32 IERI: Buon Natale (prima parte)

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Sono furiosa. Giuro che se non mi sfogo spacco qualcosa.
Sbatto così forte la porta che il rimbombo fa tremare i muri dell'appartamento. Cavolo, quanto mi fa arrabbiare, ho messo più di un'ora per prepararmi, e solo adesso mi dice che non posso andare da James. Si comporta come un bambino piccolo, quanto lo detesto.

"Elena Voli. Non osare mai più rispondermi in quel modo. Capito? Non sei la principessa di casa a cui tutto è dovuto", gli occhi grigi di mio padre lanciano saette.
"Potevi dirmelo i giorni scorsi che non volevi che andassi da James", cammino avanti e indietro come un animale in gabbia.
"Credevo di essere stato chiaro. Tu da quel coso, il giorno di Natale, non ci vai!".
"Per prima cosa chiamalo con il suo nome. J A M E S. Seconda cosa, i mugugni, i borbottii che hai fatto per giorni NON credevo significassero: non voglio che tu vada da James", imito la voce di papà malamente.
"Tu mi hai detto che ti stai frequentando con questo ragazzo. Il fatto che ti inviti a casa sua il giorno di Natale, per conoscere i suoi, significa che siete F I D A N Z A T I, il che vuol dire che avete fatto... Fatto... Insomma hai capito cosa intendo", papà pare indemoniato.
Furiosa prendo il mio cuscino e glielo lancio urlando: "Non ho mai fatto sesso con James, mi invita a casa sua solo perché è educato".
"Educato? Scherzi vero? Se non sei andata a letto con lui significa che fa tutto questo per rubare la tua purezza, il tuo candor...".
Urlo più forte per zittirlo: "Lui non ruba nulla! Non ti passa dal cervello che forse potrei essere io a voler fare l'amore con lui?".

Che diamine ho detto?
Sono impazzita?
Panico.

La faccia di mio padre inizia a cambiare colore, sembra stia per vomitare. Le occhiaie sembrano più scure, gli occhi paiono uscire dalle orbite. Sta per esplodere.

Dlin Dlon.
Suona il campanello di casa.

"Chi è?", urliamo in italiano sia io che mio padre. Il nostro tono non è certo tra i più accoglienti possibili.
"Se è quel coso lo caccio via di casa", papà percorre il corridoio a lunghi passi, con il corpo mi impedisce di superarlo. Se osa far una cosa del genere non gli rivolgerò mai più la parola.

Il campanello risuona.
Dlin Dlon.

Papà apre di scatto la porta deciso a mandare via James a calci nel sedere: "Cosa credi di far...", Ma il ragazzo che si ritrova davanti non è James, ma Jo.
"Tu chi diavolo sei?", mio padre lo scruta da cima a fondo.
"So-sono Jonathan un compagno di scuola di Elena".
"Vieni", prendo per mano Jo e lo trascino dentro casa, "Vorrei scusarmi con te per i modi bruschi di mio padre a quanto pare ha dimenticato le buone maniere".
Jo pare confuso, non sa cosa fare. Stringe al petto un pacchetto con un piccolo nastro: "Non volevo disturbare", dice impacciato.
"Non disturbi, figurati", abbraccio Jonathan e faccio la linguaccia a mio padre.

Da buona padrona di casa invito il mio amico a sedersi in salotto, gli offro dei dolcetti che ho messo in un cestino. Cerco di ristabilire l'ordine e la normalità, faccio finta che la discussione con mio padre non sua mai avvenuta. Mi infilo in bocca un torroncino, Jo ne prende uno senza smettere di tenere d'occhio mio padre che lo segue a braccia conserte.

"Senti coso... Anche tu fai la corte a mia figlia?".
"N-no Signore. Siamo solo amici. Le ho portato un regalo per Natale".
"Papà smettila. Ti prego, sembri pazzo", con tutta la forza che possiedo lo faccio sedere su una poltrona poco distante da noi. Adesso sta esagerando, deve smetterla.
Inizio a chiacchierare con il mio amico, gli chiedo di sua madre, dei compiti. Parlo a ruota libera cercando di sollevare l'umore a tutti. Nonostante provi ad alleggerire la situazione mio padre ci mette il carico da cento e inizia ad interrogare Jo.

Back For Love 1 {High School} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora