Capitolo 5

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Una settimana dopo la festa tornò tutto normale, mi alzavo la mattina, andavo a scuola, studiavo, uscivo con Emma, la sera leggevo e poi andavo a dormire.
Con Ethan era storia passata, mio fratello aveva ragione su di lui, pensava solo a se stesso.

Quel giorno avevo appena finito i compiti quando il mio cellulare iniziò a squillare. «Pronto?» Risposi mettendo i libri apposto. «Megan!» Gridò Emma dall'altro lato del cellulare. «Calma! Cosa hai?» Chiesi allontanando il telefono dall'orecchio. «Questa sera usciamo.» Mi informò senza nemmeno chiedermi se potevo, Emma era fatta così.  «Con chi?» Chiesi roteando gli occhi. «Io, tu, tuo fratello e Andrew.» Sbuffai alle sue parole. «Non se ne parla, Emma esci da sola con Andrew.» Risposi e lei sospirò. «Non me la sento ancora di uscire da sola con lui.» Ammise.
Dopo la festa Emma e Andrew avevano cominciato a frequentarsi ma volevano fare le cose con calma, finalmente aveva smesso di provarci con me. «Ragazzi, andate voi, tu Andrew, mio fratello e America, una ragazza che gli piace.» Proposi, non me la sentivo di venire. «Megan non puoi rimanere da sola a casa.» Io mi sedetti sul letto, i miei genitori quella sera erano stati invitati a casa di colleghi ma io e William avevamo deciso di rimanere a casa. «Posso, lo preferisco in questi casi, ti prometto che una sera di queste usciamo insieme.» Lei si lamentò. «Megan...» Non la feci finire. «Tranquilla.» La rassicurai. «Ma tuo fratello non sarà d'accordo. » Mi fece notare, aveva ragione.
Dopo aver rittaccato andai in camera di William e lo convinsi a lasciarmi a casa, odiavo stare in mezzo a delle probabili coppiette, mi sentivo fuori luogo.
Quando uscì di casa era abbastanza nervoso, probabilmente per America, ci teneva davvero a fare una buona figura, magari era davvero innamorato.
La casa era tutta per me allora accesi la televisione e cominciai a guardare dei film fino a quando mi addormentai.
Mi svegliai a causa della posizione scomoda sul divano e vidi che era l'una di notte, così, spensi la tv e salii al piano di sopra, guardai nella camera dei miei ma non erano ancora tornati, passai dalla stanza di William ma anche lui non era in casa, alla fine andai in camera mia e mi coricai assonnata ma quando stavo per addormentarmi sentii bussare alla finestra, spalancai gli occhi, non poteva essere, non di nuovo, mi alzai di scatto, il sonno era già svanito, mi avvicinai e vidi il suo viso, lo guardai e scossi la testa, non lo avrei fatto entrare, lui mi rivolse un'occhiata addolorata e poi mi accorsi che aveva un labbro spaccato, sanguinava e si teneva la pancia, guardai meglio e vidi che aveva una mano sporca di sangue, allora aprii subito la finestra. «Cosa ti è successo?» Chiesi spaventata. «Fammi entrare, ti prego.» Disse quasi senza fiato, mi spostai e lo aiutai ad entrare e con molta fatica si accasciò a terra. «Ethan cosa hai fatto?» Domandai mentre si lamentava, aveva fatto a pugni con qualcuno? Lo guardai e notai che anche la sua maglietta era sporca di sangue, proprio nel punto in cui si teneva, gli scostai la mano e tremando gli alzai la maglietta. «No...» Sussurrò cercando di spostarmi, non lo ascoltai. «Devo medicarti, ti sei ferito qui.» Gemette dal dolore e a quel punto alzai la maglietta facendo una smorfia, aveva una ferita profonda proprio sotto la fine delle costole. «Aspettami.» Dissi e poi corsi in bagno, era tutto così assurdo, cosa gli era successo? Presi il necessario per medicarlo e poi tornai da lui, aveva gli occhi socchiusi e i capelli arruffati. «Sta fermo ti copro la ferita e poi andiamo in ospedale.» Gli alzai di nuovo la maglietta ma lui mi afferrò le mani. «No!» Questa volta lo gridò. «Ethan, è troppo profonda!» Gli feci notare. «Non andremo in ospedale, curami qui, ti prego.» Aveva una voce tremolante, non sapevo cosa fare, d'istinto gli accarezzai i capelli. «Va bene ma domani andrai lì, d'accordo?» Chiesi ma lui mi guardò e basta, gli sollevai di nuovo la maglietta e cominciai a pulire la ferita da quel sangue, ma Ethan ogni tanto si lamentava. «Sta tranquillo... per favore.» Lo pregai e lui annuì debolmente, dopo averla medicata la bendai con delle garze e gli rimisi la maglietta apposto ricordandomi che era sporca di sangue. «Vado a prendertene un'altra.» Dissi, mi allontanai di nuovo e corsi nella stanza di mio fratello, aprii l'armadio e ne tirai fuori una che usava per dormire, quando tornai da lui tremava. «Hai freddo?» Chiesi e lui annuì, così, gli levai la maglietta sporca e diventando paonazza gli feci indossare l'altra. «Vieni, ti aiuto ad alzarti.» Si lamentò alle mie parole e con grande fatica lo trasportai sul mio letto, lo feci distendere e poi gli guardai il viso, aveva un labbro spaccato e sporco, andai di nuovo in bagno bagnai un fazzoletto e tornai in camera mia trovando Ethan in boxer. «Ethan...» Sussurrai, trovava sempre la forza di levarsi i pantaloni? Sospirai e lo feci mettere sotto le coperte, si era ripreso almeno un po', mi distesi accanto a lui e cominciai a tamponargli il fazzoletto bagnato sul labbro, si lamentò un po' dal dolore ma appena fu pulito smise e si rilassò, chiuse gli occhi, doveva essersi addormentanto, sospirai e poggiai la testa sul cuscino anche io mentre quella domanda mi martellava in testa: "Chi gli aveva fatto del male?".
Rimasi a fissarlo per un'eternità, ero davvero incredula. «So che mi stai fissando.» Disse a un certo punto facendomi spaventare, aprì i suoi occhi chiari e poi sorrise debolmente mentre arrossivo. «Come ti senti?» Chiesi cambiando argomento. «Meglio.» Rispose e io feci un sospiro di sollievo. «Vuoi dirmi cosa è successo?» Domandai e lui mi guardò dritto negli occhi, sembrava indeciso se dirmelo o no. «I tuoi segreti sono al sicuro con me.» Scherzai riferendomi alla sera in cui mi aveva fatto infuriare. «Megan io ti ringrazio sia per la scorsa che per questa sera.» Sorrisi annuendo, ci guardammo di nuovo negli occhi e poi lui sospirò. «Sono rientrato dopo le undici, lo faccio sempre dalla finestra questa sera era aperta, non si è più chiusa dopo quella volta.» Disse guardando il tetto. «Ma...?» Chiuse gli occhi. «Ma mio padre se ne accorto, era ubriaco e...» Aprii leggermente la bocca alle sue parole. «Lui ti ha fatto questo?!» Quasi urlai mentre annuiva debolmente. «Perchè non ti sei difeso?!» Questa volta urlai. «Megan, lui è mio padre...» Non potevo credere alle sue parole.
Ethan non era così, Ethan aveva la forza di prendere a pugni chiunque gli sbarasse la strada, a scuola Ethan era praticamente invincibile.
«Lui... lo fa sempre?» Mi guardò con sguardo ferito. «Quando è ubriaco perciò si, sempre.» Ammise e io senza pensarci due volte gli posai una mano sul viso. «Non...non lo sapevo.» Abbassai lo sguardo. «Non lo sa nessuno, ho imparato a curarmi da solo ma non mi aveva mai fatto una ferita così profonda.» Stavo tremando. «D-devi denunciarlo.» Balbettai e lui scosse la testa. «È mio padre.» Non sapevo cosa dire, non avrei mai immaginato una cosa simile. «Puoi... puoi venire da me quando... insomma...» Sorrise alla mia proposta, facendo sorridere anche me un po' imbarazzata. «Perchè non riposi ora?» Domandai e lui sospirò. «Ci provo.» Chiuse gli occhi e dopo qualche minuto si addormentò, sembrava di nuovo indifeso, un Ethan che probabilmente non conosceva nessuno, mi alzai notando che ero ancora vestita, dovevo indossare il pigiama, guardai Ethan e decisi di evitare, indossare quello con le nuvolette con lui proprio non mi andava, così, chiusi la porta a chiave e tornai a letto restando, però, sopra le coperte, aveva solo i boxer addosso e volevo evitare certi contatti, mi voltai verso di lui e mi addormentai guardandolo.

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