*Senza preoccupazioni*

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Michela's pov

Le sue mani che toccano il mio corpo è l'unico pensiero per la mia testa. Il suo tocco è leggero sulla mia pelle. I pensieri, le preoccupazioni sembrano non avere peso, la mia testa riesce a pensare solamente alle alle vibrazioni calde e frequenti.
-Sei tesa principessa.- disse accarezzandomi le cosce.
-Aspetta ti aiuto.- disse allargandomi le gambe con il ginocchio.
-Cos..?- mormorai, ma non riuscivo a parlare e la frase che volevo dire si limitò a diventare un parola.
-Shh.. Dovevo fare questo tanto tempo fa.- disse mettendosi in mezzo alle mie cosce. Sentii le sue dita scorrere su tutto il mio corpo fino ad arrivare alla congiuntura della coscia. Un lieve dolore e poi un gran sollievo. Le sue dita entravano ed uscivano da me ritmicamente. Non mi credevo che il paradiso potesse essere così vicino a me. Il dolore unito al piacere davano una sensazione strana e dannatamente eccitante. Strinsi forte le lenzuola del colore grigiastro e la mia schiena si inarcava di tanto in tanto. Gli occhi non riuscivano a stare aperti, anche loro volevano abbandonare il campo di battaglia tra me e il mondo e riposarsi.
-Ti piace?- la sua voce suona nella mia testa riempiendola dal vuoto. Io annuii. Sembrava che il mio cervello avesse abbandonato il campo, le mie funzioni motorie erano andate, pensieri, parole disperse tra lamenti di piacere, eppure ero così impotente in quel momento, ma la cosa non mi dispiaceva.
-Sei così bella. Non avrei mai immaginato che saresti stato con un disastro come me. Siamo completamente diversi, ma, chissà come mai, ti cedendo alle mie dita.- il suo tono di voce era così provocante. Disastro? Perché si considera un disastro?
-Tu non...- il mio discorso si interruppe quando la sua lingua mi sfiorò. Il piacere aumentò e la forza di dire qualcosa si dissolse con i miei gemiti strozzati.
Non credo di essere mai stata così... Credo che non esista un termine concerto per dire come mi sento. Piacevole era un termine troppo banale, sto meravigliosamente era troppo usato nella vita di tutti i giorni. Che sono un "ti amo" o un "starò per sempre al tuo fianco" in confronto a questo? Promesse! Parole! Pensieri! Non dimostrazioni d'affetto. Si incomincia dal semplice bacio fino a fuggire insieme. L'amore: vivere insieme avventure appassionati. La famiglia: ciò che ti sostiene. Un ragazzo: il legame tra la famiglia e l'amore. Al passare dei secondi, dei minuti i muscoli cedevano e il respiro si faceva sempre più soffocato, finché arrivai mugolando il suo nome. Finalmente riuscivo a capire, finalmente potevo parlare.
Lui si asciugò la bocca con la sua maglietta e poi si mise in bocca le due dita che stavano dentro di me.
-Lo sai che sei davvero dolce?!- disse con un sorrisetto divertito stampato in faccia.
-Lo sai che sei un vero guastafeste?!- gli risposi io cercando di riprendere fiato.
-I know!- mi baciò in fronte facendomi aprire gli occhi.
-Come sono stato?- domandò
-Beh.. Ho sentito di meglio.- risposi io girandomi verso di lui.
-Da come ansimavi e sussultavi il mio nome si direbbe che tu non abbia mai fatto cose del genere.-  disse per rinfacciarmi la mia risposta. Gli feci una linguaccia e lui si mise a ridere.
-Bene! Ora che ti ho fatto stare bene, la prossima volta mi restituisci il favore.- disse squadrandomi da capo a collo. Mi alzai e presi il telefono. Wow! Sette messaggi e sei chiamate da Ares, un altro messaggio da Leo e sono solo le undici di sera. Bene... Tutto apposto immagino.
-Tu rimani a dormire qui!- ordinò Francesco alzandosi dal letto.
-Non posso! Leo..-
-Leo sa che sei qui.- disse tirando fuori un suo felpone e me lo passò.
-Si ma non sa cosa..- il suo sguardo mi fa capire cosa vorrebbe dire.
-Lo sa?!- domandai io incredula.
-Si mi ha supplicato.- rispose rifiondandosi sul letto.
-Cosa? Supplicato?- mi pare strano che Leo... Mio fratello.... Protettivo come è, abbia detto a Francesco Viti di fare quella cosa là.
-Va bene. Non credo tanto a questa cosa, ma resterò. Dove è il bagno?- chiesi mettendo in ordine i pensieri. Era così bello non averli, troppo bello per un sogno.
-L'ultima porta nell'altro corridoio.- disse mentendo a posto le lenzuola del letto stropicciate.
-Ma puoi vestirti anche qui.- aggiunse.
-Veramente volevo fare una doccia.- dissi aprendo la porta della camera.
-Bene vengo anch'io.-
-No tu ne hai avute abbastanza per oggi.- lo sgridai. Lui alzò le mani in segno di resa -Va bene. Come la principessa desidera.- presi la mia biancheria intima e il felpone di Francesco e mi diressi verso il bagno nell'altro corridoio. Aveva una casa davvero pazzesca. Ritornando in salotto mi misi a toccare ogni singolo spazio che mi capitava sotto mano. L'altro corridoio era sempre della stessa vernice del salotto e il pavimento ghiaccio sotto ai miei piedi era di un grigio cenere. Risaltava tutto come un contrasto tra opaco e luminoso. Anche il bagno in bianco e nero, come se due cose completamente differenti dovessero conquistare un territorio. Era litigio o era amore?
Sono delle mattonelle. MAT- TO- NEL-LE.
Okay! Ho capito, forse sto fantasticando un po' troppo! Ma è così bello immaginarsi in quelle mattonelle così simili e allo stesso tempo diverse, con la stessa forma, ma con due anime differenti. Uff... Sto impazzendo.
Scherzi! Te sei già pazza.
Si forse hai ragione. Per diventare quasi normale non dovrei sentirti o quantomeno risponderti. Sei così...
Intelligente? Altruista? Piena di verità?
Veramente stavo dicendo seccante, ma se vuoi proprio che dica falsità allora si. Sei intelligente, altruista e piena di verità.
Non dimenticarti che io sono te.
Già è questo che mi preoccupa, speriamo che rimarrai dentro di me per tanto tempo.
Va bene, stop! La giornata è stata lunga e mi posso permettere di sclerare, ma basta così ora faccio una doccia, l'altra cosa che non mi fa riflettere in questi momenti così caotici.

La terapia degli incubi /Francesco Viti/. SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora