*La distanza fa male*

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-Bene principessa... Dove vogliamo andare.- mi dice Francesco mentre stiamo per partire. È davvero bellissimo! I suoi capelli mossi dal vento che proviene dal finestrino del tutto aperto e con la sua postura da... Figo?! È la prima parola che mi viene in mente mentre una sua mano è sul volante e l'altra appoggiata al finestrino chiuso e picchietta quelle dita ad un ritmo quasi del tutto senza senso.
-Beh.. Veramente te l'avrei chiesto prima io.- dico sempre con testa bassa. Non so spiegare questa timidezza, ma non riesco a controllarla.
-Va bene. Emm... Che ne dici del bowling? Ti piace?- mi dice tenendo gli occhi sulla strada, ma girando un po' la testa verso di me.
-Beh... Io... Veramente..- cercavo di trovare le parole adatte. Cazzo! Perché adesso sono così impacciata a parlare. Eccome lui era e credo che sia ancora il mio fidanzato. Oddio... Ma siamo fidanzati? Il panico mi assale e Francesco lo percepisce.
-Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? Deciditi ora Principessa perché c'è la rotatoria.- mi dice degnandomi di uno sguardo.
-Si, scusa. Andiamo lì.- dico anche se vorrei davvero chiarire questo dubbio che mi ronza in testa. Lui sorride e ritorna a guardare la strada. Dopo un esasperante silenzio Francesco accende la radio e le mie orecchie credo che siano volate in paradiso. La musica mi entrò subito nel cuore, a dire il vero i Blink mi fanno questo effetto. La loro musica mi fa ricordare il passato, tra i miei ricordi sia belli che brutti ripercorro la mia vita in ogni singola parola pronunciata. Senza nemmeno accorgermene stavo canticchiando quella stana ossessione e mi sentivo gli occhi di Francesco puntati addosso, ma mi sentii in imbarazzo solo quando girai la testa e andai a incontrare i suoi bellissimi occhi e il suo sorriso che mi ha fatto sempre impazzire. Mi inzittii subito e a quanto pare il mio imbarazzo si notava parecchio.
-No. Per favore non ti fermare.- mi stava supplicando di continuare a canticchiare? Poi aggiunse
-Sei così bella quando sei spensierata.- sentivo caldo. È possibile che mi riduco sempre così? È un ragazzo come gli altri Michela sveglia! Forse un po' più topo, ma dettagli. Perché ho così tanto imbarazzo quando sto con lui. Si vede che la distanza da lui e poi riavvicinarmi così all'improvviso mi fa male. Lui stava battendo a tempo le dita che aveva sul volante. È così stranamente bello! Wow... Sono proprio spacciata. I miei pensieri si spensero quando la canzone finì e mi scappò uno sbuffo dalla mia maledettissima bocca. Lui rise e poi disse -Te non sai quanto siamo in sintonia in questo momento, ma è inutile mettere il disco siamo arrivati.-. Si fermò davanti a un grande edificio con la scritta luminosa 'Bowling'. Beh... Così di certo si ricordano dove si trovano. Scendiamo dalla macchina, che lasciammo parcheggiata davanti a uno stretto parcheggio pieno di auto.
-Vieni. Andiamo.- mi disse Francesco prendendomi per mano e tirandomi. Quel gesto totalmente inaspettato mi fece sussultare, ma poi mi feci guidare dentro al locale. Dentro era enorme. Si poteva distinguere tre diverse sezioni: le piste del bowling (ovviamente), un grande bar appena dopo l'ingresso e una grande sala giochi e sala biliardo. Francesco vede il mio sguardo perso e penso che abbia intuito che non sono mai stata al bowling.
-Non ti preoccupare. Ti insegno io.- disse con un sorriso stampato sulle labbra. Oddio i suoi denti perfetti, da suicidio... Michela. Focus on other things. Io mi limitai a rispondere con un semplice okay balbettato. Lui mi riprese la mano, ma questa volta in maniera più calma e mi porta al balcone del bar. A servirci c'era una signora di mezza età con quasi del tutto il seno di fuori e non era un bello spettacolo.
-Cosa vuoi tesoro?- disse a Francesco masticando una gomma. Tesoro? Aspetta vecchia bacucca lui è di mia proprietà! Non vedi la targa sulla sua testa. Si lo so sono miss gelosia, ma dettagli.
-Si vorrei due paia di scarpe. Uno quarantatré e l'altro...- si gira verso di me, ma io ero immersa ancora nei miei pensieri.
-Emm.. Si, cosa?- dissi velocemente, Francesco mi sorride. Va bene oggi si sta divertendo molto.
-Il tuo numero di scarpe.- disse
-Ah... Il trentotto.- dissi scandendo le parole. La tett... Emm.. signora annuisce.
-Okay, un quarantatré e un trentotto. Vengo subito.- ah... Questa volta non lo chiami tesoro brutta... Ma perché mi trovo a desiderare la distruzione di una persona che Francesco non si filerà mai. Alcune volte mi stupisco da sola della mia pazzia. Arriva con due paia di scarpe. Francesco le prende e mi prende a braccetto fino alla nostra pista. Mi metto le scarpe che mi stanno esageratamente grandi. Siamo sicuri che sia un trentotto? Vabbè. Francesco prese una palla e infilò tre dita dentro i tre buchi. Si prepara come un professionista e poi lascia andare la palla con un tiro potente, ma allo stesso tempo delicato e strike. Wow... Dovrò faticare tanto per vincere, visto che non ho mai nemmeno pensato di giocare a bowling. -Oggi mi sento fortunato- dice guardando i birilli buttati giù. Poi prende un'altra palla e me la porge.
-Vieni ti insegno come si fa.- dice lasciandomela in mano. Io cercai di impugnarla come ha fatto lui prima e poi andai verso la pista. Non sapevo come procedere anche se Francesco l'aveva fatto tre secondi prima. Poi sentii prendermi la mano dove c'era la palla e una scossa pervade la mia schiena. Portò la mano al mio petto.
-Non è difficile.- sussurra nel mio orecchio aumentando le vibrazioni della scossa. Il suo respiro è sul mio collo e mi sento benissimo, tanto da volere che il tempo si fermasse.
-Basta un movimento del braccio.- chiusi gli occhi e mi lasciai pervadere dal suo respiro caldo che mi pesa sul collo. Mi sposta il braccio dal petto a dietro il bacino e poi tira con forza. Apro gli occhi. Non ho fatto strike, ma almeno sono riuscita a buttare giù qualche birillo. Rimanemmo così: io davanti alla pista con lui dietro di me, mano nella mano.
-Non sai quanto abbia aspettato questo momento. Ti amo.- mi sussurra all'orecchio.
-Ma quindi siamo fidanzati?- chiesi. Lui mi girò fino a incontrare i suoi occhi e il suo magnifico sorriso. Mi si mozzò il fiato.
-Perché? Non mi vuoi? Io sono qua per te. Non posso farne a meno di te. Sei diventata peggio della droga.- mi disse sfoderando un meraviglioso ghigno. Mi strinse a se mettendo le mani intorno al bacino. Credevo davvero che da un momento all'altro avrei smesso di respirare. La distanza da lui mi ha fatto davvero male. Cazzo, quanto mi è mancato. Stavo in coma da giorni. Non trovo le parole per dirgli cosa provo. Lo amo più di quanto una persona possa amare la pizza.
-Allora, mi ami?- dice lui stringendomi più forte a se. Io annuisco con movimenti lenti della testa, ero ancora pietrificata dalla sua perfezione in ogni singola parte del suo viso.
Lui scosse la testa e mi strinse ancora più forte a se. Ora si che mi mancava l'aria, non so se è per questo contatto tra me e lui o se mi sta stringendo troppo.
-No, principessa. Devi dirmelo. Dimmi che mi ami.- sfiorò le mie labbra con le sue facendo venire in me un brivido. Francesco mi stai torturando, sono stretta in una maniera che non credevo fosse possibile, mi stai obbligando a dire 'ti amo' senza che io dopo possa riprendere fiato e ora mi sfiori anche le labbra. La situazione sta degenerando come il mio livello di normalità, ora spero di non impazzire. Dopo un po' di tempo, quello che è servito per trovare un briciolo di cervello per non esplodere, trovai la forza e l'aria.
-Ti..ti amo.- dissi nel modo migliore che potesse uscire da quella situazione. Lui smorza un sorriso e poi ritorna a stuzzicarmi le labbra. Mi morde il labbro con i suoi denti perfetti e piano piano quell'inferno si trasformò in un vero e proprio paradiso; Almeno per la mia lingua e le mie labbra. Riuscii a liberare le mani da quella stretta potente e le portai ai suoi morbidissimi capelli che tiravo piano mentre lui ansimava. Lui mi prese per le cosce e mi alzò da terra portando le mie gambe sui suoi fianchi. All'inizio sussultai, perché francamente non me l'aspettavo, ma poi stetti al gioco e le strinsi attorno al suo corpo. Senza smettere di baciare come solo lui sa fare va a sedersi sulla poltroncina dove avevamo lasciato le nostre scarpe. Si mise a sedere e io su di lui.
-Viti!- disse una voce che avevo già sentito. Francesco smise di baciarmi si voltò nella direzione in cui lo chiamavano e poi alzò lo sguardo al cielo.

La terapia degli incubi /Francesco Viti/. SOSPESADove le storie prendono vita. Scoprilo ora