47 - Amore Arrabbiato

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Harry Styles

Entrai nel palazzo accogliente di Samantha nello stesso momento in cui scattarono le 3 del pomeriggio. Mi trascinai verso l'ascensore che era fuori uso. Tipico.

I miei pensieri si spostarono su Samantha mentre salivo le scale. Era un fastidioso pensiero senza fine nella mia mente. Diventavo una fottuta femminuccia quando si parlava di lei.

Il mio stomaco reclamò del cibo mentre arrivavo al piano, iniziai a camminare più lentamente. Ero nervoso. Completamente terrificato. Una parte di me aveva paura di incontrare la famiglia di Samantha. L'altra parte di me invece aveva paura di Samantha.

Era incredibilmente arrabbiata con me. Non mi aveva ferito più di tanto sapere che era infastidita dal mio comportamento, lo trovavo leggermente divertente il fatto che lei mi detestasse così tanto.

Mentre ero in piedi fuori dalla porta, contemplai tutte le mie scelte. Entrare. Andarmene. Strinsi con fermezza la bottiglia di vino che tenevo in mano e raddrizzai la schiena.

Bussai tre volta alla porta e subito dopo sospirai. Nel giro di pochi secondi la porta si aprì e una donna eccentrica mi si parò davanti. Aveva dei capelli ricci scuri e due grandi occhi. Il suo viso era senza dubbio uguale a quello di Samantha. Erano così simili. Il suo sorriso fù un'altra cosa che me lo provò.

"Ah, tu devi essere Harry!" ridacchiò, buttandomi le braccia al collo. Ricambiai l'abbraccio sfregando una mano sulla sua schiena in imbarazzo, non completamente convinto di come avrei dovuto ricambiare.

"Um, salve, lei è la signora Anderson?" dissi non appena ci separammo. "È davvero un piacere incontrarla."

"Oh mio Dio, è grandioso. Sammy, cara, il tuo capo è qui," udii un trambusto provenire dalla cucina e subito dopo una Samantha allegra fece la sua comparsa alle spalle della madre. La sua espressione tramutò in corrucciata quando mi vide ma si affrettò a mascherarla quando sua mamma si voltò verso di lei.

"Harry, hey," un sorriso finto più che evidente sul suo viso. "Vedo che hai conosciuto mia madre, mio padre e i miei fratelli sono in salotto. C'è anche Louis con El."

"Fantastico," alzai la bottiglia di vino che ancora tenevo nella mano. "Dove posso metterla?"

"La prendo io," disse, afferrandola dalle mie mani. Si diresse verso la cucina e io la seguii, sorpassando sua mamma. Ci ritrovammo in cucina da soli, lei cercava in tutti i modi di evitare il mio sgurdo.

"Come stai?" chiesi, volevo solamente trovare un equilibrio di normalità fra noi.

Sospiro, aprendo la bottiglia di vino e versandolo in un bicchiere. "Bene, tu?"

"Possiamo parlare?"

"Non lo stiamo già facendo?" disse, un piccolo ghigno fece la sua scomparsa sul suo viso. Prese un sorso della sua bevanda. "Buon vino, grazie."

"Sono serio, Sam," le dissi, togliendomi il cappotto e il cappello.

"Questi li prendo io."

"Sam, ti prego," dissi, porgendoglieli. Mi sorpassò, lasciando la cucina con le mie cose in mano e superò velocemente il salotto. Uscii anche io da lì e venni accolto dalla sua famiglia.

Nel salotto erano seduti un signore anziano, sua padre presumo, due ragazzi più giovani che dovevano avere circa la mia età, Riley, Luke e, per fortuna, Louis con Eleanor.

Luke mi fissò non appena entrai, Riley ghignò e il papà di Samantha si alzò porgendomi la mano. "Harry, ragazzo mio!"

Sam alzò gli occhi al cielo, sbuffando e entrando in una delle camere da letto.

"Felice di conoscerla," sorrisi, stringendo la sua mano. "Piacere."

Anche i suoi fratelli si alzarono, entrambi mi osservavano con gentilezza.

Empire. H.S. [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora