Capitolo 34

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Guardo l'insegna del Joyland con aria diffidente.

Ho passato l'intero pomeriggio a guardare la Tv sul divano e solo mezz'oretta fa, quando Marta mi ha chiamato, mi sono ricordata di averle promesso che l'avrei accompagnata al luna park.

'Dovresti divertirti e smetterla di pensare a Gennaro', continuava a ripetermi. Così tanto che avevo ceduto alle sue continue lamentele.

<<Dai, sarà una serata memorabile!>> cerca di convincermi.

Certo, come no.

Il Joyland è completamente pieno, sarà che è sabato sera e che non fa neppure così freddo, fortunatamente. Forse la primavera sta veramente arrivando.

Abbraccio tutte le varie giostre e la gente con lo sguardo, finché i miei occhi non incontrano quelli di Gennaro.

Si stacca dal gruppo di amici con cui stava parlando, per avvicinarsi a me e Marta.

<<Vado a prendere un hot dog, ti va?>> si offre Marta, probabilmente solo per andare via e lasciarci parlare.

Annuisco, non sapendo se ringraziarla mentalmente oppure no.

<<Ehi>> mi saluta, senza che io ricambi.

'Tutto apposto' avevo detto, il fatto è che è difficile, troppo difficile, fare finta di niente.

La mia attenzione invece si focalizza su degli ambiziosi occhi verdi che, dopo avermi squadrata con aria disprezzante, entrano nel bagno pubblico.

<<Potresti scusarmi un secondo?>> chiedo a Gennaro, nonostante non senta nemmeno la risposta. Gli passo di fianco sfiorandogli la spalla.

Non so perché, ma mi fiondo nel bagno, al seguito di Eleonora. Il mio istinto mi dice che devo seguirla, che c'è qualcosa che mi sta sfuggendo.

Vedo la sua folta chioma girata di spalle, sta fissando il muro bianco. <<Ciao Violet, ti stavo aspettando.>>

Si gira lentamente, lasciandomi vedere il suo profilo. Sta sogghignando.

<<Ti han mai detto che le puttane devono pagare?>>

Quello che accade dopo va a rallentatore nella mia testa. La sua mano che tira fuori una pistola, il suo sorriso che mi fa rimpicciolire. La mia vita che sembra possa svanire da un momento all'altro.

<<Non ho avuto più niente con James, te lo giuro>> sussurro, immaginando sia quello il motivo per cui mi vuole fuori dai piedi.

Apro lentamente la porta, sperando qualcuno mi possa aiutare.

Ma mentre sto per urlare, un proiettile mi arriva leggermente al di sopra della clavicola destra.

Urlo di dolore, mentre sento il sangue fuori uscire.

Mi giro, sconvolta, e noto che sta ancora sorridendo, nonostante non mi abbia uccisa. Non ancora. Forse vuole solo godersi lo spettacolo.

Eppure non sembra così, quando mi lascia andar via, mentre mi tengo la spalla. Non sono esperta di queste cose, rimpiango di aver avuto l'ambizione di diventare dottoressa, ma almeno so che devo cercare di fermare il sangue.

Friday // Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora