Capitolo 16

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Il sabato David decise di portarmi a mangiare a casa sua, voleva cucinare per me, avevo insistito di no, una semplice pizza mi andava bene. «Sei pronta? » Chiese mia madre entrando in camera mia, mi guardai di nuovo allo specchio e poi annuii. «Stai davvero bene.» Disse sorridendo e io scossi la testa. «Sei in ansia? » Mi chiese sedendosi sul mio letto.  «Si, è una specie di appuntamento.» Ammisi  e lei annuì. «Sta tranquilla, è normale, prima o poi saresti uscita con un ragazzo.» Sospirai e presi la mia borsa. «Lui ti piace molto?» Domandò. «Chi?» Chiesi senza pensarci bene, era ovvio che si stesse riferendo a David. «David,  che io sappia,  esiste qualcun altro?» Io arrossii leggermente, si che esisteva ma cercavo di ignorare quei sentimenti. «David, si... David... » Quasi sussurrai. «Ti vedo incerta.» Ammise alzandosi e venendo verso di me, sospirai e abbassai lo sguardo. «Non so se mi piace sul serio, per adesso lo vedo solo come un amico. » Mia madre piegò la testa di lato alla mia risposta. «Lui ti sta invitando a casa sua, si offre sempre di accompagnarti e venirti a prendere a scuola,  è innamorato di te.» Disse prendendomi le mani. «Non illuderlo se lo vuoi solo come un amico.» Aveva ragione, dovevo dirglielo prima che le cose si complicassero. «Questa sera gli parlo.» Rassicurai mia madre un attimo prima del suono del campanello, era lui.

Quando salimmo in macchina mi sentii davvero in ansia. «Le pizze sono già a casa mia.» Mi informò e io annuii,  mi sorrise e poi partì.
Arrivati sotto il palazzo dove abitava mi prese la mano, salimmo in ascensore e appena arrivammo davanti la porta di casa sua la mia ansia continuò a crescere, cominciai a tremare. «Prego.» Sorrise aprendo la porta e lasciandomi spazio, entrai titubante e quando sentii la porta chiudersi dietro di lui sobbalzai. «Ti faccio vedere la casa.» Disse prendendomi di nuovo la mano.
Mi guardai attorno era piuttosto grande. «Ci vivi da solo?» Chiesi e lui annuii portandomi verso una grande sala. «Un regalo da parte dei miei genitori» Rispose e spalancai gli occhi,  "caspita! " pensai, dovevano essere davvero ricchi. «Questo è il salone.» Mi informò, era molto grande, dopo un po' mi portò nella stanza accanto. «Questa la cucina.» La indicò, anche quella era molto bella, arredata davvero bene. «Questo un piccolo bagno. » Continuò, poi attraversammo un corridoio e ci fermammo davanti un'altra camera. «Questo è un ripostiglio.» Continuammo a camminare. «Poi una camera da letto per gli ospiti, un altro bagno e in fine la mia stanza.» Disse entrandoci, entrai anche io colpita dal grande letto e dai mobili scuri. «Ti piace?» Chiese sorridendomi. «È molto bella.» Ammisi mentre sentivo le mani che mi sudavano, lui mi guardò di nuovo e poi soffermò il suo sguardo sulle mie labbra, si avvicinò lentamente e io indietreggiai. «Ehm D-David... » Balbettai e lui continuò ad avvicinarsi mentre io indietreggiavo con il cuore che batteva a mille, mi prese le braccia quasi bloccandomi e avvicinandosi di nuovo a me. «David no. » Dissi mettendo le mani sul suo petto per allontanarlo, lui a quel punto si bloccò guardandomi negli occhi. «I-io non credo che noi due... » Ammisi e lui mi lasciò andare. «Megan, io non capisco, hai accettato di venire da me.» Rispose quasi bisbigliando. «Lo so ma... non,  non ero sicura.» Dissi tremando, lui scosse la testa sedendosi sul suo letto mentre io continuavo ad indietreggiare verso la porta. «È meglio che io... torni a casa.» Constatai e senza sentire la sua risposta andai via dalla sua camera, camminai velocemente lungo il corridoio, aprii la porta d'ingresso e corsi via da quel palazzo sentendomi una stupida, ormai era troppo tardi l'avevo illuso, ero una persona spregevole, l'avevo fatto per togliermi Ethan dalla testa e avevo sbagliato, andai in un bar accanto a quel palazzo e chiamai William. «Megan? Che succede?» Chiese preoccupato, sapeva che oggi sarei andata a casa di David. «Cosa stai facendo? » Domandai sospirando. «Sto per uscire, perché?» Domandò ancora più preoccupato. «P-potresti venirmi a prendere?» Balbettai tenendomi la fronte. «Cosa ti ha fatto?!» Urlò facendomi allontanare il telefono dall'orecchio. «Smettila di urlare o mamma e papà penseranno che sia successo qualcosa! È tutto ok, sto bene ti spiego dopo.» Lo rassicurai e lui sospirò sollevato. «Sto arrivando, dimmi dove sei.» Rispose più tranquillo.
Dopo avergli dato l'indirizzo aspettai dentro quel bar pensando a come poteva sentirsi David,  in fondo non avevo nulla di speciale, non poteva stare male per me, cercai di rassicurarmi ma l'ansia che avevo non scompariva.
Non appena William arrivò mi costrinse a raccontare tutto e appena lo feci lui rise. «Hai fatto bene, non mi piaceva.» Io roteai gli occhi. «A te non piace mai nessun ragazzo che frequento.» Lui alzò le spalle, era geloso. «Dove vai dopo?» Chiesi cambiando argomento. «A una festa a casa di America, vuoi venire?» Scossi la testa, dopo quella sera volevo solo chiudermi in camera mia e leggere.

A casa raccontai tutto a mia madre che si preoccupó, aveva ragione poteva succedermi qualcosa di peggio di un semplice bacio, mio padre mi abbracciò forte e mi disse di stare più attenta.
Verso le undici di sera andammo tutti a letto tranne William che era ancora fuori.
Mi coricai e mi addormentai quasi subito leggendo un po'.

A un certo punto mi svegliai sentendo un forte rumore, spalancai gli occhi e mi misi a sedere, guardai l'ora, erano le tre di notte, lo sentii di nuovo, proveniva dalla finestra e a quel punto mi spaventai, mi alzai e in fretta corsi ad aprirla, c'era Ethan che si reggeva a malapena, il cuore mi salii in gola, suo padre gli aveva fatto di nuovo del male?

Una ragione per amartiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora