XXI

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Non so come ma riesco ancora a sentire Harley urlare il mio nome.
Siamo dall'altro lato della collina, uno davanti l'altro.
Damon ed io.
Non riesco a leggere la sua espressione, così come non riesco a capire da quale parte stia.
È venuto con gli angeli? Mi lascerà andare?
«Devo andare via, Damon.»
Ma è come se non mi avesse sentito.
Afferra il mio braccio ed inizia a trascinarmi proprio nel luogo da cui sono riuscita a scappare.
Vuole riportarmi da chi mi vuole morta.
Chissà cosa gli avranno promesso.
Oro, automobili, donne.
In nome di quale giustizia divina, poi.
Mentre camminiamo la mia mente vaga in cerca di un modo per trovare una via di fuga.
Manca poco all'arrivo del buio e se riesco a rimanere viva forse L'oscurità potrebbe essere un vantaggio.
«Non riuscirai ad andartene.»
Sgrano gli occhi e lo fisso.
L'idea che in qualche modo abbia capito cosa stavo pensando mi spaventa ma faccio finta di niente.
«Non ci proverei comunque.»
Le sue labbra si contraggono solo per un istante e poi ricomincia a camminare più veloce di prima.
«Perché mi stai riportando lì? Sei con loro?»
«Fai troppe domande.»
Le mani si stringono a pugno involontariamente.
«Scusa se vorrei sapere almeno il motivo per cui sono stata tradita.»
A queste parole sembra irrigidirsi ma dura solo un attimo.
Le sue dita dal colorito olivastro risaltano sulla mia pelle.
Sembro un cadavere.
Al solo pensare che è questo che potrei diventare tra qualche minuto, una parte di me trema.
Involontariamente immagini si fanno strada della mia mente.
Ricordi dei pomeriggi d'estate spesi con la nonna, le passeggiate al mare con Sel.
Se mi ci impegno posso sentire ancora l'eco delle nostre risate.
Selene.
La mia mente si rifiuta di pensare che anche lei sia coinvolta in tutto questo.
Ma se davvero dovesse essere così, so che mi sfalderei in mille pezzi.
Ho paura che se adesso la vedessi lì, vicino a quei mostri travestiti da giustizieri di pace non riuscirei ad odiarla comunque.
Le voglio bene perché almeno fino all'ultimo momento in cui l'ho vista lei era con me.
Rassegnarsi non è facile ma quando vedo la scena che si propone davanti ai miei occhi, anche la più piccola speranza di una via di fuga se ne va con il vento.
Le fiamme che bruciano il terreno illuminano la notte.
Sono alte, imperiose ma allo stesso tempo fragili come cristallo.
Basta un battito d'ali a farle cadere giù come un castello di carte.
«Abbiamo perso» sussurro.
La preghiera silenziosa che ancora echeggiava dentro di me, tace.
L'energia viene risucchiata via dalle mie vene nel vano tentativo di rivoltarsi al tragico destino.
Una Pax. Mi avevano parlato di potenza, di rarità. Ma in questo momento non riesco a fare altro che guardare la disfatta di qualcuno a cui tengo senza poter fare niente.
Dove sono quei poteri adesso? Ci sono mai stati?
Non riesco a versare neanche una lacrima. È come se stessi vivendo la scena in terza persona e il dolore fosse solo una sensazione lontana.
L'unica emozione che mi è concessa provare è l'odio.
Odio per me stessa che da vigliacca non riesco a gettarmi nella mischia e perdermi tra le fiamme, almeno provando a fare qualcosa.
Odio per Damon che mi costringe a stare qui, immobile a guardare il mio destino e quello di Harley andare in rovina.
Ha allentato la presa sul mio braccio perché sa che non me ne andrei comunque.
Poi fa un passo in avanti.
Attira lo sguardo di un angelo.
I suoi occhi, che illuminati dalla luce della luna sembrano ancora più chiari, non cercano lo sguardo di Damon ma il mio.
Il ragazzo fa un altro passo avanti.
Ed io chiudo gli occhi, le braccia stese lungo i fianchi.

È il marchio.
Cosa?
Mi guardo intorno ma non c'è nessun altro al di fuori di Damon.
Persino gli angeli e i demoni sono andati via.
Oltre a noi solo il vento.
E quella voce.
Non sei inutile. È colpa del marchio. Blocca la tua volontà, la tua natura.
Le labbra del Protettore non si sono mosse, ma i suoi occhi hanno parlato per lui.
Con le dita mi sfiora il lato del collo dove quello che sembra inchiostro mi adorna la pelle.
Poi, come se scottassi, si allontana da me mentre io faccio lo stesso fuggendo dal suo tocco.
«Devi andare. Non riuscirò a bloccare ancora per molto la situazione.»
È lui. Mi sta aiutando?
La fronte aggrottata, fissa un punto dietro le mie spalle.
«E tu?»
«Me la caverò.»
Rabbrividisco senza saperne il motivo.
«Non sei un semplice Protettore, vero?» "e neanche un traditore", vorrei aggiungere.
Sembra pensarci per un istante.
«Sono esattamente quello che sembro, Eirene.»

Ti proteggerò.

N/A:
Siamo quasi alla fine! (E scusate l'attesa😁)

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