Avevo paura in quel momento. Forse me l'ero solo immaginato, ma era un bacio che andava oltre ogni immaginazione. Era caldo, forte e intenso. Tre aggettivi che mi facevano venire i brividi sulla schiena. Sentii sbattere la porta, ero ancora immobilizzata sopra il letto e guardavo il soffitto. Girai un po' lo sguardo solo quando Den entrò in camera, ma poi tornai a fissare il soffitto.
Lui teneva in mano qualcosa, mi sembra di avere già visto. Venne davanti a me e posò la busta che aveva in mano sul comodino. Poi torna a fissarmi e gattonò sul letto per tornare sopra di me. Mi irrigidii mentre sentivo ogni sua parte del corpo sfiorare il mio. Poi si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò -Dove eravamo rimasti?-.
Sentii un brivido alle gambe che poi si propaga per tutta la schiena. Mi iniziò a mordere il lobo dell'orecchio e io mi sentivo lentamente bruciare dentro. Mi mise una mano nel mio fianco e si spingeva verso me. Poi smise di mordermi l'orecchio e passò a quell'altro
-Rilassati... Sei così tesa!- disse tra un morso all'altro. Poi smise ancora e mi guarda negli occhi che erano serrati, e poi mi guardò la bocca.
-Vuoi che ti aiuti?- mi disse con un sorrisino malvagio e accarezzandomi la coscia. Io rimasi di sasso senza dire una parola, mentre lui mi guardava con quegli occhi blu mare. Poi il suo sorriso si fece più largo ogni secondo che non rispondevo.
-Chi tace acconsente!- mi disse levandosi la maglietta. Ora era inginocchiato su di me. Io arrossii quando vidi i suoi addominali scolpiti e in un fianco aveva un qualcosa che somigliava vagamente ad una croce. Mi venne spontaneo dire -Che cosa significa?- indicando il tatuaggio.
Lui guardò il tatuaggio e sorrise.
-Ah... Si. Non è nulla è solo un insignificante tatuaggio.- poi mi accarezza la guancia. E mi alza la schiena mettendomi a sedere sul letto. Guardo i suoi occhi blu e lui guarda i miei e si morde il labbro. Poi si avvicina alle mie labbra e mi prende con i suoi denti perfetti il labbro inferiore e lo tira.
-Vedi... Ti sei già dimenticata di lui. E ora. Sei mia.- vedo nei suoi occhi una fiamma rossa che mi dice di stargli lontano. Cosa sto facendo?
-Non... No...- lui mi appoggiò un dito sulle labbra e mi inzittí
-Shh... Lascia che io ti consumi le tue labbra.- venne verso di me, ma io mi tenevo indietro. Sentimmo ribussare. Lui guarda in alto e fa uno sbuffo con aria scocciata.
-Vengo subito dolcezza.- mi disse scendendo dal letto e si rimise la maglietta. Per istinto mi alzai, ma non potevo scappargli, quella era l'unica via d'uscita e non potevo neanche calarmi dalla finestra visto che eravamo al quinto piano. I miei pensieri si distesero solo quando sentii delle urla di una voce familiare.
-Fra!- sussurrai, mi accostai alla porta e vedo Francesco e Leo alla porta e stavano discutendo con Daniele. Francesco mi dette un occhiata di fuoco e mi mi ritirai. Poi si girarono verso di me tutti.
Daniele viene accanto a me e mi trascina alla porta.
-Piccola, li conosci?- mi chiese stringendomi a lui. Io mi limitai ad annuire a testa bassa per non incontrare lo sguardo arrabbiato di Francesco.
-Certo che ci conosce!- grida mio fratello -Sono suo fratello e tu non la devi toccare!- dice avvicinandosi mostrando il pugno, ma Francesco lo blocca. Daniele fece un sorrisetto soddisfatto.
-Ah... Capisco. Si Michela mi ha parlato molto di te. E fammi indovinare! Ti saresti il suo EX fidanzato.- disse rivolgendosi a Francesco. Poi fece una risatina beffarda.
-Beh! Se volete saperlo Michela era venuta da me per distrarsi.- disse con aria da strafottenza. Più lo sento parlare più mi pare odioso, ma il modo in cui mi abbraccia mi fa sentire protetta.
-Distrarsi? Per lei distrarsi non vuol dire fare sesso. Ha solo quindici anni..- protestò Leo, ma Francesco lo interruppe mettendogli la mano davanti per fermarlo.
-Bene! Credo che sia l'ora di tornare a casa. Grazie per averla "intrattenuta"- disse Francesco. Si sentiva dal suo tono di voce che era arrabbiato, ma non lo dava a vedere.
-Figurati! Avrei voluto tempo per fare di più.- disse Den stringendomi ancora più a lui. Poi mi lasciò e Francesco mi prese per mano, era la stretta più forte che avessi mai sentito, tanto da no farmi circolazione il sangue nella mano. Mi portarono fuori da quel posto e Fra mi tirò fino alla macchina. Per tutto il tragitto mi sono dovuta sorbire le lamentele di Leo, ma dalla bocca di Francesco non usciva neanche una parola. Questo mi preoccupava. Rientrata a casa mi diressi subito verso camera mia e sentii Leo gridare
-Fammi un favore. Non uscire dalla camera.- buttai tutto quello che avevo sulla sedia girevole della scrivania, mi spogliai e misi il pigiama. Volevo rimanere a letto per il resto della giornata, anche se era già sera. Mi distesi sul letto e feci un respiro profondo. Un attimo dopo sentii aprire la porta. Non guardai chi era, ero troppo arrabbiata con me stessa.
-Si bussa prima di entrare.- dissi innervosita.
-Voglio parlare.- dal tono della voce capii che era Francesco e capii che era arrabbiato.
-Io non voglio. Non ora. Non qui.- dico con voce frustata. Sentii il letto cigolare e sprofondare da un lato, così che io mi piegai verso quel lato.
-È una cosa seria!- mi disse quasi urlando.
-Che c'è? Solo te ora puoi toccarmi?- dissi con tono egoistico e con strafottenza. Lo sapevo che non era colpa sua, ma mi stava davvero irritando. Non volevo parlare e lui insisteva.
-Non stiamo parlando di questo ora. Te sei andata con lui anche se io te l'avevo vietato!- mi stava assillando. Avrei dovuto saperlo che mi avrebbe detto queste cose, anche se io non le volevo sentire.
-La smetti di trattarmi come una bambina! Sono abbastanza grande per capire quello che ho fatto! E questo tuo atteggiamento non mi piace affatto. Chi sei? Mia madre, mio fratello. No. Non sei nessuno per me. Non sei nessuno per darmi ordini.- ormai le lacrime stavano scendendo giù dal mio viso. Le lacrime amare che si incrociavano tra tristezza e rabbia. Credo che le mie parole l'abbiano scosso. Ora non è più arrabbiato e ha una faccia alquanto stupefatta. I suoi occhi sbarrati. E la sua bocca mezza aperta. Non si aspettava quelle parole da me e io non credevo che sarebbero uscite dalla mia bocca. Ci fu silenzio. Il silenzio faceva bene, mi schiariva i pensieri. La testa mi faceva meno male e gli occhi ancora rossi ma avevano smesso di piangere.
Lui mi prese per una mano, ma io la tirai indietro.
-Scusa.- mi disse sottovoce.
-Cosa?!- avevo capito benissimo, ma volevo assicurarmi che l'abbia davvero detto.
-Scusa. Non volevo arrabbiarmi con te. Almeno non così.- disse abbassando la testa.
-Mi dispiace. Per quello che ho fatto- dissi a mia volta, ma lui non sembra essere turbato per questo.
-Va bene così.- disse lui e per nascondere il suo malumore fece un piccolo sorrisetto e sia alzò dal letto. Non potevo credere che l'avrei fatto.
-Aspetta..- dissi alzandomi dal letto. Mi diressi verso di lui e lo presi per le mani che erano freddissime. -Non volevo dirti che non sei nessuno per me.- lui alzò la testa.
-Davvero?- disse quasi sussurrandolo. La sua faccia sembra meno triste ora.
-Davvero- dissi.
Lui si avvicinò a me e mi dette un piccolo bacio a stampo sulle labbra e aprì la porta per andarsene.Okay... Ho una cosa brutta da dirvi. Ho deciso che voglio finire al più presto questa fan fiction. Perché. Beh... Perché sto vedendo che i voti sono diminuiti e che non ci sono abbastanza visualizzazioni per essere arrivati al capitolo 47. Farò capitoli più lunghi del solito e magari finirò al capitolo 50 e qualcosa, non so di preciso quanti, ma azzardo questo numero.
Quindi ci sarà un capitolo ogni settimana, visto che sono più lunghi. Però se mi fate traboccare di voti questa fan fiction. Continuerò con il secondo "libro". Insomma... Dovete essere davvero in tanti a votare. E magari la prossima sarà molto più collettiva: tra autore e lettore.
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La terapia dei sogni! /Francesco Viti/
FanfictionMichela, una ragazza di 15 anni, si trova in una nuova città per motivi di lavoro di sua mamma. Trovandosi in una nuova scuola le amicizie scarseggiano l'unica amica che l'accompagna nella sua impresa è Ares che aveva un anno in più di lei. Un giorn...