28 - Carenze di Sushi

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Samantha Anderson

"Stasera dobbiamo uscire assolutamente dopo il sushi con Aria," disse Riley, infilandosi un paio di diamanti nelle orecchie. "Ho bisogno di ubriacarmi e fare del sesso di cui mi pentirò la mattina seguente."

Risi di fronte alla sua franchezza, ma almeno sapevo che era stata onesta al cento per cento. Quello era il suo modo di essere. Era, per dirla in modo fine, una che andava a letto un po' con chiunque. Ma la amavo cosi com'era.

"Dolcezza, questa è New York," sospirai, scuotendo la testa. "Non è proprio il posto migliore per andare in giro e dormire con qualsiasi essere che cammina."

"Non uccidere il mio divertimento," disse Riley, infilandosi ai piedi dei tacchi altissimi sui quali io, benchè usassi i tacchi come una professionista, mi sarei rotta un'anca. Lei era semplicemente cosi. Chiassosa e vivace, sempre in cerca di dramma e una scopata.

Era la ragazza laureata che comunque non riusciva a portare via il suo culo dalla vita da collegiale. Voglio dire, era un tipo da feste, anche se aveva superato da un po' i vent'anni e avrebbe dovuto incominciare a pensare a sistemarsi.

"Sai, quando eravamo piccole, non avrei mai pensato che saremmo finite cosi," ammisi.

"Cosa intendi?" rispose, tornando alla sua postazione iniziale, ovvero di fronte al mio specchio ad altezza naturale. La sua bellezza era sempre stata travolgente per le persone intorno a lei. E ora non c'era nessuna eccezione. Come sempre, lei era meglio di quanto io sarei mai riuscita ad essere. Indossava degli short neri con le frange che rendevano le sue gambe scure ancora più abbronzate. E sopra invece aveva un crop top oro che lasciava intravedere il suo stomaco.

Io, dall'altro lato, era diversa. Indossavo un semplice abito nero ricamato, orecchini e poi, le bellissime Louboutin che Louis mi aveva regalato in onore della Settimana della Moda.

"Beh, io sono quella con un lavoro ed un fidanzato. Tu sei lo spirito libero. I ruoli si sono invertiti dalle scuole superiori," ridacchiai, la mia onestà la sorprese.

"Penso tu abbia ragione," disse.

"Guardando indietro, ero io quella matura."

Ed era vero, prima che andassi al college e incontrassi Luke, io ero la ragazza esuberante e da feste. Quella che dormiva in giro e si ubriacava ogni week-end. Ma una volta entrata alla NYU realizzai che avevo bisogno di mettere un freno a tutto ciò, mi ero fermata ed ero diventata una ragazza di casa. Aveva aiutato anche il fatto che Luke avesse un anno in più di me ed aveva avuto l'esigenza di maturare in fretta.

Quanto a Riley, alle scuole superiori è stata una storia diversa. Era comunque la ragazza divertente e vivace di ora. Ma era molto più riservata con le persone che non conosceva, concentrandosi sulla scuola per entrare in un buon college.

Ma quando fu respinta dalla Columbia, la sua scuola numero uno, era cambiata. Si era allontanata dalla mia famiglia e la scuola era passata in secondo piano. Non dava gli esami e si allontanò ancora di più dal mio stile di vita quando fu accettata in una scuola in California.

Era diventata la Riley che le persone conoscono ed amano oggi. Non quella intelligente e riflessiva che avevo avuto l'onore di conoscere io.

"Già, lo eri," concordai, aprendo la porta della mia camera ed entrando nel soggiorno. Luke era seduto sul divano, con un suo collega seduto di fianco a lui.

"Hey piccola," disse, alzandosi e circondando i mie fianchi. Le cose stavano andando male tra di noi, a causa dei sensi di colpa che provavo.

Comunque, lo abbracciai. Non volendo dare una prova di quanto in realtà mi sentissi distante da lui.
In quale modo, attraverso il dolore e il senso di colpa, sorrisi leggermente. Da quando era arrivata Riley, i miei pensieri non erano costantemente rivolti ad Harry. Non era più il mio unico stress. E mi faceva sentire bene.

"Cosa fate stasera?" chiesi, uscendo dalla sua presa e afferrando la mia borsetta controllando di avere tutto.

Aria, Riley ed io saremmo andate al sushi. Da lì in poi, tutte le scommesse erano chiuse.

"Io e Brian guarderemo la partita o qualcosa del genere, non siamo ancora sicuri," disse Luke, scrollando le spalle. Brian era il migliore amico di Luke, non che il fidanzato tira e molla di Aria. Qualche volta avevo avuto il presentimento che Brian fosse gay, dal momento che avevamo sempre avuto delle conversazione riguardo i vestiti e su quanto fosse sexy Patrick Dampsey. Ma non me l'aveva mai detto. Ed ero troppo imbarazzata per chiederlo a Luke. Brian era il suo migliore amico e non volevo in qualche modo offenderlo o altro.

"Okay, bene, divertitevi, noi andiamo al sushi," gli dissi, lasciandogli un bacio sulla guancia. "Ci vediamo dopo."

"Ciao, ti amo," disse Luke, colpendo leggermente il mio sedere appena feci per allontanarmi. "Ciao anche a te, Riley!"

"Ciao dolcezza," rispose, suonando divertita. Ma con Riley, non potevi mai sapere.

"Bene," mormorai, chiudendo la porta dell'appartamento dietro di me. Come ci avvicinammo alle scale, potei sentire il rumore della città. I clacson. Le urla. Persino il leggero suono delle scarpe sull'asfalto.

New York era confortevole. I rumori costanti e il movimento mi faceva sentire sicura di me stessa e al sicuro, concretamente intendo.

Le persone dicono che puoi sentirti sola anche i mezzo ad una folla, ma io non ci credo molto. Nel secondo in cui misi piedi a Times square mi ricordai di non essere sola e che c'erano 7 miliardi di persone intorno a me che stavano affrontando qualcosa molto simile a ciò che stavo affrontando io o addirittura qualcosa mille volte peggio. New York offriva varie prospettive.

"A cosa stai pensando?" chiese Riley, interrompendo i miei pensieri.

"La vita," sospirai, stringendo le braccia attorno ai fianchi. Mi ero infilata velocemente un cappotto prima di uscire, sapevo bene che le serate di ottobre erano fredde.

"Io sto pensando di trasferirmi qui," tirò fuori Riley, i suoi passo erano praticamente il doppio dei miei.

"Cosa?" strillai, non preparata per quello. Amavo Riley, certo, e mi piaceva la sua presenza. Ma trasferirsi di nuovo qui? Sembrava un'idea di merda.

"Si, i soldi sono buoni qui e in più ci sarebbero molto possibilità per me dal punto di vista della moda. Per non parlare di quanto mi manca l'atmosfera," disse, guardandomi e aspettando una mia reazione.

"Wow," esclamai, non tanto sicura su quale risposta dare. Un momento prima stavo delirando sulla città e quello dopo era preparata a prendere il primo volo per andarmene. Se Riley si fosse trasferita lì sarebbe stato un disastro. Era una calamita di drammi vivente. E non avevo bisogno di altri spettacoli nella mia vita.

Non rispose più dopo quello, chiaramente infastidita dalla mia insicurezza. Camminammo in silenzio, fondendoci con la folla di New York.

Arrivammo finalmente al ristorante, entrambe ci infilammo contente nel tepore che emanava il posto.

"Un tavolo per tre," sorrisi alla cameriera. "Per favore."

"Un momento," disse, il suo viso era arrossato, proprio sulle gote. Era la stessa espressione che aveva ogni donna appena vedeva...

E in quel momento realizzai che Harry Dannato Styles era seduto nell'angolo del ristorante. Evitando il mio sguardo, ma chiaramente consapevole che fossi lì. Era bello comunque. Le sue gambe erano fasciate da skinny jeans neri e indossava un maglione grigio.

"Chi è quello?" disse Riley, tirandomi una gomitata, e facendo un cenno del capo nella sua direzione.

Sospirai, "Il mio capo e la ragione per cui vorrei morire la maggior parte delle volte."

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Giulia's Note

Buongiorno anime, ecco a voi il nuovo capitolo!
Scusate se non ho postato prima ma sono stata male, comunque bando alle ciance! Godetevi il capitolo,
Un abbraccio, Giulia x

Empire. H.S. [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora