Capitolo ventinove: Capodanno
-Mary-mi chiamano
-Mary dove sei?- ripete
-In salone- sussurro sapendo che non è riuscita a sentirmi
-Ah eccoti-
La sento avvicinarsi di gran passo con lei sue solite ballerine, ma io continuo a prestare attenzione allo schermo
-Perché non rispondi?- mi fissa
-Sto bene - ridacchio - Sono solo concentrata a guardare il film-
-Che stai vedendo?-
-Il film che mi ha portato alla ribalta-
mi copro meglio con la coperta; qui l'aria a New York è davvero gelida,non riesco proprio a riscaldarmi
-Perché?-domanda sedendosi accanto a me
-Non sono mai riuscita a vederlo per intero- alzo le spalle
-Sai che non mi riferivo a questo-
-Ti riferisci al fatto che sono qui sul divano al buio con solo il camino accesso e il pigiama?- chiedo e annuisce
-Sinceramente non lo so. Sono una tipa iperattiva ma oggi mi sono svegliata con l'intenzione di far nulla- esclamo
-Harry l'hai sentito?- domanda
-Non parlarmi di quello che non si fa sentire da ieri sera- sbuffo
-Bhè visto che il film è finito, ora ti alzi e vai a prepararti-
-Per quale motivo?-
-Muoviti,è un ordine-
-Come?-alzo un sopracciglio
-Vai a sbrigarti altrimenti ti tolgo la carta di credito-
Mi alzo di scatto -Non puoi farlo- le punto il dito contro
-Il tuo conto è cointestato visto che sei minorenne, posso bloccarlo in qualunque momento- accenna un sorriso
-Ma che palle- sbuffo
Vado subito al piano di sopra per sbrigarmi come mi è stato "ordinato".Una persona non può rimanere sul divano per un giorno senza che qualcuno la interrompa. Che poi, a lei che importava se per un giorno poltrivo sul divano? Quella donna trama qualcosa. Dopo una lunga doccia mi asciugo i capelli, indosso un maglione pesante di color crema e dei pantaloni neri anch'essi pesanti. Lascio i capelli sciolti e il viso senza trucco
-Mary-gridano dal piano di sotto
Maledizione che vorranno ancora?! Arrivo in salone più nervosa che mai
-Doveteproprio dirmi che diavolo avete oggi perché non fate altro che chiamarmi- inizio a gridare
Suonano il campanello, ci mancava solo questo
-Vai ad aprire- esclama mio padre seduto sulla poltrona con mio fratello in braccio
Mi avvicino alla porta
-Non potevo starmi tranquilla sul divano o nel letto a far nul...- mi blocco quando apro la porta
Cazzo.Pensavo che aprendo quella porta avrei trovato chiunque, tutti ma non lui. Alza lo sguardo quando sente lo scatto della porta che si apre troppo violentemente e incrocia il mio sguardo. Sono immobile, nonriesco a reagire, ad emettere nessun suono o parola mentre lui accenna un sorriso consapevole di avermi sorpreso. E cavolo se ci è riuscito. Inizio a fissarlo da capo a piedi. Okay può sembrare strano, non lo vedo da neanche due settimane, ma è sembrato un'eternità. Indossa dei pantaloni pesanti neri, un maglione grigio che gli ho visto indossare altre volte con sopra una giaccone. I suoi ricci sono coperti da un cappello di lana. Ha un accenno di barba e indossa sempre il suo solito sorriso. Posa il suo borsone a terra eposa le sue mani lungo i fianchi. Non so come reagire, cosa fare, chedire. Ma per un attimo mi ricordo delle parole di mio padre "Lasciati andare e vivi". Con uno scatto veloce mi avvicino a lui,lasciandolo un po interdetto. Porto le mie braccia intorno al suocollo e lo stringo abbastanza da sentire il suo profumo inebriarmi lenarici. Stringe anche lui i miei fianchi e mi solleva un po. Mistacco di colpo quando mi rendo conto che, oltre a starlostritolando, lo stavo abbracciando