capitolo 3

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Scappa
Questo è il mio unico pensiero.
Scappa
Adesso
Non riesco a fare niente. Non mi muovo. Non corro. Rimango la. Fermo. Immobile. Con lo sguardo perso. A pensare a quella che una volta era la mia famiglia. Mia madre. Mio fratello. Mio padre? No, lui non era parte della mia famiglia. Si merita in tutto e per tutto quello che ha subito.
Doveva soffrire.
Ma in qualche modo non posso dimenticare il suo viso in quegli ultimi momenti. La sua lacrima. Il suo sono fiero di te. La sua figura data in pasto alle fiamme.
Perché?
Perché lo ha fatto? Forse si sentiva in colpa per avere ucciso Jace e mamma.
Beh, sentirsi in colpa è il minimo.
Credo.
Adesso è finita qua? Sono orfano. E orfani lo si è per sempre.
Un quindicenne. Da solo. Morirò così. Ne sono certo. Perso a non si sa quanti chilometri lontano da casa. Via dai suoi amici. Dalla gente che ama.
Scappa
Devo alzarmi
Scappa
Un brivido mi percorre la schiena. Un brivido così forte da dare energia a tutto il mio corpo. Devo correre. Devo mettermi in salvo. Quell'uomo potrebbe essere nei paraggi. E con lui altri.
Cosa ci faccio ancora qui.
Scappa.
Con uno scatto balzo in piedi. I muscoli pronti. Mai stati più pronti. Mi sento le gambe morire dalla voglia di correre.
Corri ragazzo, corri.
Corro. Più che posso. Veloce. Agile. Mi sento invincibile. Devo arrivare alla foresta. Da lì posso raggiungere la città. La città è la mia unica possibilità. Mi serve un posto in cui stare. Per un bel po di tempo. Poi chiamerò da un telefono e mi farò venire a riprendere. Ma non bisogna pensarci ora. Ora devo correre.
Dietro di me il bungalow è ancora in fiamme. Lingue di fuoco escono dalla finestra che ho rotto. Il vetro rimasto scintilla come un diamante.
Mi fa ancora parecchio male la testa e alcune volte rischio di cadere o andare a sbattere agli altri bungalow. La maglietta è mezza bruciata e macchiata di sangue. I vetri mi hanno ferito. Ma ci penseremo dopo.
Poi mi ricordo.
Matt. Malia.
Che fine hanno fatto?
Sono morti? Il pazzo li ha uccisi? E quello sparo? Se fosse stato indirizzato a lui? O lei? Se sono vivi possono darmi una mano.
.
Mi blocco di colpo. Cerco con lo sguardo il bungalow dove vivono Matt e Malia. Dov'è? Non lo trovo.
Eccolo.
È molto più grande degli altri e ha delle corna di cervo appese sopra la porta. Corro in quella direzione. Devo avvertirli di quello che è successo. Di quello che ha fatto quel folle. Devo vedere se stanno bene. E voglio rivedere Malia. Voglio dirle che mi dispiace. Per ieri. Che va tutto bene.
Arrivo alla porta principale. È pitturata di rosso ed è fatta dello stesso legno degli altri bungalow.
La spalanco senza pensarci due volte.
È buio. E c'è un forte odore di legno. E di qualcos'altro. Non so specificarlo. Cerco un interruttore e alla fine lo trovo.
Si accende la luce.
Caos.
Tavoli a terra. Vetri frantumati. Sedie ribaltate. Sportelli aperti.
Due corpi a terra.
Mi avvicino lentamente. Cauto. In preda all'orrore.
Matt.
Il corpo dell'uomo giace a terra senza vita. Lo sguardo perso in un altro mondo. Vuoto. Ha uno squarcio sul petto. La camicia è completamente zuppa di sangue. Sicuramente deve essere stato ucciso da quel colpo di pistola. Da quel folle.
Accanto a lui giace il corpo di una donna che non ho mai visto prima. Capelli biondi. Magrolina. Sembra che fosse sui quarant'anni. Negli occhi c'è la stessa espressione di Matt. Sicuramente era la madre di Malia.
Aspetta.
Dov'è Malia?
Non c'è.
La chiamo.
"Malia!"
Niente
"MALIA!"
Niente
"MALIA SONO IO! MATTHEW!"
Ancora niente risposta. Incomincio a preoccuparmi. E se l'avessero presa? Non posso pensarci.
Esco dalla casa. Sono terrorizzato. Ho paura che quel folle possa risbucare da un momento all'altro. Sicuramente è ancora qui. Me lo sento. È armato.
Mi serve un arma. Devo difendermi. Dove la prendo un...
Che stupido.
Non ci avevo pensato prima.
Il deposito per arcieri.
Devo correre. Devo mettere le mani su un arma. Non fa niente di che tipo. Basta che sia un arma. Devo attraversare la foresta per arrivare in città. Credo che ci voglia più di un giorno. Devo essere equipaggiato. Provviste, armi e altra roba utile. Non so cosa ci può essere la fuori. Ma devo prepararmi.
Prima di andare al deposito devo prendere del cibo. Scavalco, con orrore, il cadavere di Matt e vado alla dispensa. Sicuramente c'è qualcosa. Infatti. Ben cinque barattoli di zuppa di pesce, tre di sottaceti, un pollo e due pezzi di formaggio. Mi serve un posto in cui metterli. Non posso portarli a mano. È troppa fatica. Adesso mi tocca cercare anche un contenitore. Devo sbrigarmi. Nella sala non vedo nulla. Non c'è nessun contenitore. Bene.
Devo esplorare il resto della casa. Mi incammino verso il corridoio. È bella come casa. Le assi di legno scuro si intonano perfettamente al soffitto. Non è un brutto posto in cui vivere. Non era un brutto posto in cui vivere. Appese al muro del corridoio ci sono parecchie foto. Alcune ritraggono la famiglia. Altre Matt con Malia. Un'altra Matt che pesca. Alcune una bambina che di sicuro deve essere Malia da piccola.
Ricordi persi in una notte.
Arrivo ad una camera in fondo al corridoio. La porta è aperta. La luce della luna entra dalla finestrella e illumina il pavimento. Ha un aria molto spettrale. Ma avanzo.
Deve essere la camera di Malia. C'è un unico letto e una scrivania. C'è un buon odore. Molte foto sono appese ai muri. Malia che va a cavallo. Malia con suo padre. Malia che pesca. Malia che va a scuola. Cose così.
Una ragazza che non c'era più.
Eccolo la.
Su una sedia c'è uno zaino nero. Sembra di pelle. Bello resistente. Lo agguanto senza pensarci due volte. Senza curarmi nemmeno di quello che c'è dentro. Sembra che qualcosa ci sia ma non mi interessa. Corro in corridoio e torno in cucina.
I cadaveri sono ancora li. Immobili. Mi avvicino alla dispensa e apro gli sportelli. Infilo dentro tutto il cibo e lo richiudo. Me lo metto in spalla.
Le ferite mi sanguinano ancora. Sento i vetri nella pelle. Devo muovermi.
Riscavalco il corpo di Matt e riapro la porta.
Anche l'ultimo lampioncino la fuori si è spento. È completamente buio. L'unica luce è quella della luna. Una palla tonda e bianca. Ferma. La nel cielo. Come se mi volesse ricordare che tutto dura poco. Che tutto ci mette un secondo a crollare. Devo andare.
Corro. Per il prato. Devo raggiungere il cortile e devo andarmene il prima possibile. L'aria era fredda. Mi fanno male le gambe. Voglio essere in un altro posto. A casa. Con Ashley. A coccolarci sul divano vedendo un film. Come facevamo sempre. E invece no. Sono qua.
Sono sopravvissuto alla morte.
O forse no.
Arrivato in cortile, giro subito a destra. Supero la catasta di legna e raggiungo il casotto. Gli alberi nel cortile sembrano vivere di vita propria. Inquietante.
Apro la porta di legno del "DEPOSITO PER ARCIERI" e subito vengo invaso da una puzza di chiuso. Chissà da quanto non veniva aperto quel ripostiglio. Sapeva di muffa.
Cerco un interruttore e lo trovo sulla parete esterna. Subito una luce gialla invade la stanza. Proviene da una lampadina sul soffitto.
È uno spettacolo impressionante.
Una cinquantina di archi e frecce sono poggiati su degli scaffali impolverati. Sembrano fatti di legno. Delle balestre sono attaccate al muro. Mi chiedo se sia legale tenere così tante armi in un ripostiglio. È un arsenale spaventoso.
Mi avvicino. Sembrano molto resistenti. Gli archi e le frecce sono decisamente di legno. Un legno chiaro e lucente. Ne tocco uno. È liscio. La corda è molto tesa. Deve essere parecchio potente. Le frecce hanno delle piume bianche e nere. La punta è di ferro.
Non ho mai impugnato un arco. Non ne ho mai teso uno. Ma credo sia facile dopo tutto. Le frecce sono in una faretra di cuoio. Ora devo solo sceglierne uno. Ce ne sono di vari colori. Marroni, Bordeaux, Rossicci. In alto ne noto uno.
È nero.
Lucido.
Con un impugnatura di pelle. Le frecce sono marroni con le piume nere. La corda è rossa e marrone. Molto tesa.
Prendo quello.
Mi metto la faretra con le frecce in spalla e impugno l'arco.
Sono pronto.
A terra noto anche un accetta. La metto nello zaino. Non si sa mai.
Adesso posso affrontare il viaggio. Posso andare in città. Devo tornare da lei. Da Ashley.
Incomincio a correre velocissimo. Sono deciso. Adesso o mai più.
Corri ragazzo, corri
Arrivo alla staccionata e la salto.
Mi ritrovo davanti il bosco. Buio. Pieno di ombre.
Corri ragazzo, corri
Devo correre. Adesso o mai più. Era quasi l'alba. Il cielo si era un po schiarito ma era ancora abbastanza buio.
Corri ragazzo,corri
Scatto nel bosco. Sento il terreno sotto di me. Mi sento osservato. Sfreccio attraverso i pini. Un paesaggio misterioso e allo stesso tempo inquietante. Metto le mani sui tronchi per orientarmi. Non vedo niente. Mi fermo. Sento il mio respiro che gela nell'aria. Il petto si abbassa e si alza. Non ce la faccio più.
Devo correre.
Corri ragazzo, corri
Riprendo a correre. Le ferite mi fanno malissimo. Sento il sangue che esce a fiotti ad ogni passo che faccio. Proseguo. Il bosco è grande. Devo scappare. Via.
Volare via da quest'ombra.
La riesco a immaginare come una bestia. Riesco a vedere i suoi occhi. Giù nel profondo. Che brillano nella notte.
Ripenso ad Ashley.
Sei tu. È per te che sto combattendo. Non voglio morire. Tornerò per te
Penso a lei sempre di più. Poi il mio piede urta qualcosa. Qualcosa di grande.
Un dolore lancinante mi attraversa il corpo e urlo.
Un urlo di dolore disumano.
Devo tornare da lei
Cado a terra. Evidentemente c'è una discesa perché rotolo giù per il terreno. Non vedo niente. Urto parecchie cose mentre cado. Credo siano rocce. Poi tutto si ferma. Tutto è immobile. Devo essere alla fine della discesa. Provo a muovermi. Non ci riesco.
Riesco a formulare un unico pensiero.
Ti amo Ashley
Poi il buio.

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