53 IERI: Epilogo? (Una tela bianca)

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... Credo non a tutti sia arrivata la notifica. Guardate se avete letto il capitolo precedente...

Dalla finestra della mia camera entra un'aria tiepida. Il profumo dell'estate è ovunque: nei frutti dolci sugli alberi, nelle risate dei bimbi che giocano per strada, negli scampanellii delle biciclette.
La vita scorre, va avanti per tutti.
Papà ha avuto una bella promozione, deve lavorare su una collana di libri che ha riscosso molto successo negli USA. Ha un team di collaboratori che lo aiutano, una bella soddisfazione. Ogni volta che mi racconta qualcosa del lavoro, qualche novità, io sorrido.
È più felice quando sembro serena.
Già.
Tutti sono più felici quando sembro serena.

Incurva quelle cavolo di labbra. Dai, tirale su.
Muoviti Elena. Non vedi che poi si preoccupano.

Se fingo di stare bene, nessuno mi chiede più nulla. Hanno il timore che qualche domanda di troppo possa risvegliare il dolore che ho dentro. Tutti si muovono in punta di piedi, sono attenti ad ogni mio gesto e reazione. Sono sotto sorveglianza, non lo dicono, ma lo capisco da come mi trattano. È una finzione da parte di tutti, lo fanno per vivere un'armonia artificiale, qualcosa di piacevole e accettabile che aiuti ad andare avanti.
A nessuno importa della voragine che ho nell'anima, nessuno vuole sapere cosa si prova a perdere se stessi, a cadere in un pozzo senza fondo. L'oscurità fa paura. Guardare negli occhi la mia parte oscura li porterebbe a riflettere sulla loro, perché tutti hanno qualcosa da nascondere, perché tutti mentono a loro stessi quotidianamente.
Io sono lo specchio dell'inferno, sono il nero più nero che c'è.

Mangia Elena.
Dormi Elena.
Esci Elena.

Parole che mi hanno detto un milione di volte in poche settimane, da quando James ha preferito credere ai fantasmi nella sua testa, alla tristezza nel suo cuore e alla sofferenza nella sua anima.
Io sono un manichino sempre più smunto e vuoto. La mia essenza è stata divorata dal dolore, un mostro che scalpita instancabile nel mio petto. Nulla, non sono più nulla.

L'estate è arrivata, io sento tanto freddo.
L'inverno ha ghiacciato il mio cuore.

"Pronta per andare in gelateria?", Kate sta tirando fuori dall'armadio la divisa dell'italian Cream, "Dopo il lavoro andiamo da Jo. Sua madre ha organizzato una cena messicana di tutto rispetto. Stephanie ci raggiunge più tardi, sua madre non sta bene in questo periodo".

Mi sfilo la maglia per indossare la camicia della gelateria.
Vuoto.
Disperazione.

"Mia mamma dice che la casa al lago degli zii è libera settimana prossima, ci possiamo passare un paio di giorni. Inoltre c'è una bellissima fattoria fuori città, fanno anche salire sui cavalli. Dobbiamo andarci".

Mi chiudo i pantaloni della divisa e infilo le scarpe da ginnastica.
Il nulla.
Indifferenza.

"Sai che mio padre ha preso dei nuovi libri d'arte? Quando hai un pomeriggio libero passi da noi così li guardiamo insieme", Kate mi passa lo zainetto.

Con calma chiudo la finestra della camera e tiro le tende.
Solitudine.
Incomprensione.

"Sai che Stephanie ha ripreso a suonare il piano? Era anni che non lo faceva. Con una base musicale potremmo esercitarci più spesso a cantare. Venerdì sera facciamo le prove. Potresti venire con Jo. Che ne dici?".

Infilo il cellulare e il portafoglio nello zainetto.
Apatia.
Assenza.

"Hai ripreso a dipingere? Che bello. Vedi Elena, le cose stanno andando per il verso giusto. No?", Kate si avvicina alla tela, coperta da un lenzuolo, di fronte alla mia scrivania. Prova a toccarla, ma con un gesto rapido le blocco la mano.
"È bianca. È solo una tela bianca", le dico senza espressione.
"O-ok. Ti aspetto in salotto, così finisci di prepararti", Kate imbarazzata esce dalla camera.

Back For Love 1 {High School} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora