*Un'altro sbaglio*

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Francesco's pov

-Ne vuoi un'altra tesoro?- mi chiese la signora dall'altra parte del balcone. Io annuii tenendo gli occhi sulla birra vuota che avevo in mano. Quello che mi ha detto Michela mi ha scosso tanto, andarmene via senza baciarla mi faceva sentire male. L'alcol era la mia unica via di fuga. Si, esatto. Sono in un fottutissimo bar con puttane gratis. In qualche modo dovevo sfogarmi no?
-Sei ridotto male fratello.- disse il tizio accanto a me, che mi stava fissando da quando sono entrato in questo degrado di bar.
-Non sono affari tuoi.- gli risposi. Non ero in ottime condizioni per parlare e quel tipo mi faceva venire i nervi a fior di pelle. Le quattro birre di prima avevano degenerato la situazione e ora mi fa male anche la testa.
-Non voglio sapere che una puttana ti ha lasciato, okay?!- sbottò quell'altro. Puttana? Lo presi per l'orrendo colletto di quella orrenda maglietta gialla e lo scaraventai per terra.
-Attento a quello che dici. È l'ultimo avvertimento, non rompermi il cazzo.- biascicai scandendo l'ultima frase.
-Che c'è? Hai paura di fare a botte? Ora capisco perché quella zoccola non te l'ha data.- non sapeva con chi cazzo stava parlando e io in quel momento ero più pericoloso del solito. Lo tirai su da terra sempre prendendolo dalla sua orrenda maglietta e lo scaraventai di forza contro il bancone, facendogli sbattere la testa contro lo spigolo. Il sangue gli scese da quell'enorme taglio fino al suo orrendo ghigno. Lo presi per il colletto e cominciai a dargli i pugni a quella merda.
-La smetta o chiamo la polizia.- gridò la signora dietro il banco. Gli detti un ultimo pugno prima di farlo accasciare per terra che agonizzava per il dolore. Mi risedetti al mio posto e chiesi un'altra bottiglia di birra alla signora e lei me la porse con il terrore nei suoi occhi. Provavo sollievo ad essere guardato così, mi faceva sentire potente e pieno di me. Mentre presi in mano la bottiglia stappata vidi dei tagli sulle mie mani e il sangue che colava a sua volta. Solo dopo un po' mi accorsi che avevo fatto un altro fottutissimo errore. Devo cambiare per lei e mi ritrovo peggio di prima. Lasciai la bottiglia sul tavolo e me ne riandai a casa.
Driiiin driiin. Vidi il telefono che squillava sul cruscotto e speravo fosse Michela. Lasciai un attimo il volante per prendere il telefono. Sulla schermata c'era il nome di Edoardo. Accettai la chiamata.
-Edo!- risposi. Non avevo voglia di parlare, ma sapevo che Edoardo non mi avrebbe costretto a fare niente.
-Fra come stai?- farfugliò, era ancora ubriaco.
-Non bene. Ma dove sei?- gli chiesi, anche se avevo già una mezza idea data dalla musica a palla che si sentiva di sottofondo.
-In discoteca.- rispose. Non mi sbalordiva la cosa, erano le due di mattina.
-Okay. Perché mi hai chiamato?- domandai sbottando.
-Volevo sapere se volevi venire. Solo se vuoi, insomma non sei obbligato, magari ti svaghi un po'.- ha biascicato ogni parola in questa frase. Doveva davvero essere molto ubriaco, più di me. Doveva essere davvero divertente andare là, ma poi mi venne da pensare a Michela.
-Non posso.- dissi secco incrinando un po' la voce.
-Okay.- rispose secco. Al diavolo!
-Con chi sei?- chiesi per essere sicuro.
-Mah.. Siamo noi tre e ci sono un po' delle amiche di Riccardo.-
-Va bene sono lì fra dieci minuti. Solita vero?-
-Solita.- rispose secco e riattaccò. Lo so che era una cosa che non dovevo fare, ma... Comunque lei non lo saprà, no? Mi affrettai ad arrivare in discoteca.
-Bella Fra!- esclamarono tutti e tre in fila.
-Ehi ragazzi.- dissi e mi sedetti nel solito divanetto rosso che prenotiamo ogni singola volta che veniamo qui.
-Francesco ci sarebbe una mia amica che ti vorrebbe conoscere- disse Riccardo porgendomi un bicchierino di vodka e indicando la ragazza accanto a lui. Era una ragazza dai capelli lisci e biondi, aveva gli occhi neri pece e un vestito molto attillato e cortissimo che metteva in mostra quasi interamente il seno e si fermava appena sopra il linguine. Bevvi il bicchierino tutto di un sorso e poi sentii un bruciore pervadermi la gola.
-Lei si chiama Viola ed è una tua grande fan.- la ragazza venne verso di me e mi strinse la mano.
-Viola, piacere. Sono un'amica d'infanzia di Riccardo.- disse. Aveva una voce assomigliante a quella di Michela, ma quella di Michela era molto più dolce,
-Piacere.- risposi secco. Il grande sorriso della ragazza sembrava sparire mentre le dicevo quella parola. Perché? Che ho fatto ora? Dopodiché la ragazza tornò al suo posto accanto a Riccardo.
•••
-Andiamo facciamo un gioco.- disse una ragazza dai capelli rossi di fuoco. Gioco? Per chi ci ha preso? Non abbiamo quattro anni. Ormai ero sbronzo forte. Mi sono fatto di cinque bicchierini di vodka e due birre ed è solo passata un'ora da quando sono venuto qui. Tutto girava intorno a me, le luci erano sfocate e la musica sembrava andare ad un ritmo lento. Dovrei andare a casa.
-Tu giochi Fra?- mi chiese Yuri.
-No. Vado a casa, non dovrei neanche essere qui.- gli risposi e mi alzai. Viola si alzò con me e si diresse a passo svelto verso di me.
-Cosa c'è?- chiesi. Lei mi prese dalla maglietta e mi baciò. La spinsi sulla poltroncina accanto.
-Ma che cazzo ti prende?- sbottai.
-Non far finta di nulla Francesco. Te l'ho dimostrato da subito.-
-Ma che cazzo dici?-
-Francesco io ti voglio, qui, ora!- si stava rialzando, ma io la bloccai sul divanetto e le sussurrai.
-Non me lo dire più. Sono già di un'altra persona.- la lasciai andare e lei sembrava non reagire, ringraziai i ragazzi e andai in macchina.
Mi è dispiaciuto per quella ragazza, ma non posso fare questo a me. Si vai convinto che questo lo hai fatto per te. Me ne tornai a casa e mi sdraiai sul divano. La testa mi girava ancora. Che cazzo ho appena fatto. Spero che non lo venga mai a sapere.

La terapia degli incubi /Francesco Viti/. SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora