It Don't belongs to me

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Capitolo Trentanove: "It don't belongs to me"

Dopo tre giorni di convalescenza, la febbre finalmente va via. Ho ancora un aspetto orribile, occhiaie e capelli gonfi. Io ed Harry ripartiamo domani per tornare a Londra, lui ora è andato a prendere l'auto con Robin dal meccanico. Le mie doti sono servite a qualcosa almeno. Finisco di preparare le valigie. Quando torniamo a Londra dobbiamo confermare l'intervista ad un famoso programma Britannico, l'abbiamo già rimandato di un paio di giorni a causa della mia influenza. Anne entra nella stanza poco dopo che ho chiuso la chiamata con Simon.

-Con chi eri al telefono?-

Ridacchio capendo che aveva origliato -Una persona-

-Esci con mio figlio, posso sapere chi?-

-Solo il mio amante segreto- ridacchio aprendo la seconda valigia di Harry

-Divertente- si guarda in giro

-Non potevate rimanere di più?-

-Abbiamo delle faccende da sbrigare, manca poco all'inizio del Tour- alzo le spalle

-Dopo cosa farai?-

-Ho firmato un contratto discografico-

-Carino-

-Senta- sospiro guardandola

-Si vede da lontano che io non le piaccio, quindi non si sforzi-

Alza un sopracciglio

-Non dico che tu non sei una brava ragazza, solo che non vai bene per mio figlio-

Annuisco ridacchiando

-Tu.. bhe... sei una ragazza dark, hai i capelli colorati e ti trucchi molto. Ti vesti in modo provocante e finisci sempre sulle prime pagine di gossip. Non vuoi fare l'università e lavori molto quindi non avrai mai tempo di occuparti di una casa, di un marito e di figli – tossisce – sempre se li vuoi- aggiunge

-Mia madre non ha mai avuto molto tempo, ma non ci ha mai fatto mancare nulla e non parlo dal punto di vista economico. Veniva alle nostre gare, partite, saggi; era presente durante le recite e controllava il nostro lavoro scolastico. Se avevamo un problema lei ci aiutava. E in tutto questo partecipava ad eventi, recitava, faceva viaggi umanitari. Ci ha insegnato i veri valori della vita. Non nego il fatto che avere un figlio ora sia un enorme peso; ho diciassette anni e tutta una vita davanti avrò tempo per pensare a queste cose – chiudo la valigia – e poi lei non può capire quando sia fantastico recitare. Interpretare un personaggio, indossare i suoi vestiti, pensare e parlare come lui. Essere un'altra persona è un modo per uscire dalla nostra routine-

Lei abbassa lo sguardo non sapendo come ribattere. Le valigie sono pronte e devo vestirmi. Anne mi guarda capendo che devo togliermi il pigiama di dosso. Va verso la porta.

-Anne – si volta – ricordati che non devi mai credere a quello che dicono i giornali-

-Si mamma – sorrido – sto meglio-

-Com'è andata con la madre di Harry?-

-Non mi sopporta, o almeno non sopporta la me di prima pagina-

Lei sospira -Sai che ci vuole tempo, quando una persona non è abituata-

-Lo so-

-Ti sento strana- continua

-Niente... è solo che non sono abituata a tutto questo- sospiro

-Tutto cosa?-

-Ad un paesino piccolo, a stare sempre in casa, a cucinare e aiutare, a non andare in discoteca – agli attacchi di allergia- concludo sarcastica

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