Capitolo 25

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These are the lies and the lies of the taken
These are their hearts but their hearts don't beat like ours
They burn 'cause they are all afraid
For everyone of us, there's an army of them
But you'll never fight alone
'Cause I wanted you to know

That the world is ugly
But you're beautiful to me
Well are you thinking of me now?

The world is ugly - my chemical romance

(Non mi piacciono i my chemical romance giuro)

















<<Ti ringrazio per essere venuta con me, Violet>>

Continuo a guardare fuori dal finestrino, senza risponderle.

Quando mi aveva detto di accompagnarla a casa di Rosa, siccome ci aveva invitate, non ero per niente d'accordo, perché significava andare in quella che è anche la casa di Genn. Ma da quando mio padre è scomparso dalla nostra vita, senza nemmeno più farsi sentire, lei è distrutta. Anche io, ma cerco come al solito di non darlo a vedere, e odio mio padre per avermi nascosto un fratellastro, sia a me che a mia madre. Avrei potuto conoscerlo, prima della sua prematura e ingiusta fine. Tocco da fuori dalla tasca della giacca a vento la foto, passando il dito sui contorni.

Usciamo dalla macchina e suoniamo il campanello di quella che mi ricordo essere casa di Genn. Mia mamma è così esaltata quando preme il campanello che son fin felice per lei di essere stata invitata.

Ad aprirci la porta è una ragazza all'incirca sui vent'anni. <<Voi dovete essere Ella e la figlia, Violet. Entrate pure!>> Sorridere le viene così naturale, e su di lei è ancora più adorabile a causa delle fossette. <<Sono Imma, comunque>>

Entriamo, lasciando le giacche nell'appendiabiti. <<Vi abbiamo preparato un filetto, l'ho fatto io e con le mie mani>> dice un'altra ragazza che è comparsa dal salotto. <<Sono Amelia comunque>>

Mi giro verso la ragazza che sta parlando, e noto la somiglianza tra le due ragazze nei lunghi capelli scuri e gli occhi color nocciola.

<<Ciao Violet!>> mi saluta Rosa, dopo aver abbracciato mia madre. <<Gennaro, topino, vieni a salutare!>>

Lo sento sbuffare sonoramente dall'altra stanza, sicuramente per il soprannome che gli ha appena dato sua madre. Topino, seriamente?

Anticipiamo Gennaro e entriamo in cucina, sedendoci a tavola, già completamente apparecchiata. Probabilmente siamo in ritardo.

<<Accomodatevi pure>> ci invita Rosa, e così facciamo. Guardo Gennaro sghignazzando mentre si siede davanti a me. <<Topino>> gli mimo, facendo attenzione a non farmi notare da nessun altro. Di rimando, alza gli occhi al cielo.

Amelia mi passa un piatto, e lo guardo alzando le sopracciglia.

<<Sembra ottimo>> commenta mia mamma, mentre io deglutisco. Cosa dovrebbe essere? Filetto?

Forse quella cosa sotto la valanga di salsa viola scura c'era veramente della carne. E poi, cosa sono quei cosi sembranti piccoli bottoni sopra? Noci?

<<Avrebbe dovuto farlo mia mamma, siccome frequenta il corso di cucina con te, Ella, ma ho insistito così tanto>> aggiunge Amelia, soddisfatta.

Genn intanto comincia a mangiare, seguito da tutti, e mi costringo a fare lo stesso. Dopo aver fatto incontrare tante volte il coltello col piatto, senza riuscire a prendere niente, metto in bocca la prima forchettata.

Friday // Urban StrangersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora