Capitolo 36

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Continuo a correre finché non mi trovo nella sala principale. Proprio di fianco a me c'è un lenzuolo bianco che volteggia nell'aria, nel disperato tentativo di farlo sembrare un fantasma.

Tutto è vuoto. La gente deve aver sentito gli spari ed è conseguentemente corsa via. Chi non l'avrebbe fatto?

A destra c'è un percorso dell'orrore con un piccolo trenino, a sinistra il labirinto di specchi, mentre davanti a me c'è un tragitto da fare camminando su delle travi sottili quanto una corda, il tutto ovviamente da fare con un'apposita imbracatura. Se cadi finisci per terra, ma con un salto parecchio alto. Quando arrivi alla fine, puoi ricongiungerti con gli altri nel trenino, stessa cosa per il labirinto di specchi.

Devo scegliere, e devo farlo in fretta. Non ho molto tempo a mia disposizione.

Quando sento dei passi alle mie spalle, mi giro inconsapevolmente. Eleonora sta sorridendo e capisco di avere sempre meno tempo.

Si avvicina, facendomi indietreggiare. So benissimo dove vuole farmi andare: nel sottile ponte, senza nessun tipo di sicurezza, un passo falso e son morta. Purtroppo non posso far altro che assecondarla.

Un piccolo passo, e incomincio a camminare molto lentamente, cercando di non far caso all'abisso sotto i miei piedi. Le assi che si inclinano ai miei piedi mi fanno venire i brividi.

Siccome questo è il castello dell'orrore, tutto è costellato da tanti teschi che penzolano nell'aria, mentre tutto è quasi completamente buio.

<<Cappuccetto rosso che scappa via dal lupo cattivo?>> mi beffeggia, ma non posso voltarmi.

'Continua a camminare' mi ripeto in continuazione.

Ma anche quando finisco e arrivo dall'altra parte, non so più dove andare. Per andare sulle rotaie del treno dovrei fare un salto, ma non avrei niente a cui aggrapparmi. E, sinceramente, i salti non sono mai stati il mio forte. Quando salto una pozzanghera sembro Heidi.

Eleonora si avvicinana sempre di più, per niente preoccupata, anzi: sorride a testa alta, assaporando ogni singolo passo e ogni singola goccia di sudore sul mio viso.

Solo quando mi ritrovo il trenino che sta per passarmi davanti, capisco di non essere sola. Mi giro verso la cabina di comando e vedo che guarda a caso quel fantasma fatto da un lenzuolo- neanche all'asilo avevo dei costumi così orribili- si è spostato.

E guarda a caso da sotto alla mantella spuntavano due anfibi neri.

Sorrido. Ottimo costume Genn.

Ma, come sempre, ho poco tempo per riflettere. Gli faccio cenno di nascondersi perché la sua mimetizzazione non funzionerebbe molto se la psicopatica si girasse.

Il trenino passa lentamente davanti ai miei occhi e non posso permettermelo.

Tra me e quelle rotaie ci distanziano a occhio due metri, e di sotto c'è solo il vuoto. Cadere significa morte certa.

Senza pensarci su troppo, prendo tutto il coraggio che ho a disposizione e salto.

Le mie braccia riescono ad aggrapparsi a stento all'appoggio per le mani, mentre i miei piedi non riescono a trovare una base solida e quindi penzolano nell'aria.

Pianto un lamento dal male alla spalla destra, il punto in cui mi hanno sparato pochi minuti fa. Sembra essere passata un'eternità.

Sento che la mano destra sta per cedere.

<<Violet, concentrati!>> urla Gennaro, uscendo allo scoperto.

Stupido Gennaro, ora Eleonora saprà che c'è anche lui. E non ci vorrà molto prima che Giovanni -mi rifiuto di chiamarlo fratello- sia qui.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 25, 2016 ⏰

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