Quattordici giorni.
Quattordici lunghi giorni senza sentire né vedere Lucas.
A nulla erano servite le decine di telefonate o i centinaia di SMS mandati a vuoto, senza mai ricevere risposta.
Lucas era sparito da ben due settimane e Sean non aveva ancora lasciato perdere.
Ci aveva provato un sacco a cercare di raggiungerlo per telefono, non se la sentiva di presentarsi a casa sua, rivedere Rey e fingere di dover parlare con Lucas come se fosse tutto okay, né di andare in negozio, perché avrebbe dovuto parlare anche con Steven e Steven era uno che le cose le capiva fin troppo velocemente.
Non sapeva neanche se l'altro avesse raccontato a Rey di quella sera, di come gli aveva voltato le spalle, lasciandolo lì a piangersi addosso.
Lucas non l'aveva mai abbandonato, mai in nessun momento della sua vita, in nessuna situazione.
Non importava cosa fosse successo o perché, Lucas Cameron era sempre stato la sua spalla su cui piangere; questo fino a due settimane prima.
Sean lasciò cadere il cellulare sul comodino, serrando i denti.
La segreteria aveva risposto ancora una volta, segno che Lucas gli aveva bellamente riattaccato in faccia.
Sapeva di essere stato stupido, e sì, anche ingiusto.
Provocare Lucas, tornare a fare l'egoista con lui, era davvero l'ultima cosa che Sean sentiva il bisogno di fare, ma le parole erano uscite fuori prima ancora che il biondo potesse realizzare.
E così aveva rovinato tutto, aveva premuto troppo il tasto sbagliato, e Lucas era svanito nel nulla.
Per la prima volta, in dieci lunghi anni di conoscenza, Lucas aveva davvero chiuso ogni ponte con una delle persone più importanti della sua vita.
"Sean?"
La voce di Janet arrivò dolcemente alle orecchie del figlio, che voltò il capo di scatto, guardando sua mamma poggiata contro lo stipite della porta.
"Va tutto bene?" domandò lei, cercando negli occhi del ragazzo una risposta che da giorni continuava a non arrivare.
Fuori aveva iniziato a nevicare da qualche ora, Sean lanciò un'occhiata fuori dalla finestra e annuì, deglutendo a vuoto.
"Quest'anno non penso sia il caso di andare alla cena a casa di Simon e Steven." mormorò, tirando su Olivia dalla culla e uscendo dalla camera.
Janet inarcò un sopracciglio, seguendo il figlio verso il piano inferiore.
"Ci andiamo tutti gli anni, l'anno scorso ti sei quasi ammazzato per tornare in tempo. Volevi essere con i tuoi amici a Natale, hai addirittura lasciato Cody da solo perché non poteva lasciare il lavoro neanche durante le feste e quest'anno, ora che sei tornato e sei qui, non vuoi andare alla cena di Natale che hai sempre adorato?!" chiese, incredula.
Sean annuì, mordendosi un labbro e coccolando Olivia, che nel frattempo aveva iniziato a sgambettare per aria, ridacchiando per conto suo.
"Sean Davis, adesso mi spieghi qual è il problema." disse decisa la donna, piantandosi di fronte al figlio.
Sean sbuffò, lasciando che Olli gattonasse sul tappeto del salotto, poi si voltò verso sua madre, cercando di mostrarsi forte e indifferente.
"Ho litigato con Lucas, non voglio andare a quella cena, non voglio vederlo, n-non voglio vederlo mentre mi evita. Non voglio vedere R-" disse, bloccandosi un attimo dopo.
"Non ci andrò, discorso chiuso." disse lapidario, buttandosi sul divano e incrociando le braccia al petto.
"Io ci andrò e tua sorella Kaitlin farà lo stesso, è ciò che facciamo tutti gli anni. Ci saranno tutti, anche Luisa e Allyson, ed io non starò qui a tenerti la mano Sean, perché hai ventisei anni e devi smetterla di piangerti addosso ed essere così melodrammatico. Hai litigato con Lucas? Quel ragazzo è un angelo, quindi probabilmente è colpa tua. Vedi di risolvere, non siete più adolescenti." disse decisa, dandogli le spalle un attimo dopo e sparendo dalla stanza.
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On the way home | Sequel di AAWB ➼ Tematica gay [BOOK 3]
RomanceUltima parte della trilogia. Questo racconto a tematica omosessuale non può essere compreso senza prima aver letto Welcome To Virginia High School ed And Always Will Be; che trovate tra le mie opere. ❖❖❖ Ambientato tre anni dopo la fine di And Alway...