*Vecchi nemici*

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Francesco's pov
Lei si avvicina a me come un ghepardo alla sua preda. Avevo il terrore, ma tutto sommato era così sexy. Quel silenzio mi stava uccidendo, non so perché, sembravano quei cinque minuti di silenzio prima di uno sparo al petto. 
-M...m...Michela?- balbettai non ero stato mai così teso in tutta la mia vita, magari lei potesse saperlo, così non sarebbe così difficile il rapporto tra di noi. Immerso tra i miei pensieri non mi accorsi che lei era a quasi un centimetro da me. Mi guardava con quei grandi occhi contornati da una riga di eye-liner. Onestamente non sapevo se baciarla o meno, il mio cuore non rispondeva e la logica... Beh... Non ce l'avevo, ma sapevo benissimo che se sta per scoppiare un bacio e basta non la fermerà di sicuro. Mi fissò intensamente negli occhi come se cercasse una risposta a tutto ciò che le è capitato. Era così bella. Non seppi trattenermi. La mano mi sfuggì dietro i suoi capelli e la tirai un po' indietro poi la baciai. Non sembra dispiacerle. Le nostre lingue si muovono all'unisono e anche le sue dita si insinuarono lentamente nei miei capelli per poi tirarli piano qualche volta per farmi scappare un gemito. Non scherzo quando dico che me la potrei fare in qualsiasi momento e che contenermi per me è difficile. Passai lentamente le mie dita dai suoi capelli fino alle sue gambe per prenderla in braccio. La alzai un po' da terra e subito le sue gambe si attorcigliarono al mio bacino. Lo voleva anche lei. Il timore che avevo all'inizio, il suo sguardo,... Voleva vedere fin quanto sarei resistito senza toccarla? Beh, comunque la risposta è neanche un secondo. Mi sentivo cedere le braccia, quindi per riposarmi un po' la misi sopra il bordo del lavandino. Si staccò da me e io subito sentii la mancanza delle sue labbra, della sua lingua, di lei.
-Non possiamo.- disse lei secca
-Perché no?- le domandai, non è la prima volta che mi faccio una ragazza a casa di un mio amico. Lei mi guarda e incrocia le braccia, contrariata.
-Va bene!- risposi io facendola scendere dal lavandino e lei mi dette un piccolo bacio sulla guancia prima di aprire la porta del bagno. Onestamente non ero in vena di uscire, era meglio scopare un po' in bagno che ritornare là fuori, ma Michela mi prese la mano e io mi sciolsi nella sua stretta. Al ritorno in quella stanza sembrava essere diventata più porcile di quanto era prima... E se lo dico io è grave.
-Bentornati.- disse Enzo con il controller della playstation in mano e con una luce maligna nei suoi "perfetti occhi blu". Già cazzo! Dovevo fare una partita contro di lui.
-Dai Fra... Hai promesso.- dice facendomi notare l'altro controller accanto a lui. Erano tutti ridotti più o meno male, quasi tutti erano ubriachi e questo non è più un posto sicuro per la mia principessa.
-Dobbiamo andare.- risposi secco ad Enzo e presi Michela a braccetto.
-Dai su! Che cazzo ti costa fare una stracazzo di partita. Potete trombare anche dopo se non l'avete già fatto nel mio bagno.- biascica Matteo.
-Non l'abbiamo fatto nel tuo bagno.- mi accanisco contro Matteo.
-Dai Fra una partita e basta!- continua prepotente Enzo. Guardo verso Michela. Non avrebbero finito di lamentarsi finché non avrò fatto questa stracazzo di partita.
-Va bene. Una e basta.- risposi io precisando. Enzo fa un sorrisetto soddisfatto, non mi piaceva proprio. Presi il controller in mano, non dovevo perdere.
-Pista corta?- disse guardando concerto lo schermo. Avrebbe dato tutto se stesso per vincere questa stracazzo di partita. E in questi momenti mi chiedo perché parlo quando sono acciecato dalla rabbia?!
•••
-Si cazzo!- esclama Enzo appena finisce la partita e vince. Lo sapevo... Non sono pratico di videogiochi. Fanculo.
-Bene ora ti tocca fare la penitenza!- esclamò Matteo, non gli do un pugno solo perché è ubriaco. Stringo i denti aspettando la mia tortura. Spero non sia qualcosa di osceno, non perché mi vergognerei, ma perché non voglio che lei si faccia strane idee su di me. Enzo mi scruta bene, osserva la mia paura.
-Non ho voglia di scegliere un'altra penitenza.- disse. In quel momento un sospiro mi uscì e iniziai di nuovo a respirare.
-Ma prendo comunque la mia vincita.- disse quasi sussurrando, poi guardò nella direzione di Michela. La mia testa non ragionava più. Mi avventai su Enzo pronto per tirargli un pugno, finche quei deficenti là dietro non mi fermano e mi trascinarono lontano da lui.
-Che vuoi fare? Eh stronzo! Non toccarla neanche con un dito! Senno..- mi bloccai quando vidi che si stava dirigendo verso Michela.
-Vuoi sapere davvero cosa faccio? Eh! Voglio farti soffrire. Come te hai fatto soffrire me.-. Oh cazzo no!
-Quindi farò quello che hai fatto te tre anni fa, ma lo farò qui davanti a te.-. Ora si che mi ricordo di lui. È un figlio di puttana. Cazzo come è cambiato. Sono proprio un ingenuo.
-Che cazzo dici! Lui non ti conosceva neanche.- disse Riccardo cercando di trattenermi. Lui si mise a ridere maliziosamente.
-Non mi conosceva..- disse cercando di placare la sua risata.
-È dalla quarta superiore che ci conosciamo io e lui.- disse ora con tono più calmo e serio.
-Quando si fece prima mia sorella e poi mi fece lasciare con la ragazza che amavo, se l'è scopata e poi l'ha lasciata. Non è andata forse così Fra?- vidi tutti che mi fissarono. Io smisi di combattere per liberarmi; poi vidi Michela quasi incredula con le guance rigate. Cazzo! Che casino.
-Dillo Fra. Di che è vero!- mi urlò contro Enzo. Mi rifiutai di rispondere, di dire la verità. Perché ora? Perché lei? La prese per un braccio e io tornai subito a divincolarmi.
-Scusa! Ero un deficente prima. Mi dispiace per quello che ti ho fatto. Ora però lasciala cazzo!- urlai.
-Le tue scuse non valgono un cazzo ora! Tutti si scusano quando vedono ritorcersi contro il male fatto. Ora guarda e zitto.- disse incastrando Michela fra lui e il muro.
-Cazzo! Lasciala! Lei non ti ha fatto niente.- ero disperato.
-È vero. Ed è un vero peccato che stai vedendo questo orribile scenario. Io che scopo la tua bellissima ragazza. L'unico suo difetto è quello di essere entrata nel tuo cuore.- disse. Quelle parole mi facevano male, ma che cazzo ho che non va.
-Lasciami.- urlò Michela cercando di spostare Enzo.
-Non ti preoccupare piccola. Pensa che farà più male a lui che a te.-. Le prese i polsi in una mano e tenne ferma la testa con quell'altra e poi la baciò. Cazzo che disastro.

La terapia degli incubi /Francesco Viti/. SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora