Capitolo 30

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I will take this burden on
And become the holy one
But remember I am human
And I'm bound to sing this song
So hear my voice, remind you not to bleed
I am here

Saviour - Black Veil Brides











Violet's pov


'Sto bene, veramente' digito velocemente il messaggio ad Alessio. In questi ultimi giorni si preoccupa forse un po' troppo per me. Non lascerò che la questione 'Gennaro' mi uccida, non questa volta.

Chiudo accuratamente la porta, cercando di fare il minor rumore possibile, o mia madre se ne sveglierebbe.

E non ho assolutamente bisogno di domande del tipo 'Dove vai con il pacchetto da sei di birre alle quattro del mattino?'. Anche perché la risposta non sarebbe 'A una festa' o 'Vado in giro con amici', no. Sto semplicemente cercando di ubriacarmi, da sola, in un posto tranquillo. È tutto ciò di cui ho bisogno, e sono in un momento in cui bastano sei birre per farmi diventare gli occhi lucidi.

'Che fai?' mi risponde Alex.

Sbuffo. Ma cosa c'entra adesso? 'Sto leggendo un libro' mento. Come non lo direi a mia madre non lo direi neanche a lui.

Smetterla di pensare per me è diventata un ossessione. Forse lo è sempre stata, ora la metto solo più... In pratica? Insomma, come altro dovrei affrontare le cose?

Il ragazzo a cui mi stavo incominciando ad interessare ha ucciso mio fratello. Non era lui a guidare quella dannata macchina, ok, ma dovrebbe cambiare i fatti? Rimane un codardo che ha nascosto un omicidio. Non riuscirei mai a convivere col senso di colpa di aver ucciso qualcuno senza aver confessato. Peggiorerebbe solo le cose. Forse per questo che io e Gennaro non saremo mai niente, siamo troppo diversi. E io lo odio. Devo odiarlo.

Dopo aver camminato per poco, ma abbastanza da non vedere più casa mia,  mi siedo su una panchina, in un prato pubblico.

Mentre stappo la prima bottiglia, comparo il contatto gelido del vetro alle dita fredde di Gennaro. 'Uccidimi', mi aveva scongiurato. Ma infondo, so che non avrei mai potuto farlo.

Non avevo capito di avere una sorta di potere su di lui fino a quel momento. E desidero tornare indietro, indietro a quel giorno, alla festa di Alex.

Quel cappellino nero e quell'aria trasandata mi avevano incuriositi così tanto che mi ero trovata a seguirlo per le scale. L'avevo punzecchiato quando l'avevo visto entrare nella camera di Alex, e lui si era innervosito così tanto che ho continuato a farlo. Vederlo alzare gli occhi al cielo, balbettare e poi fermarsi quando capisce che lo sto prendendo per il culo, mordersi il labbro; sono cose che mi fanno impazzire. O forse mi facevano. Gennaro mi faceva impazzire, io lo facevo impazzire, ma ero felice. Non so se per lui fosse la stessa cosa, ma ora non importa più comunque.

Mi passo la lingua tra le labbra, mentre ho già finito la prima birra. Ma non fa effetto, perché sento. Sento ancora il suo profumo, la sensazione delle lacrime che mi rigano il viso, la sua voce tremante, il suo corpo esile e senza forze sotto il mio.

Sobbalzo quando sento qualcuno sedersi vicino a me, girandomi di scatto.

<<Hai intenzione di bertele tutte da sola o posso prendertene una?>>

Friday // Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora