4 - IERI: Trasloco

1.3K 115 15
                                    

"Elena la smetti di fissare il vuoto", Hanna mi passa la mano davanti agli occhi più volte.
"Scusa" dico distrattamente, mentre finisco di mettere nello scatolone l'ultimo sacchetto con le scarpe da ginnastica.
Velocemente Hanna lo chiude con lo scotch e scrive con un pennarello 'vestiti Elena - 3'.
"Mamma, la smetti di essere così precisina. Tanto dovrà aprire tutti gli scatoloni quando sarà nel nuovo appartamento. Credo che Elena sia in grado di capire che quelli sono i suoi vestiti", dice Kate ad Hanna che risponde con uno sbuffo mentre solleva lo scatolone e lo mette in corridoio, pronto per essere caricato sul camion.
"Credo che a mia mamma dispiaccia che ve ne andiate. Ha sempre tutto sotto controllo, il fatto che vi trasferiate la turba un po'", mi dice Kate stando ben attenta a non farsi sentire da sua madre.
Abbozzo un sorriso.

Lasciare casa Husher mi dispiace.
Kate era una perfetta compagna di stanza, ho passato nottate intere a chiacchierare con lei; i pranzetti di Hanna non erano niente male, a parte la pasta che così cotta sembrava colla; Roger era sempre gentile con me, mi prestava anche i suoi preziosi libri d'arte.
In questi due mesi, ho imparato a vivere la loro quotidianità. Mi piaceva.
Mi piaceva essere ascoltata, accudita, coccolata.
Non che mio padre non pensi a me, ma senza mamma non è più lo stesso. Lo so io, lo sanno gli Husher e lo sa anche lui.
Sembra perso, lontano con i pensieri.
Con il nuovo lavoro presso la casa editrice Golden Rose le cose vanno un po' meglio, ha conosciuto nuovi colleghi, ritrovato vecchi compagni di Università e sembra un po' più sereno. Ma la notte lo sento agitarsi. Piange.
Piange perché non riesce a rassegnarsi del tutto.
Credo che un giorno speri di trovarla a casa, alla scrivania, intenta a leggere un libro con una matita dietro l'orecchio, come faceva sempre quando traduceva un testo.
Io so che non accadrà più. Lui no.

Vorrei strappare la tristezza dal suo cuore e buttarla via, lontano.
Vorrei vederlo sorridere, solo per un giorno.
Mamma mi diceva che siamo tutti di passaggio, che si deve pensare a vivere, che la vita è bella, unica, e non ci si deve buttare giù. Mai. Perché i momenti buoni arrivano per tutti, basta saper aspettare ed imparare ad amare.
Amare tutti: amici, parenti, amanti, ma soprattutto i nemici.

"Elenaaaa", mi urla Hanna dal salotto, "Hai dimenticato di mettere via la tua divisa della gelateria, l'ho trovata nel bagno qui sotto".
"Cavolo", dico, mentre corro a due a due le scale per andare a prenderla.
Kate mi segue ridacchiando: "Dove hai lasciato la testa, in libreria?".
"Shhh", tappo la bocca alla mia amica, mio padre non vuole che io esca con dei ragazzi, pensa che sia troppo piccola, "Non parlare, accennare, insinuare, nulla che riguarda Nik. Mio padre ha il radar per queste cose" dico categorica.
"Ma allora lo rivedrai?", mi chiede maliziosa Kate.
"No, certo che no. Come potrei fare? Mica vado a Yale", le rispondo a bassa voce.
"Ma dai? Credevo fossi una studentessa di giurisprudenza", Kate parla con i toni bassi cercando di imitare una voce maschile.
"Giurisprudenza?", mio padre spunta alle nostre spalle con uno scatolone tra le braccia.
Attimo di panico.
Devo inventarmi qualcosa.
"Già, Kate ha visto i corsi di giurisprudenza di Yale su internet. È rimasta molto colpita", dico con la mia solita faccia tosta ed un sorriso smagliante. Sono brava ad improvvisare.
"È un corso di studi molto difficile, sono felice che tu stia pensando al tuo futuro, a differenza di qualcun altro di mia conoscenza", mio padre mi fissa con troppa insistenza.
Senza rispondergli, corro da Hanna a prendere la mia divisa della gelateria.

In un paio d'ore riusciamo a trasportare tutti gli scatoloni nel nuovo appartamento, non è enorme, ma ho una stanza tutta per me.
Impieghiamo tutto il resto della giornata per organizzare la casa, il più grosso almeno. Hanna dirige tutto con polso fermo, mentre tutti noi corriamo da una parte all'altra a svuotare, piegare, infilare tutto quello che ci capita a tiro.

"Senti Elena, tra pochi giorni inizia la scuola. Le cose che devi fare sono molte, per prima cosa devi organizzare la tua postazione studio, poi ritirare le divise del Trinity Institute, riempire il frigorifero di cibi sani...", Hanna ha in mano una lista di cose che neanche in un anno potrei fare, figuriamoci in meno di una settimana.
Kate prende di mano il foglio alla madre:"Ok, mamma. Non assillare Elena. Già lo fai con me!".
Le braccia conserte di Hanna, la fronte corrugata e le labbra strette della donna, non sono un buon segno.
Meglio filare.
Decido di sgattaiolare via prima che madre e figlia inizino a litigare.

Mi rintano nella mia camera, che sembra più un campo di battaglia, con tutti i cartoni e sacchetti sparsi in giro, in attesa che mi venga la voglia di sistemare tutto quel caos.
Senza rendermene conto mi massaggio la testa nel punto esatto in cui il libro di Nik mi è caduto sulla testa. Ho un piccolo bernoccolo proprio sulla parte superiore del cranio.
Lo schiaccio leggermente e sorrido.
Fa male, ma mi importa poco, quel piccolo male rende più vero il ricordo dell'incontro.
Lo rende vivo e mi fa sentire meno sola.

>>>>>>>>>>>
Spazio autrice:
Questo è un capitolo di passaggio.

Se vi piace mettete stelline e commenti.
Se avete consigli fatemi sapere.

Nel prossimo capitolo inizierà la scuola. ;)

Ho una pagina su Facebook con immagini, video e molto altro.
Se volete seguire i contenuti extra, cercate: Sospiri_amore

Back For Love 1 {High School} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora