immensa.
Il sole batte forte. Finalmente. Luce e libertà.
Rimaniamo stupiti. Siamo su una collinetta a quanto pare. Il vento soffia.
Sul viso di Malia appare un sorriso. E sul mio anche.
Aria fresca.
Avanziamo un po di metri. Siamo nel prato. L'erba ci arriva alle caviglie. Iniziamo a correre. Veloci.
Giovani. Selvaggi. Liberi.
Poi ci fermiamo e ci gettiamo a terra. Come bambini. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere. Risate piene di felicità.
Le nostre mani si toccano.
Stringo la sua.
Stringe la mia.
Poi ci mettiamo in ginocchio e guardiamo verso l'altro lato del prato.
"È proprio bello." È la prima volta che la vedo davvero felice. Gli occhi verdi che guardano lontano. Il volto sorridente.
Dall'altra parte della prateria ci sono degli alberi. E sopra ai loro rami è pieno di uccelli.
Pieno. Sono davvero tanti. Neri.
Ad un tratto volano tutti insieme, sollevando un ondata di confusione, in cui si mescolano stridii e battiti d'ali. Uno stormo di ali nere. Volano sopra di noi.
Rimaniamo solo noi due. Sotto il sole. La luce. In un campo. A stringerci la mano.
Basta pensare ad Ashley. Tanto probabilmente morirò qui. Adesso è Malia che amo. La mia unica ragione di benessere. Di felicità.
Ti amo.
Sto per dirglielo quando lo stormo nero si abbatte su di noi, facendo piombare il mondo nel caos.

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