Capitolo 17

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«Ethan...» Bisbigliai con fatica mentre lo trascinavo dentro camera mia, lui sospirò a mala pena. «Ethan ti prego... parlami.» Mi inginocchiai accanto a lui e lo guardai, non capivo dove stava il problema, il viso era intatto, le braccia anche. «Cosa è successo?» Chiesi toccandogli il viso, lui si lamentò e lentamente alzò la maglietta lasciandomi senza parole: aveva l'addome e il torace pieno di lividi. «È-è stato tuo padre?» Chiesi spaventata, lui mi guardò e annuì debolmente.
Mi alzai tremando, non potevo credere alle sue parole,  come aveva potuto? Era suo figlio! L'aveva preso a calci! «Basta Ethan io... chiamo l'ambulanza... p-potresti avere delle lesioni interne! Capisci cosa vuol dire?!» Chiesi gridando inginocchiandomi di nuovo accanto a lui cercando il telefono.  «No... Megan... non farmi questo.» Rispose cercando la mia mano, gliela afferrai e lui accennò un sorriso misto a una smorfia di dolore,  gli occhi mi si riempirono di lacrime, le asciugai in fretta, dovevo essere forte.
Afferrai la sua maglietta e la tolsi gettandola via, volevo vedere fino a dove si estendevano quei lividi, cercai di voltarlo per potergli vedere la schiena ma ci riuscii solo con scarsi risultati, mi tremavano le mani e lui era troppo pesante.
Non sapevo cosa fare in quel caso ero terrorizzata. «Voglio solo distendermi a letto...» Sussurrò a un certo punto facendomi risvegliare,  annuii debolmente e cercai di tirarlo su mentre si lamentava, arrivammo al letto e poi lo coricai lì, mi sedetti accanto a lui ancora tremando. «I pantaloni.» Disse facendomi sgranare gli occhi. «E-Ethan... » Balbettai, lui mi guardò negli occhi e cominciò a sbottonarli. «Tirali solo via.» Annuii e feci come mi aveva chiesto cercando di non tremare.
Ora era in mutande e pieno di lividi sul mio letto, questa cosa mi terrorizzava ancora di più.
Mi sedetti di nuovo accanto a lui sentendolo respirare più regolarmente, gli osservai il torace, alzai la mano tremando mentre vedevo il suo sguardo attento su di me, la poggiai lentamente sul suo viso e lo sentii rilassarsi. «Ho paura.» Sussurrai mentre lui chiudeva gli occhi. «Non devi averne... starò bene.» Rispose prendendomi l'altra mano e stringendola.
Tutti i nostri litigi erano svaniti, in quel momento esistevamo solo io e lui, non mi importava più di Ruby, non mi importava più ciò che aveva fatto, dovevo aiutarlo perché quando lo sfioravo sentivo qualcosa, qualcosa di unico, Ethan era speciale. «Megan... m-mi dispiace.» Balbettò con fatica riferendosi alle nostre litigate, gli accarezzai il viso e con l'altra mano strinsi la sua. «Lascia stare.» Risposi distendendomi accanto a lui. «Riposa, ti prego.» Dissi infilando una mano nei suoi capelli, notando quanto fossero morbidi. «Sono stato uno stronzo. » Continuò addolorato. «Basta Ethan, voglio che riposi.» Risposi alzando un po' la voce. «Ci tengo a te... credimi.» Le sue parole mi scaldarono il cuore, mi strinse con decisione la mano e poi chiuse gli occhi mentre una lacrima mi scivolava giù per il viso, ci teneva a me.
Restai più di un'ora a guardarlo mentre dormiva, ad accarezzargli i capelli e il viso, a guardare il suo torace che si alzava ed abbassava,  ad esaminare i lividi che per fortuna non sembravano così gravi.
Tutto questo mi aveva di nuovo scosso ma alla fine riuscii ad addormentarmi vicino a lui, sentendomi sicura nonostante tutto.

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