II

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Dopo l'ultima e straziante ora di teologia, posso finalmente uscire dalla scuola. Supero gli altri il più velocemente possibile e spero che così facendo avrò meno possibilità di incontrare la strega e gli altri idioti.
Appena raggiungo il parcheggio cerco Selene con lo sguardo ma non la trovo da nessuna parte. Ho paura che se ne sia già andata dimenticandosi che oggi mi doveva accompagnare a casa. Dopo aver girato in lungo e in largo tutto il parcheggio, intravedo i suoi capelli rossi dall'altro lato della strada. Provo a chiamarla più volte ma sembra non sentirmi. Quando sono più vicina mi accorgo che è impegnata in un'animata conversazione al telefono. Vedo la sua bocca muoversi ma non sento niente di quello che sta dicendo. Ad un certo punto inizia a passeggiare avanti e indietro, cosa che fa solo quando è arrabbiata o nervosa. Attraverso la strada per andarle in contro e faccio l'errore di non controllare se sta passando qualche macchina. Tutto in quel momento sembra andare a rallentatore. Vedo Selene finalmente girarsi verso di me ed è proprio quando sto per alzare la mano a mo' di saluto, che la vedo sgranare gli occhi. Dalle sue labbra sembra uscire il mio nome ma non sento niente perché tutto viene coperto dal rombo di un motore. Il rumore è assordante e sembra avvicinarsi sempre di più. Riesco a intravedere solo il cofano di un'Audi nera prima di ritrovarmi scaraventata sull'asfalto, schiacciata da un corpo familiare.
Dopo un attimo di shock mi riprendo.
«Sel,alzati. Non respiro.» dico provando a sollevarmi.
«Oh,scusa.» Solo adesso capisco cosa stava per succedere. Stavo per essere investita. Oddio. Stavo per essere investita,sul serio. Probabilmente in questo momento mi ritroverei spiaccicata sul cofano di quella macchina se non fosse stato per Selene. Senza pensarci due volte abbraccio la mia migliore amica stringendola fortissimo. «Grazie,grazie,grazie.» È tutto quello che continuo a ripeterle sottovoce.
Quando ci separiamo mi accorgo della lacrima che, solitaria, stava scivolando sul mio viso e velocemente la asciugo con la manica del maglioncino. Se la macchina mi avesse preso in pieno probabilmente sarei finita all'ospedale a giudicare da quanto andava forte.
Scuoto la testa e mi costringo a non pensarci. Lo sguardo sul volto di Sel mette i brividi. La sua attenzione,e adesso anche la mia, è tutta rivolta verso il guidatore. La persona che stava per investirmi, la persona che stava per farmi del male. Quando riesco finalmente a vedere il suo viso rimango sorpresa. Non tanto perché la persona che mi ha quasi ucciso è Finn l'idiota, ma più che altro perché la sua espressione non è quella che mi aspettavo. Pensavo che sarei riuscita a scorgere almeno un briciolo di rimorso sul suo viso per quello che ha fatto—o che comunque stava per fare—invece c'è solo un ghigno. Sembra soddisfatto. E questa cosa mi spaventa. Quando si accorge che lo sto guardando il ghigno si allarga e si toglie gli occhiali da sole che aveva tenuto fino a quel momento. Sobbalzo. Faccio prima un passo indietro,poi due,finché non vado a sbattere contro qualcuno. Non mi giro neanche per vedere chi è perché la mia attenzione è tutta rivolta a quegli occhi. Gli stessi occhi che adesso mi stanno fissando. Gli stessi occhi che non sono più del colore del cioccolato ma ricordano qualcos'altro: sangue. Quasi non mi accorgo delle parole che sta sussurrando la mia amica sottovoce. «Hanno ragione loro. Qualcosa è cambiato ed io non ce la posso più fare da sola.»

Il viaggio verso casa lo passo pensando. Mi sono totalmente estraniata dal presente. Gli alberi,le automobili, i lampioni... mi passano davanti agli occhi come fotografie.
Non sento niente, se non il rumore dei miei pensieri. O meglio, domande. Non chiudo gli occhi perché so che non vedrei altro che due occhi rossi. Mi chiedo se sia stata solo un'allucinazione dovuta allo shock subito. Provo a convincermi che sia così ma non ci riesco. Sembravano così profondi, così reali. È stato davvero tutto frutto del mio subconscio?
«Rei,siamo arrivati.» la mia amica mi riporta al presente. Non la guardo negli occhi e non so neanche perché. Forse non voglio vedere l'ennesimo sguardo preoccupato, per oggi ne ho ricevuti abbastanza.
«Grazie. A domani.»

Le mani tremano leggermente mentre cerco di infilare la chiave nella serratura. Sbuffo ed apro la porta. Poggio la borsa a terra e mi dirigo verso la cucina. Una figura familiare mi dà le spalle mentre è seduta sul tavolo.
«Ciao,nonna.» la saluto mentre tiro fuori la bottiglia di succo dal frigo.
Probabilmente mi servirebbe qualcosa di più forte per dimenticare quello che è successo.
«Oh, ciao!. Ma lo sai che non ti ho sentito arrivare? Devo essere diventata proprio sorda. Eh,sì. Il mio udito non è più lo stesso da quando sono andata a fare quel corso di immersioni che, a proposito, è stato molto divertente, dovr-...Rei, ti senti bene?»
La testa mi fa malissimo. Non riesco più a sentire niente. Porto le mani alle tempie mentre scivolo con la schiena sul frigo per poi finire seduta per terra. Ho voglia di gridare per quanto mi fa male. Sento solo il battito del mio cuore pulsare nella mia testa. Non mi era mai successo. La voce della nonna che mi chiede cosa sta succedendo mi arriva come un eco lontano. Così all'improvviso come è venuto, il dolore scompare. Provo a rimettermi in piedi ma mi devo aggrappare all'anta del frigorifero per non cadere. Immediatamente sento le braccia della nonna avvolgermi in un abbraccio. «Non farlo più, bambina mia , mi hai fatto spaventare. Come ti senti adesso?» Appena mi sento più stabile mi allontano dalla presa della nonna. «È passato. Ho solo un po' di mal di testa.»
«Grazie al cielo. Ho mandato Selene a comprare qualche aspirina sarà qui a momenti. Vieni, ti aiuto ad andare a letto così ti riposi un po'.»
Mi dice prima di aiutarmi a salire le scale per andare al piano di sopra.
«Grazie,nonna. Ti voglio bene.»
«Anch'io, Eirene. Non sai quanto.»

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