Capitolo 11

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Ho avuto problemi a pubblicare la decima parte, quindi se non l'avete letta fatelo.:)

I'll remember nights alone
And waking up to dial tones
Always found my greatest moment
In the sound of your hello's
Now I struggle to recall
The reason you would come to leave

Oh, Calamity!- All time low


Violet's pov

Il lunedì mattina sono ancora in pigiama e sdraiata sul letto, senza essermi mossa da venerdì sera.

Ho un senso di vendetta, ma che non è tanto forte quanto la voglia di far niente. Perciò quando la mattina la sveglia è suonata, l'ho spenta ma senza alzarmi.

Guardo semplicemente in alto, cercando di non pensare anche se so alla perfezione che tutto ciò non aiuta, ma anzi peggiora. Ma non riesco a provare niente nemmeno quando mia madre preoccupata mi chiede perché non mangio e perché non voglio alzarmi. Probabilmente si arrabbierà quando scoprirà che non sono andata a scuola, ma non mi importa.

È questo il mio problema. Non mi importa di ciò che è importante in sé, ma per ciò che è indispensabile per me.

Alex è sempre stato la parte più indispensabile di me, la parte più vera che una come me possa mai avere. Non solo prima che ci fidanzassimo, ma non riesco nemmeno a ricordare un attimo in cui non ci siamo supportati a vicenda. L'unico amico vero che abbia mai avuto.

Ma era solo la mia amicizia vera per una persona che è falsa. E ora ho capito che non c'è inizio di una storia allegra e non c'è fine di una storia triste.

Una catena continua, un susseguirsi di eventi brutti per ricordarti che puoi ancora provare qualcosa e non sei indistruttibile come credi. È questa la mia vita, e io non imparerò mai.

Non me la sento di andare a scuola, ma mi obbligo ad uscire a prendere una boccata d'aria.

Con svogliatezza mi tolgo il pigiama e mi cambio, per poi infilarmi una giacca di pelle e uscire.

Nonostante sia metà dicembre, il clima è tutto tranne che freddo.

Cammino spensierata fino alla scuola, ma essa è già iniziata da due ore, e se c'è una cosa che odio è arrivare in ritardo. Nonostante ciò che gli altri possono pensare, essere al centro dell'attenzione mi mette molta ansia ed è una cosa che preferisco evitare per quanto possibile.

Entro, ma decido di non andare in classe, bensì in mensa.

<<Una focaccia, grazie>> ordino. Sono giorni che non mangio e mi costringo a farlo, anche se non ne sento il bisogno.

Pago e mi metto a sedere in un tavolo da sola. Mi guardo in giro e noto che non c'è tanta gente, erano occupati a malapena cinque tavoli e da persone di cui non ricordo bene il nome.

Sento un'improvvisa mancanza di Alex. Scuoto la testa cercando di non pensarci più.

Inizio a staccare un pezzo dalla focaccia. Lo guardo ancora incerta, ingoiandolo e poi andando avanti.

Una volta arrivata a metà una sensazione di nausea e un forte male allo stomaco mi travolgono.

Senza pensarci due volte, mollo tutto e corro verso il bagno.

Friday // Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora